Capitolo 22

115 8 0
                                    

POV Giada
Mi sveglio, ancora un po' stordita per via del colpo ricevuto. Porca troia, se vedo chi è stato, lo strozzo con la sua stessa spina dorsale.
Apro gli occhi, piano piano, e vengo colpita da una luce abbagliante, che mi fa socchiudere le palpebre d'istinto.
Dove sono? Cos'è successo? I ragazzi? Il mio pensiero va subito a loro e a Maria. Stanno bene?

"Buongiorno bambolina. Ti va di parlare un po' con noi?" una voce che non mi è nuova si insinua nelle mie orecchie.
Focalizzo meglio l'ambiente intorno a me: davanti a me si trova un ragazzo estremamente familiare, ma di cui in questo momento non viene il nome.
Alla mia destra, su una sedia, legata e imbavagliata, vedo la mia migliore amica. Anch'io sono su una sedia, con i polsi legati, e cerco subito di slegarmi agitandomi.
"No no no no no. Non ci riuscirai molto facilmente. A meno che tu non sia... Rambo"
Come fa a sapere che adoro Rambo? Chi é questo?
"Cosa volete da noi. Liberatela subito." incomincio a urlare dimenandomi.
"Della tua amica mi occuperò io, personalmente. Intanto vorrei fare due chiacchiere con te." dice sedendosi sul bracciolo della sedia su cui giaccio.
"Liberatemi subito, o vi ammazzo tutti"
"Uh, vedo che non ti é passata l'indole omicida. Anzi, in questi ultimi tre anni si é accentuata..."
"Ma chi diavolo sei?" chiedo ormai esasperata non so quanto.
"Davvero non mi riconosci?"
Ride beffardo. Si avvicina a me, e mi molla un pugno sullo stomaco.
"Questo é per quelli che mi diedi tu tre anni fa"

Figlio di... 
Davide.

"Se devi dirmi o farmi qualcosa, avanti. Ma lascia andare lei e i ragazzi."
"Ma lei ci é dentro più di te, e poi... per i ragazzi é troppo tardi." si lascia sfuggire con un'evidente sorriso di soddisfazione stampato in faccia.
Sgrano gli occhi, pensando al peggio, mentre sento i singhiozzi spezzati di Maria.
"C-che significa?" balbetto, insicura se voglio davvero saperlo o no.
Altri due uomini, robusti e alti, sghignazzano, e i miei occhi si riempiono di lacrime.
"Che cosa gli hai fatto? Dove sono?" urlo ancora, stavolta con gli occhi che minac
Davide si allontana, e comincia a gironzolare per la stanza, con le mani in tasca, e con fare disinvolto.
Tu prega solo che non mi slego...

"Diciamo che lo sa il cielo dove sono." dice guardando in alto.
"Che vuoi dire?"
Davide guarda l'orologio. "Diciamo che adesso, o tra una mezz'oretta, diventeranno angioletti svolazzanti. Vedi... il nostro organismo, sopporta fino a un certo punto i gas tossici. Dopo di che, i polmoni cedono di lavorare e... il resto te lo lascio immaginare..."
Maria piange, continuamente, e per quanto possa trattenermi, una lacrima solca la mia guancia.
"E in quanto a te..."
Davide si avvicina a Maria, e le toglie la benda dagli occhi.
"Dal momento che per me sei un peso, potrei farti fuori da un momento all'altro."
Maria risponde tra i singhiozzi. "La polizia scoprirà tutto"
Lui ride beffardo, e le risponde:"Allora, dopo una vita passata insieme, non hai imparato nulla su di me. La polizia é roba mia "
Benissimo. Allora la polizia é esclusa dalla questione. Non potrebbe andare peggio di così.
Maria trova il coraggio e la forza di controbattere e tenere testa.
"Si. Conoscevo un ragazzo una volta. Era gentile e generoso, e mi voleva bene. Siamo anche cresciuti insieme e ad un certo punto il nostro rapporto é diventato più di amicizia. Ma ora quel ragazzo é morto. É morto quella sera in cui vidi quei maledetti fogli."

