cap.37

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Canzone per capitolo: "Earned It di The Weeknd"

Drin!

Con una mano penzolante spengo la sveglia del cellulare.
Mi sotterro sotto le pesanti coperte del mio piumone color grigio.

"Tesoro svegliati!"

Dio, ma perché ho accettato?
Mio padre mi ha offerto "una vita normale": sveglia, colazione, scuola, compiti, amiche, serata tranquilla, dormire e pronta a una nuova giornata. Una vita monotona.
Da quanto tempo che non andavo a scuola? Tanto.
Mio padre mi ha obbligato a lasciarla per colpa dell'elevato pericolo. Non mi è dispiaciuto per niente. Però ora sarà traumatico tornarci.

Mi alzo e non faccio caso al contatto del pavimento freddo con i miei piedi scalzi.
Vado verso l'armadio e prendo una maglia rossa con la scritta bianca, i pantaloni di tuta del colore della t-shirt, calze rosa chiaro.
Prendo il primo intimo che si trova nel cassetto insieme ad un asciugamano pulito.
Entro nella doccia e non aspetto l'acqua calda. La voglio fredda, in modo tale da avere una scossa, per svegliarmi, per avere brividi.
Guardo i capelli, color cioccolato che mi sono tinta tre giorni fa, che si appiccicano al mio corpo.
Guardo i miei tatuaggi, soprattutto il nome di mia madre inciso nella mia pelle.
Chiudo gli occhi e lascio che le scosse si diffondono sul mio corpo.

Ci ero riuscita: ero tornata a casa, Luke non era solo un bodyguard ma anche un amico, ero riuscita a non far cadere lacrime dai miei occhi, sarei riuscita ad avere per quel che potevo una vita monotona e normale, a patto che Luke mi sarebbe stato sempre accanto tranne all'interno dell'edificio scolastico.

Riapro le palpebre ed esco dalla doccia coperta dall'asciugamano azzurro.
Gli specchi non erano appannati e potevo ben vedere la mia figura.
Sono qui, gli occhi grigi e freddi, le labbra rosee e troppo grandi per i miei gusti, le gambe magre, le braccia piccole ma muscolose, l'anello e la catenina di mia madre sono in sintonia, i capelli bagnati trattenuti nell'asciugamano, la pelle pallida e gelata dove goccioline d'acqua colano in ogni punto, questa volta non sono lacrime a cadere, non sono io, è solo acqua.

Mi risveglio dal mio mare di pensieri e mi asciugo in fretta.
Indosso i vestiti, insieme alle scarpe bordeaux. Fortunatamente fa molto caldo e non avrò bisogno di un giubbotto.
I capelli sono lisci e morbidi grazie al nuovo balsamo ai frutti rossi.
La pelle è morbida come sempre.
Prendo lo zaino nero di pelle con dentro un pacchetto di sigarette, un accendino, un astuccio, un quaderno, il caricatore portatile del telefono e un pacchetto di cicche alla menta.

Scendo e rubo il biscotto che un attimo fa si trovava in mano a Luke, ricevendo uno sguardo furioso.
Prendo il caffè avanzato da mio padre e lo bevo cercando di non ustiornarmi, ogni tanto inzuppandoci il biscotto alla panna.
"Andiamo" la voce e la mano del bodyguard sul mio polso, mi danno il consenso di partire.
Guardo il cellulare per vedere l'ora: 8:00. Fra mezz'ora dovrò essere all'interno dell'Università della Città di New York. Ho convinto mio padre a non mandarmi in una scuola privata, ma io assolutamente no.
Una scuola impegnativa non fa per me, come le divise e la gente perfettina.

Entro nella Lamborghini e Luke parte sperando di non incontrare il traffico giornaliero.
Appoggio la testa sul finestrino e guardo i grattacieli, la gente in macchina o che cammina o che corre, il cielo azzurro, i ballerini che sperano di ricevere qualche soldo per avere un pasto caldo.
Sento una mano sulla coscia, un sorriso si fa strada sulla mia faccia.
Giro il viso verso quello di profilo di Luke, la barba che aveva il giorno precedente è sparita. Accarezzo il suo braccio marchiato da tatuaggi e da una piccola cicatrice.

Sarò sola oggi, senza nessuno che io conosca.
In un secondo il mio sorriso sparisce e la mia testa immagina cosa possa accadere in queste ore.
"Ti vengo a prendere io, tuo padre torna domani mattina"
Annuisco e la sua mano accarezza la mia coscia coperta da un leggero tessuto rosso.

He's my BODYGUARDWhere stories live. Discover now