Capitolo 6.

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La crescente paura che Hanji potesse rivelare quello che era successo giorni prima, si attenuò, fino a scomparire, quando per l'ennesima volta, Levi non rimase a lungo in casa. Era da un po' di tempo che, ogni volta che Hanji cercava un pretesto per parlare con lui, d'improvviso, con una scusa, Levi fuggiva via, dicendo di avere degli impegni molto importanti a cui pensare, piuttosto che ascoltare le inutili dicerie della donna, che, come ogni volta, rimaneva nella stanza, a contemplare il vuoto e il silenzio che Levi lasciava, chiudendo, quasi violentemente, la porta.

Lei, stesa sul letto, nella camera dell'uomo, giocherellava con gli occhiali, sbuffando per la noia. Avrebbe voluto fare qualsiasi cosa, ma in quel momento, riusciva solo a pensare a lui e a cosa stesse facendo. Si girò da un lato, verso la porta.
"E se fosse con una donna?" pensò, sospirando. Forse era vero, ma si sforzò comunque di non pensarci troppo e aspettò pazientemente il suo ritorno.
Rimase a lungo nella stanza, finché, sopraffatta dal sonno, si addormentò.
Alle prime luci dell'alba, Hanji riaprì gli occhi, svegliata da un leggero profumo di tè e da un sospiro.
«Buongiorno. » sbottò Levi.
«'Giorno» balbettò lei, strofinandosi gli occhi e sistemandosi gli occhiali. Si mise seduta, facendo spostare violentemente la giacca di Levi, che lui aveva accuratamente appoggiato sul corpo della donna, che dormiva.

Con una mossa fulminea, Hanji la raccolse e la strinse a sé: «Dove sei stato?» mormorò, guardandolo.
Inizialmente, Levi non rispose e continuò a sorseggiare il suo tè, distogliendo lo sguardo dal volto stupefatto della donna.
«Levi!» lo richiamò all'attenzione.
Lentamente, tornò a guardarla e, con uno sguardo cupo e infastidito, rispose, con sarcasmo: «Sei, per caso, mia moglie? Dovrebbe importarti, stupida quattrocchi?»
Hanji sgranò gli occhi, mentre le sue parole continuarono a riecheggiare nella sua testa, come una musichetta inquietante senza fine, che diventava, pian piano, nauseante. E quelle parole, che tanto le facevano male, non scomparirono facilmente. Come poteva averle detto simili cose? Dentro ella, una piccola parte di sé, sembrò spezzarsi e la rabbia prese possesso delle sue emozioni.
«No, non sono tua moglie...»
Non fu in grado di ribattere. 
Tutto ciò era troppo vero e, in quel momento, Hanji poteva solo sperare che, andando verso la porta, Levi le chiedesse di restare. Ma, impugnando la maniglia, questo non pareva stesse accadendo, finché, tutto ad un tratto, Levi, che l'aveva raggiunta da dietro, spinse, con il suo corpo, Hanji contro la porta e le afferrò con forza i polsi.
«Cosa c'è, Hanji?» chiese, sospirando.
«Levi...» sussurrò, arrossendo. In quella posizione, alquanto scomoda e ambigua, il cuore di Hanji fece una capriola, come se fosse ritornata ad essere, all'improvviso, un'adolescente innamorata.
Tutte quelle sensazioni così strane cominciarono ad acquisire un nome. Era davvero innamorata del caporale? Cominciò a pensare alle volte che aveva sentito quelle strane emozioni. La prima volta fu quando Levi le strinse la mano. Eppure, sembrava essere un gesto tanto insignificante, ma, in quell'istante, tutto stava avendo un senso. La paura di essere abbandonata dall'uomo che amava era troppo forte per essere represso facilmente, e finalmente, poteva urlare a sé stessa la verità. Lo amava. Lo amava dal profondo del cuore.

«Allora?» riprese a parlare.
Hanji si girò, riuscendo a divincolarsi dalla sua presa. Erano troppo vicini.
«Lasciami...» rispose, biascicando.
«Non hai risposto alla mia domanda. » sbottò, restando davanti a lei.
«Devo... Devo andare. »
Tastando la porta, dietro di lei, cercò la maniglia. Doveva solo afferrarla, aprire la porta e scappare via. Il suo sguardo, tanto intenso, quanto profondo, rimaneva immobile sul viso della donna, che ridacchiando nervosamente, era pronta a scomparire da lì a pochi secondi.
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"I Love Her" | levihanWhere stories live. Discover now