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10 dicembre, 1945

La mattinata, in questo mesto e annoiato giorno, scorre lenta e blanda.

La neve ricopre le finestre, siamo rinchiusi in una scatola di ghiaccio.

Tutto tace, anche Maria Adelaide, violata dalle scosse della cura per la normalità; il suo canto straziato dai sensi non assilla le mura spoglie di questa civiltà perduta. Fissa il giardino candido da questa mattina, l'ho lasciata a sfiorar con sorpresa il pallido vetro della finestra, la neve ci si impiglia, una bambina.

Due brande più in là dorme ancora nella sua veglia un soldato. Ha gli occhi riversi in sé stesso, non ha proferito parola da quando è giunto in questo luogo di perdizione, tre giorni or sono.

Le sue membra stanche e tuttavia splendenti sono abbandonate ed estranee al suo corpo, un braccio penzola fino al pavimento, sudicio e sozzo della nostra follia.

Più giovane delle mie mani spente, il suo viso è segnato da un'esistenza corrosa, la sua bellezza avvilita incanta e arrende.

Quando interagisce con ciò che lo circonda, in casi di impellente bisogno umano, la direzione delle sue pupille è sempre al di là, spersa e confusa. Quello che l'ha mandato - canaglia - in questa prigione, dice che è deviato d'amore malsano. Una sgualdrina.

Fulvio, indecente nelle sue chiacchiere, lo assilla di domande, e la sua muta scompostezza non cambia, né dà segni di ascolto o vita umana; quanto vorrei essere perso nella stessa maniera anche io, nel nostro bosco, ingenuo e squadrato Icaro.

Sarai felice, nella casa in campagna di tuo padre, a temperare il tuo spirito che ho traviato con l'ardore del mio amore?

Questo luogo mi annerisce e accartoccia.

È giunta l'ora del pranzo, a presto piccolo conforto,

J.

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⏰ Last updated: Jun 17, 2020 ⏰

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Lola, NirvanaWhere stories live. Discover now