Capitolo 1 Nora

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17 Ottobre 2015

«I venti del destino soffiano quando meno ce l'aspettiamo. A volte hanno la furia di un uragano, a volte sono lievi come brezze. Ma non si possono negare, perché spesso portano un futuro impossibile da ignorare. Sei il vento che non mi aspettavo, il vento che ha soffiato più forte di quanto potessi immaginare...»

Luci soffuse, qualche candela accesa, un tenue sentore di vaniglia e di zenzero che si spande nell'aria.
Un calice di vino vermiglio stretto tra le mani, gambe nude accarezzate dal rivestimento a fiori di un vecchio divano consunto.
Le dolci parole di un film che si spandono tra le pareti e arrivano dritte al cuore, insieme a quelle immagini che si muovono sullo schermo e illuminano un viso dalla pelle diafana, due occhi ardenti e profondi, una bocca piena screziata di rosso.
La tranquilla magia della notte distrutta da un boato infernale che frantuma l'aria.
Si spezza il fiato nei polmoni, si spezzano i suoni, le parole, le immagini di quel film che le vorticano intorno, nelle orecchie, nella testa.
Si spezza tutto.
Non c'è più niente, sparito tutto.
Tutto tranne quell'assurdo frastuono che rimbomba nella testa e non lascia spazio a niente.
L'istinto dice di correre, veloce, più veloce.
Afferra il cellulare, le chiavi, corre fuori, scende le scale in volata.
Va veloce, Nora.
Veloce, più veloce, c'è qualcosa che la tira, l'attira.
Qualcosa che la spinge a farli andare veloce, i passi, a placare il battito impazzito del cuore.
Qualcosa che non ha un nome, un perché.
«A-iu-to! Aiu-to! Aiuto...»
Una voce stridula, soffocata, spezzata, rotta, un animale ferito, un bambino spaventato.
Un brivido corre lungo la schiena, si fa strada su ogni centimetro di pelle, su ogni centimetro di lei.
«A-iu-to!»
Ancora quel suono, quella voce, quel lamento.
Ancora brividi.
Solo brividi, non c'è più pelle.
Sono solo brividi.
Fatta di brividi, Nora.
Corre, corre forte, sempre più forte.
Non si vede nulla in questa maledetta strada, niente.
Il buio totale.
Questa maledetta strada che non porta a niente!
Un maledetto vicolo cieco che porta solo a lei.
Tutto nero, tutto buio, immersa nel buio.
Inghiottita dalla notte.
Dalla notte che intorpidisce i sensi e non lascia spazio a niente.
Niente che non sia quella voce che spacca le tenebre, quel lamento che ti si conficca dentro e ti rimbomba nelle orecchie come una litania infinita.
Sono brividi, solo brividi.
Lentamente gli occhi si abituano a quella luce che non c'è e finalmente vede, Nora, distingue tutto.
Una macchina, o quello che ne resta, è rovesciata, capovolta, accartocciata contro un muro.
Una lattina spiaccicata alla parete.
C'è qualcuno lì, in mezzo a quelle lamiere rotte.
C'è qualcuno, e poi non c'è nessuno.
È un attimo, è lì, poi non è più lì.
Accasciato al suolo.
E in quell'istante si sente morire, Nora.
Corre, corre forte, sempre più forte.
Copre quei pochi metri nella frazione di un istante.
Un istante che sembra durare una vita intera.
E si ferma il tempo nell'attimo in cui si accascia al suolo, Nora, e lo stringe tra le braccia quel corpo che non sa di niente, quel corpo svuotato, stanco, spento.
Lo stringe forte.
Forte.
Prova a infondere calore a quel corpo martoriato, ma sembra solo un vuoto a perdere.
Da lei a lui.
Da lui al niente.
Gli scivola addosso il suo calore, si perde nel buio, sull'asfalto.
Si perde nel niente.
È giovane, è vecchio, non lo sa, non ha età.
Potrebbe avere vent'anni o anche cento.
Non importa, niente importa.
Non risponde, ha gli occhi chiusi.
La paura é una mano che le attanaglia il cuore come in una morsa. Bloccato, il cuore. Paralizzata, lei. Ma non può lasciarglielo fare. Non può. Non ora.
Lo smuove piano, anche se la voglia di prenderlo a schiaffi, di scuoterlo forte, di dargli pugni sul petto prude nelle mani.
Vorrebbe cavargliela a forza dentro le vene, quella vita che prova a scappargli via dal petto.
Vorrebbe trovarlo a tutti i costi un modo per fargli aprire gli occhi, ma la paura di far danni prende il sopravvento.
Prova a sentirgli il polso, ma non sente niente...
Sente solo il battito di un cuore pazzo, il suo, che sbatte ovunque, nel sangue, nel cervello, nello stomaco, nelle orecchie. Non lo sa se lui ce l'ha ancora o no il polso.
Non sa niente.
Deve chiamare qualcuno, deve chiedere aiuto. Lei non può fare niente. Niente.
Come un automa, schiaccia le dita sui tasti del telefono, biascica parole a fatica con quel corpo stretto tra le braccia, con quel calore che non serve a niente...

