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Ennesima sveglia, Sharon aprì gli occhi di malavoglia, si sentiva stanca, avrebbe dormito ancora volentieri. Rimase a fissare la parete opposta con un vago senso di vuoto nel cuore. Ascoltava il proprio respiro estraneando la propria mente dai pensieri della sera prima. Quella sensazione di malessere le era rimasta incollata addosso. Con un sospiro avvilito si mise a sedere sul bordo del letto.

Si preparò in fretta e corse a far colazione.

«Ciao mamma.»

«Buon giorno tesoro, dormito bene? Hai una faccia!»

«In verità no, ho dormito un po' male.» ammise infilando la testa nel frigo per prendere il latte e cercare di nascondere il proprio disagio. «Ah mamma, prima di dimenticarmi, devi firmare la giustificazione del ritardo di martedì.»

«Va bene, oggi cosa vuoi mangiare? Andiamo fuori a pranzo?»

«Sì, va benissimo.»

«Ti vengo a prendere fuori scuola, ora scappo altrimenti faccio tardi, ciao tesoro.»

Salutò la figlia con un bacio sulla fronte e Sharon le sorrise.

«Ciao mamma.»

Sette e quaranta spaccate, era già alla fermata, seduta, sola, pensava tra sé e sé mentre guardava la strada. 

In un certo senso aveva ragione lui, lo stava aspettando. 

Fissava l'asfalto sperando di vedere la macchina far capolino dal fondo della via. Di lui non sapeva nulla, eppure nonostante questo desiderava rivederlo. Ripensando alla mattina precedente si sentiva una tale imbranata per non aver detto nemmeno una parola.

Arrivò l'autobus e Sharon a malincuore vi salì, dando un'ultima occhiata alla strada.

Stranamente trovò un posto libero, si sedette e sospirò guardando fuori dal finestrino, forse non l'avrebbe più visto.

Il giorno dopo era arrivata ancora prima rispetto a quelli precedenti alla fermata.

Aspettava l'autobus o aspettava lui?

In un certo senso sperava che lui arrivasse prima e con quel sorriso si mettesse a punzecchiarla.

Alle sette e quarantacinque minuti invece arrivò l'autobus; delusa salì, sperava di vederlo, fissava la strada nella speranza di magari vederlo passare, ma nulla.

Sabato mattina uscì da casa con largo anticipo.

Non si aspettava di vederlo, proprio non ci sperava nemmeno considerato che era sabato e il sabato l'editoria rimaneva chiusa. 

Notò che qualcuno era seduto sulla panchina al suo posto.

«Ciao Sharon.»

Lei sorrise meravigliata vedendo Simone seduto.

«Ciao Simone.»

«Come va?»

«Tutto bene tu? Come mai qui?»

«A parte il sonno, tutto bene.» distese le labbra in un gran sorriso «vado a fare un giro in centro, così vado anche da Fe che oggi ha preso libero dal lavoro.»

«Capisco, sta arrivando l'autobus, è il mio, tu sali?»

Simone scosse brevemente la testa.

«No, no il mio è il prossimo, devo passare prima da Catilina.»

«Ah, allora ti saluto.»

«Aspetta, mi daresti il tuo numero?»

Sharon guardò nervosamente l'autobus.

La vita brucia. [THE HEART SEES DEEPER THAN THE MIND saga]Where stories live. Discover now