Maestosa.

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Lo sguardo della gente gratta la pelle, scivola dentro fino a scavare nelle osse, rompendo le barriere che creo con quei pochi abiti che nascondono le forme prosperose che madre natura mi ha gentilmente donato.
Al giorno d'oggi il curvy va  molto di moda. La carne fa parlare i social, la tv ed i blog, ma siamo onesti, il magro e la vista delle costole spopolano ancora.
Il ventre fasciato in una panciera contenitiva, i fianchi appiattiti da un body e le cosce avvolte nelle calze color carne sono tutti elementi che oramai fanno parte della mia quotidianità anche se per persone eleganti come Miss Sweet sembrano altamenti radioattivi.
"Buongiorno Eleonor, come va oggi?", mi costringo a sentire dire ogni sabato mattina, giornata di spesa per questa insopportabile donna della bellissima casa della statua della libertà.
"Buongiorno Lizzy, tutto bene grazie e lei?", rispondo tenendo un sorriso da idiota stampato sulla faccia, mentre Jonny il nuovo direttore mi valuta per il titolo come miglior impiegato del mese.
Non è per la notorietà che vorrei la vittoria, ma per i centocinquanta dollari in più sulla busta paga, il mio leggero portafoglio ne sarebbe molto grato.
Il piccolo gruzzolo sarebbe già nelle mie mani se non fosse per le trombate extraconiugali intercorse tra lui e Agatha, l' addetta alla pescheria, cosa segretissima, ma, ovviamente, di dominio pubblico in quel piccolo reame che si era costruito.
Passo il primo articolo ascoltando le novità della vita della signora di... non so dare nemmeno un'età alla persona di fronte a me.
I capelli ricci neri aderiscono perfettamente al cappellino rosso, omaggio alla regina inglese di cui sembra essere innamorata questa donna, rivelandosi perfettamente dello stesso tono del rossetto che colora quelle labbra che si muovono senza interruzione mentre continuo a passare gli articoli sulla tavola della morte.
Pollo, tofu, insalata e pomodori sono le basi della dieta di questa donna dalla voce mielosa e dal profumo di rosa canina.
Annuisco raggiante alle novità amorose di questa femmina alpha dalle curve inesistenti promettendole come sempre che se mai decidessi di uscire per una serata la chiamerei.
Uscire.
Già quella parola che mi fa venire l'allergia a tutto ed a niente. Solo al pensiero di come agghindarmi mi gira la testa.
Perché siamo sinceri nessuno vorrebbe vedere le mie ali da pipistrello, ma nello stesso tempo vedere gli aloni di sudore sotto le ascelle e vestirsi a cipolla non esiste per me.
<< Devi sorridere di più>>.
Guardo le iridi verdi di Jonny nascoste da lenti unti, sormontate da una montatura spessa color melanzana.
<< Se sorrido di più rischio una paralisi facciale Signor P.>> esclamo mostrando il smagliante sorriso mentre chiudo la cassa.
Il grassoccio sta per controbattere, s' in zittisce un secondo per poi sbottare << forse è meglio metterti a sistemare i ripiani o nel bancone pescheria. Nulla di personale Ele, ma le cassiere sono il nostro biglietto di benvenuto e bhe ecco... tu sei... così....>>.
<< Maestosa?>> sillabo prima che questa sottospecie di uomo mi incalza qualche aggettivo per il quale potrei scuoiarlo, bruciarlo e usarlo come concime per le primule  davanti all'entrata.
<< Esatto, cara. Vedrai sarai perfetta nel vendere salmone, aringhe e...>>.
<< Ostriche?>>.
<< Vedi sei già in sintonia con l'ambiente>> esclama sistemando il terribile parrucchino color ocra appoggiato su quella testa calva.
<< Da accordo. Potrei cominciare la prossima settimana, per questa ho organizzato già i turni con Maxine, siamo riuscite ad incastrare i suoi impegni ed i miei...>>.
Mi affretto a mettere a freno la lingua osservando gli occhi di Johnny iniettarsi di sangue.
<< Quindi voi pretendete che un impero come la suddetta catena di supermercati, la seconda più importante di New York, si adatti a delle vostre esigenze ?>>.