Le luci blu illuminano la notte, le sirene scuotono i sogni. Le lacrime che bagnano il viso come rugiada nella notte, quel corpo che le viene strappato a forza dalle braccia, quel corpo che mai avrebbe voluto lasciare andare.
Mai.
Quell'uomo a cui vorrebbe dare parte di sé, parte di quel tempo che le resta e nemmeno sa il perché.
Non lo sa.
Non lo sa il perché ma lo dividerebbe a metà il suo cuore.
Un battito per uno, un battito, un respiro, un sospiro.
Una vita divisa in due è sempre meglio di una vita sola.

Voci che fendono la notte.
Voci che dicono che non avrebbe dovuto toccarlo, che avrebbe dovuto lasciarlo immobile.
Ma l'istinto, in quegli attimi concitati di vita, ha vinto sulla ragione, ha preso il sopravvento.
Di fronte a quella vita accasciata a terra non ce l'ha fatta a non stringere quel corpo, carezzare quel viso, a infondergli un po' di calore, un po' di quel calore che minacciava di abbandonarlo per sempre.
Quel corpo che adesso non c'è più.
Quel corpo che si allontana e si porta via le luci, i rumori, il calore.
Quel corpo che la lascia vuota, sola.
Sola con quelle paure che adesso sono piene di lui, fatte di lui.

L'orologio appeso alla parete della cucina dice che l'una di notte è appena passata.
I brividi che corrono lungo la schiena parlano di un freddo che solo ora si fa strada sulla pelle.
Più il tempo passa, più il freddo scava sotto pelle, si fa strada lentamente, un po' alla volta.
Prima piano, poi più in fretta, poi si ferma.
Solo un attimo, giusto un attimo, quell'attimo che basta a farti illudere, che ti fa sperare in una tregua.
Solo un attimo.
E invece no.
Nessuna tregua, il freddo riprende a scavare più veloce, ti si insinua nella carne, dentro il sangue, fino alle ossa.
Riesce quasi a spaccartele, le ossa, fino a quando non restano altro che i brividi a scuoterti tutta.
Brividi che quasi rompono i denti.
Solo i brividi a fare compagnia nella notte.
Solo brividi.
Una doccia bollente.
Una doccia bollente che non lava via niente, né la paura, né il dolore, né il freddo.
Niente.
Si lascia cadere tra i cuscini di un letto vuoto, ancora umida di quell'acqua che non è servita a niente.
Si avvolge tra le lenzuola sperando che Morfeo prima o poi si impietosisca e la accolga tra le sue braccia.
Chiude gli occhi in attesa di un abbraccio che non arriverà, la mente piena di immagini che vorrebbe poter dimenticare e di preghiere per quell'uomo che si è portato via un pezzo di vita, o almeno spera, prega.
Prega con tutto il cuore che, quando quell'uomo le è stato tolto dalle braccia, si è preso un pezzo di vita. Perché non lo sa se riuscirà più a dormire se va a finire che lui, la vita, ce l'ha lasciata su quell'asfalto.

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