Lui la guarda, poi si volta e se ne va, impartendo sottovoce un'ordine a uno dei suoi scagnozzi.
Lui guarda prima me, poi Maria, e accenna un 'si' con la testa.
Nel frattempo smanetto con la corda che mi  tiene legata, e che mi sta provocando un male atroce ai polsi, ormai sicuramente lividi.
La corda si allenta. Posso farcela.
Senza farmi beccare, comincio a tirare, finché uno dei polsi é libero.
Intanto quella montagna di uomo si avvicina, con un ghigno stampato in faccia, mentre Philip si allontana insieme a Davide. Tutto quello che mi dispiace della faccenda, é che non ha avuto un briciolo di pietà per suo fratello. Povero Logan. E chissà come staranno i ragazzi. E se... No. Non voglio neanche pensarci.
Riesco a liberare anche l'altro polso. Quella specie di bisonte tira fuori dalla tasca un coltellino. Lo punta sulla mia gola.
So io dove va a finire questo coltello. Te lo dico io, non ti andrà bene.

"Che pelle delicata che hai. Magari con qualche taglietto, non sarà più la stessa."
Te lo do io il taglietto.
Maria mi guarda impaurita, e supplica il ragazzo davanti a me: "Ti prego, non farlo! Lasciala andare"
"Zitta, che tra poco é il tuo turno." la zittisce il bisonte.
Io alzo il capo in segno di sfida.
"Intrepida..." si lascia sfuggire l'uomo di fronte a me.

Punta la lama sulla gola, e mentre sta per far pressione, con uno scatto fulmineo gli tiro un calcio nei gioielli, così mi impossesso del coltello, e minaccio chiunque mi si pari davanti.
Altri due si fanno avanti, pronti ad accopparmi.
"Oh cazzo" mi sfugge.
Sono nella merda più totale. Tiro un sospiro. Sono pronta.
Uno dei due si lancia addosso a me, ma Maria gli fa uno sgambetto, facendolo cadere faccia a terra. Dopo di che lo riempie di calci.
L'ultimo rimasto lo rigo un po' con il coltello.
Dato che momentaneamente sono tutti per terra, ne approfitto per tagliare le corde che attanagliano i polsi di Maria.
"Presto! Dobbiamo andare via da qui" urlo e insieme scappiamo a gambe levate per le scale.

Una volta fuori da quella specie di magazzino abbandonato, mi viene in mente dei ragazzi.
Mi fermo di colpo e decido di tornare su, nella speranza di trovare qualche indizio su dove possano essere. Perciò mi volto e prendo la direzione opposta senza dare spiegazioni.
"Ma che fai? Siamo appena scappate" mi rimprovera Maria.
"Devo sapere dove sono" affermo determinata e convinta più che mai.
"Ma così ti farai ammazzare, sono in cinque!"
"Tu non preoccuparti, scappa." le dico mentre intanto corro dentro l'edificio che ci ha tenute prigioniere per non so quanto tempo.

Percorro velocemente le scale, guardandomi continuamente intorno, e fermandomi non appena odo rumori sospetti, e avvisto la stanza.
Assicurandomi che siano usciti per cercarci, mi dirigo lì dentro nella speranza di trovare qualcosa che mi aiuti a capire dove siano i ragazzi.
Non pretendo certo di trovare l'indirizzo, ma qualche indizio almeno.

Cerco tra le scartoffie varie su un tavolino, e trovo una cartina di Los Angeles. Noto una fabbrica abbandonata, anticamente utilizzata per produrre metalli, poi chiusa in seguito alla seconda guerra mondiale. Se c'è un luogo pieno di gas tossici a Los Angeles,  quello non può che essere l'unico.

"Voltati"
Una voce maschile mi fa sussultare.
Volto il capo, e mi trovo a un centimetro da un revolver.
Philip è davanti a me, armato, e la mia vita è nelle sue mani.
Cosa succede ora? Non lo so. Ma spero solo che succeda in fretta.
Chiudo gli occhi, aspettando la mia fine.
Sento un colpo.


SHOW ME • James Maslow & Logan HendersonWhere stories live. Discover now