Un silenzio glaciale scende in mezzo a noi, ma non demordo. Maxime è la mia collega da tre anni oltre che mia amica e la spalla su cui piango quando qualche stronzo mi fa soffrire; mercoledì ha il saggio di sua figlia e venerdì deve accompagnare la madre ad una visita e questo mostro della natura non permetterà che lei rinunci a tutto dopo aver pianificato ora per ora.
<< Vede Signor P., penso di meritarmi un po' di riguardo da parte della T&P anche perché non sto molto bene e con il freddo che c'è in quell'area potrei ammalarmi...>>.
<< Ammalarsi non è ammesso in questo periodo siamo sotto Natale e tu non puoi>> ringhia appoggiando sopra alla mia postazione gli occhiali e con gesto teatrale si massaggia le tempie << Comunque mi sembri in ottima forma>>.
Mi alzo dalla mia poltrona lo affronto con lo sguardo << sí ha perfettamente ragione, ma sa qui in questo imperio aziendale c'è molta gente ed i microbi viaggiono ad una velocità pari a quella della luce ed etciú etciù...>>.
<< Capito, capito signorina Grey... Per  questa settimana può restare qui, ma...>>.
<< Etciú etciù...>>.
<< Da accordo, fino a capodanno, ma dopo dovrà adeguarsi al nuovo reparto>>.
<<Capodanno libero... coff coff...>>.
So che sto tentando di aizzare un omicidio con me come vittima, ma chi non rischia non rosica e sono stanca di essere considerata come l'utima ruota del carro di questa filiale minuscola come un brufolo su un sedere di un babbuino.
Jonny si passa una mano sul viso senza fare nulla, si asciuga la fronte grondante e fa per andarsene, lasciandomi sopra al nastro trasportatore quell' orribile montatura che nemmeno Belzebú indosserebbe.
Guardo quella massa di carne arrancare verso la pescheria a sinistra e mi sdraio con la schiena sulla poltroncina rossa per poter riuscire a vedere Agatha parlare con Mister P..
<<Hanno una discussione molto animata quei due>> borbotta una voce calda.
<<Già, ma mi chiedo cosa direbbero i loro partner di tanta passione esibita in un luogo pubblico>> rispondo naturale senza guardare la persona, perché sono intenta ad osservare la pescivendola mentre urla qualcosa al povero direttore sull'orlo delle lacrime.
<<Significa che non sono sposati tra di loro?>> chiede di nuovo lo sconosciuto azionando il nastro della morte.
<<No. Comunque lei non ha visto che la cassa è...>>.
Mi blocco nel vedere la creatura che ho davanti.
Due smeraldi curiosi mi osservano da un volto abbronzato con un accenno di barba brizzolata dello stesso colore della folta capigliatura che circonda quella faccia dalla mascella possente.
Rimango un attimo abbagliata dalla bellezza di questo uomo maturo dal fisico venticinquenne.
Certo, pure io ho un quarto di secolo, ma il mio corpo non è curato come quello di questa creatura uscita da qualche romanzo di bondage.
<<Sí, signorina, la cassa è cosa? Certamente aperta>> commenta lo sconosciuto continuando ad appoggiare la spesa.
<<No è chiusa! Sono sicura. Ho messo il cartello>> ribatto seccamente alzandomi per indicare la parola cubitale che inizia con la "C" che è lí davanti al meccanismo che fa avvicinare gli articoli a me.
Aguzzo lo sguardo in cerca del tagliando, stranamente non trovandolo.
<< Per la miseriaccia lei ha ragione!>> dico copiando lo stesso tono usato da Ron in Harry Potter.
<< Wow, una donna che da ragione ad un uomo: evento biblico>> sghignazza  il cliente mettendo a suo posto il cestino vuoto per poi equipaggiarsi di due borse riciclabili.
<< Bhé non posso dare torto ad un cliente che per di più ha fatto una scorta a vita di burro di arachidi>> esclamo passando i quattro barattoli giallognoli.
<< Secondo me non si può vivere senza questo peccato di gola>>.
<< Non lo dica a me. Sono una golosona di prima categoria>> dico indicando la mia pancia nascosta dalla divisa con il logo della catena: uno stupido folletto blu irlandese con una pentola piena dei nostri migliori prodotti. Patetico!
