3

248 21 0
                                    



Sono uscita dall'università, è stata una settimana dura per me. Sono successe tante cose.
Sono restata in casa tutti i giorni a studiare e di notte a guardare le stelle fuori dalla finestra, non vedendo mai Aaron perché lavora di notte , e io arrivo alle 6 a casa stanca.

A volte di sera quando finisco di studiare, vado a camminare in un parco dove c'è un laghetto e con delle panchine vicino.
Mi porto un libro e lo leggo.

Una settimana fa ho conosciuto un ragazzo, che si chiama Dylan. Ci siamo incontrati il primo giorno quando eravamo persi entrambi nel l'università. Abbiamo poi scoperto che facciamo le stesse lezioni. E l'unica persona che mi sta simpatica in New Jersey.

Ho visto anche la ragazza che mi ha spinto. Una volta le ho fatto il cenno ma non mi ha nemmeno guardata. Ho capito che non gli sto simpatica.

Stavo parlando con Dylan per decidere quando uscire insieme.
Ma ad un certo punto vedo una macchina simile che stava venendo verso di noi.
Era Grayson.
< Parliamo al telefono dopo, devo andare. > ero un po' a disagio perché c'era Grayson che ci guardava malissimo.
< Okay va bene. Allora ci sentiamo dopo. > se ne andò quando salgo nella macchina.

Mi accorgo che c'era la ragazza con gli occhi verdi più lontano e noi,che mi guardava male intanto che parlava con un ragazzo con i capelli biondi.
È troppo strana. Nelle lezioni è sempre gentile con tutti, tranne con me. Sembra che le ho fatto qualcosa di male.

Mi distrassi per colpa di Grayson.
< Ci sei o ci fai? > ride, muove la mano su è giù d'avanti alla mia faccia.
< Perché non è venuto Aaron? > cambio argomento.
< Mi ha detto lui di venire a prenderti perché aveva da fare. >
Alzo gli occhi al cielo perché era una scusa. < Pff.. che scuse. >
< Aspetta guardami. > mi prese con una mano per guardarlo.

Quando i nostri occhi si incontrano rimasimo per cinque secondi a guardarci.
Non riuscivo a togliere quei occhi verdi dalla mia testa, sembrava che mi avesse ipnotizzato.
Ritornai alla realtà e guardai da un'altra parte.
Ridacchiò, e questa cosa mi infastidì.
< Perché ridi a caso? >

Non mi risponse e inizia a guidare.
Rimaniamo in silenzio per tutto il percorso fino a casa mia.
Lo fissavo mentre guidava, l'ho guardato così tanto da memorizzare la forma esatta delle sue labbra, di aver immaginato di far scorrere il dito sulla curva del suo mento. Lo sguardo cercava di restare fisso sulla strada ma finiva sempre a guardarmi, il vento che entrava dal finestrino abbassato gli scompigliava i capelli.
Ogni volta quando mi guarda mi vengono dei brividi lungo tutto il corpo,facendomi venire la pelle d'oca.

< Ed eccoci arrivati. > parla come un bambino.
Lo faceva apposta per farmi arrabbiare.

Sbuffo e scendo dalla macchina senza salutarlo.
< Dovresti rigraziare alle persone gentile come me. > grida per farmi sentire.
Lo ignoro ed entro in casa.

< Aaron! Ti devo parlare di cosa è successo ieri sera. >
Gridavo come una scema in casa, cercandolo dove si è potuto nascondere.
L'unico posto in cui non ho cercato era la sua camera.

Ed eccolo là. Sdraiato nel letto russando come un orso.
Salto sopra di lui per un paio di volte, gli lancio i cuscini, grido, ma niente.

Arresa, vado in soggiorno per guardare la TV, e sento che suona il telefono.
Guardo lo schermo e c'era un numero che non conosco. Rispondo lo stesso.
< Si? >
< Emm..hey, puoi parlare? > dalla voce capì che era Dylan.
< Si certo. >
< Vuoi uscire sta sera, em, con me, a mangiare > sorrido, dalla sua voce capivo che era imbarazzato per aver detto di uscire con lui.
< Va bene, il problema è che non ho la macchina, e Aaron mi sa che uscirà. >
< Vengo io da te, ci vediamo alle 7. >

Quando finisco di parlare con Dylan, vedo Aaron che viene verso di me un po' disorientato e si siede vicino a me.
< Dobbiamo parlare Aaron. > metto le mani incrociate e con la faccia seria.
< Odio quando fai questa faccia, so che sei arrabbiata con me. >
< Risposta esatta. Dunque, perché sei venuto a casa alle 8 di mattina con delle ragazze mezze nude? Mica dovevi lavorare. > mi sale la rabbia, lui sa che non mi piace vedere ste cose, è con lui.
< Smettila, sembri mia mamma! > mi abbraccia è inizia a giocare con i miei capelli.

Sento fuori qualcuno suonare il clacson dalla macchina. Era Dylan.
Mi alzo e vedo che Aaron mi guarda non capendo che succede.
< Devo andare, ci vediamo domani. >
Intanto prendo la borsa e le chiavi.
< Aspetta dove devi andare a quest'ora? >
< Te lo dico domani ciao. > gli do un bacio sulla guancia per farlo capire di stare tranquillo e di non chiamarmi ogni due per tre.

Esco di casa e vedo subito la Jeep azzurra, era quella di Dylan.
Scende quando mi vede e sorride.
< Dove andiamo a mangiare esattamente? > avevo tanta fame, avevo paura che mi portava in un posto che non mi piaceva.
< Vedrai, ci scommetto che ti piacerà un sacco! >
Entriamo in macchina e partiamo al ristorante.
Dopo un mezz'ora siamo arrivati al ristorante, è molto bello, aveva ragione.
Sembra di essere in un viaggio in the road negli anni 50. Sedie rosse è piastrelle bianche e nere, con quadri famosi come Marlyn, Elvis.

Entriamo e andiamo a sederci. Prendo il menù a vedere che cosa scelgo dopodiché aspetto che arriva il cameriere.

<< Allora.. sei pronto per l'esame? >>
Ho studiato dal primo giorno che sono arrivata qua per questo esame. Era di filosofia , e voglio ottebere il massimo voto.
< Devo ancora ripassare.. ci metto un po' a studiare questa materia. > fa una smorfia, pensando che non ce la farà.
<< Tranquillo sarà facile. >>

< Hey guarda, c'è la ragazza che viene con noi nell'università. > mi fa un segno con gli occhi così non facendo capire che stavamo parlando di lei.

Mi giro a guardare dov'era, era con Grayson che parlava intanto che prendeva dei bigliettini dalla tavola.

Ora ho capito perché mi guarda male.
Ma Grayson non era uguale. È cambiato.

Take My Breath Away - Grayson DolanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora