Funerale

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«Perché hai ricominciato?» le chiese Matt, irritato. Non voleva che Alex cadesse nel vortice dell'anoressia. Né in quello dell'autolesionismo.

Aveva due tagli, profondi, sulla coscia destra. Le costole erano ancora più sporgenti. Alex non era stata mai una ragazza corpulenta, era sempre stata mingherlina. Ma.. in quel momento.. era dannatamente magra.

Alex scrollò le spalle. «Ho ricominciato e basta. Non ci pensi. Improvvisamente senti che lo stomaco non ha più bisogno di cibo, e smetti.»

«Da quanto tempo non mangi?»

«Davvero pensi che io sia guarita? Che io da quando sto qui ho mangiato veramente?» disse Alex in una risata.

«Alex, cazzo.» imprecò Matt, passandosi una mano fra i capelli. «Ti distruggerai.»

«Lo so.»

«Potresti morire.»

«Lo so.»

«Lasceresti me, John e David nella merda, senza nulla da mangiare e da indossare, nella sporcizia e nella puzza.» disse Matt, cercando di smuoverla, di farla sorridere.

Alex accennò un sorriso, e lasciò un dolce bacio sulla punta del naso di Matt. «Prima o poi imparerete, Matty»

«Non pensi a tuo figlio?» le chiese Matt, alzando la voce di un'ottava.

«Quale figlio?»

«Quello che potremo avere.» Alex scosse la testa, contrariata. E si ristese sul letto.

«Non voglio vedere Louis che viene seppellito. Non voglio vedere tutte quelle persone vestite di tristezza.» disse Alex, raggomitolandosi in un angolo del letto.

«Ma io voglio vedere te.»

«Se vengo non mi romperai più il cazzo?»

«Va bene.» accettò Matt, aiutandola in quello che poteva fare. Le cucinò pure una frittata.

Faceva schifo, ma Alex la mandò giù.

«Non voglio vestirmi di nero» disse Alex.

Matt la guardo di sbieco «Ma lo fai sempre!»

«È diverso, Matt. Non voglio vestirmi triste, voglio vestirmi diversa da tutti.» Matt sospirò e acconsentì. Alex era una testarda, e voleva sempre e comunque apparire diversa dalle altre persone.

«Basta che ti muovi.» e Alex sparì al piano di sopra.

Aprì le ante dell'armadio e tutto ciò che vide era nero, nero e ancora nero.

Allora sentì che doveva fare una pazzia. Sentì che doveva fare qualcosa fuori dal normale.

Andò in camera di Louis e aspirò a pieni polmoni quell'odore così familiare. Tabacco e fragola.

Quella stanza era un completo casino, ma lei non volle riordinare. "Per sentirlo più vicino" aveva detto.

Aprì le ante dell'armadio e sorrise. A Louis erano sempre piaciuti i colori vivi. Louis era un colore vivo.

«Perfetto.» disse mentre si specchiava. Era vestita di colori vivi. Era un colore vivo. Era Louis.

Scese le scale a due a due, sentendosi più leggera.

John e Matt erano perfettamente vestiti di nero. La guardarono come fosse un fantasma.

«Che cazzo ci fai coi vestiti di Louis addosso?!» sibilò John, incazzato.

«Andiamo al funerale. Voglio sentirlo vicino. Non voglio essere triste come voi. Voglio essere me.» John non capì il discorso della mora, e sbuffando andò verso la macchina.

Andarono in quella chiesa del cazzo a vedere quel funerale del cazzo.

Matt pianse per tutto il tempo, seguito da John. Alex no. Alex non pianse.

Sentiva Louis vicino a lei. Sentiva che Louis le stava vicino. Sentiva che le stava accarezzando la schiena, le guance, le braccia. Sentiva le sue forti braccia avvolgerla in un caldo abbraccio dei suoi. Di quelli che solo Louis sapeva fare.

La storia di un'adolescenteDonde viven las historias. Descúbrelo ahora