Il cliente si ammutolisce ed io capisco che le donne in carne come me gli fanno pietà.
È la pura verità. Alcune persone ci guardano come se avessimo una malattia incurabile, magari è veramente così, ma non per questo dobbiamo esser  messe da parte in questo mondo in cui se non hai un culo alla brasialiana o un paio di tette sode e perfettamente rotonde non sei nessuno.
<< Comunque, preferisco le femmine formose hanno sempre una marcia in più>> esclama l'uomo indugiando un secondo  in più del dovuto sul mio davanzale che vuole uscire.
Presa da un raptus di follia decido per una volta tanto di essere un po' come Maxime: impulsiva.
Prendo una penna rossa e scrivo il mio  numero di telefono a quello sconosciuto dalla voce vellutata.

***
La serata scorre tranquilla ed il mio pensiero torna spesso agli occhioni verdi che hanno riso nel mettere lo scontrino, più prezioso che T&P abbia mai emesso, nella tasca interna di quel giaccone lungo nero che sembrava nascondere un corpo statuario.
Uscita dalla mia prigione mi dirigo al modesto appartamento in affitto, oramai casa mia da sette anni.
Dio per una volta ha voluto essere dalla mia parte aiutandomi a trovare quella topaia vicino al posto in cui lavoravo otto ore al giorno sette giorni su sette.
Giorno di riposo? La domenica, ma siamo sinceri è la giornata in cui la nostra filiale si trasforma in un vero e proprio campo di battaglia.
Sauron al confronto dell donne durante gli sconti sembra un agnellino sacrificale. Veramente, noi esseri umani siamo spietati quando pensiamo a noi stessi dando ascolto al solo signore che ci comanda: il denaro.
<<Hei, galla! Hai un panino oggi?>> gracida Arnold, un senza tetto che trova riparo accanto a dei cassonetti.
È un uomo che ha perso lavoro, moglie e figlia a causa della sua dipendenza dal gioco d' azzardo. Conosco poco sul suo conto grazie al primo Natale che trascorsi nel mio modesto regno. Allora non conoscevo nessuno ed i miei non potevamo muoversi per colpa della salute cagionevole di mia madre prima che il tumore si espandesse. Così, mentre rientravo da casa vidi quel povero uomo elemosinare davanti al negozio con una faccia che nessuno secondo me dovrebbe avere in quel particolare periodo dell'anno.
Corsi a casa e mi feci in quattro con tutti i fornelli accesi. Preparai: lasagne, spaghetti, tacchino, maiale ed una varieta di verdure al forno che sarebbe potuta bastare per un intero reggimento.
Raccolsi il mio coraggio ed andai ad invitare Arnold. Non fu facile convincerlo, insisteva nel dire che non voleva disturbare nessuno e che avrebbe passato le feste a casa di amici.
Dopo qualche domanda più approfondita non ebbe che altra scelta se non quella di assecondare la mia richiesta. Fu una serata tranquilla dove due amici mangiarono e chicchiriavano fino ad addormentarsu sul divano. Non pensiate male, Arnold può essere benissimo mio padre e non so per quale motivo, ma i suoi occhi scuri e l'espressione con cui mi osservava me lo ricordavano in maniera impressionante.
<<Molto meglio. Una porzione di lasagne calde. Le ho prese nel reparto gastronomia. Una per te e una per me>> dico sedendomi accanto a lui sul marciapiede bagnato.
<< Non occorri che ti siedi prendi freddo, bambina>> mormora lui aprendo la confezione e prendendo la forchetta di plastica legata alla confezione.
<<Oggi è venuto un uomo in supermercato>> sussurro al mio diario umano.
<< Ne vengono tanti... c'è sempre tanta gente che passa con le vostre borse stracolme. Uomini, donne, anziani persino bambini>> osserva Arnold pulendosi il viso con la manica.
<<Sì, ma lui era così diverso... Gli ho dato il mio numero di telefono ad uno sconosciuto. Devo essermi bevuta il cervello! >> biascisco aprendo la mia confezione. Un profumo di ragù e formaggio mi tavolse il viso mentre la risata pulita e sana del mio amico fa girare la testa a tutti i passanti.

FaithWhere stories live. Discover now