Capitolo 30

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"Mi dispiace ma... io non ci credo."
Harry si lasciò sfuggire quelle parole, sentendone il peso solo nel momento in cui le pronunciò.
Non ebbe il coraggio di alzare gli occhi sul viso di Colin, troppo spaventato all'idea di vedere tutto il dolore che gli aveva appena procurato.
Si girò e lentamente si diresse verso le scale.
Si sentiva debole, e scese appoggiandosi con una mano al muro incapace di reggersi da solo sulle sue gambe. Non era in grado di correre e scappare, e inconsciamente sperava che il biondino lo rincorresse e lo fermasse.
Quando arrivò alla fine delle scale, nessuna voce e nessuna mano era giunta a fermarlo, dimostrazione che davvero nulla sarebbe mai cambiato tra di loro.
"Ehi, Harry. Colin non ti ha dato dei vestiti?"
Harry evitò lo sguardo di Hannah e Rob, non potendo farsi vedere in quello stato.
"No, devo tornare a casa, vado a chiamare Luke e..."
"A casa? Ma è tardi, potete partire domani se è così urgente il rientro"
Hannah aveva notato benissimo l'espressione persa del ragazzo, e proprio per questo non poteva permettergli di mettersi alla guida.
Harry boccheggiò, voleva uscire da quella casa e andare il più lontano possibile dal ragazzo che amava.
"Siete stati gentilissimi ad ospitarci, ma davvero devo tornare stasera."
Il triste sorriso che seguì quelle parole li fece annuire preoccupati.
Sentire l'aria fresca colpirgli il viso fu una dolce cura.
Entrò in casa di Rob senza bussare immaginando la noia che avrebbe procurato agli altri se l'avesse fatto e chiamò a gran voce Luke.
Quando entrò in salotto dove tutti erano sul divano a guardare la TV, pensava di aver ripreso il controllo di se stesso, ma quando vide Carol e Jason abbracciati e scambiarsi un tenero bacio a fior di labbra sentì la delusione e la rabbia impadronirsi del suo corpo.
"Luke, dobbiamo andarcene! Anzi, io me ne vado, e se vuoi venire ti aspetto in auto!" disse perentorio.
Raggiunse velocemente le gemelle per lasciargli un bacio sulla guancia come saluto, e dopo aver dato una pacca sulla spalla di Jason corse fuori.
Si appoggiò alla sua auto e inspirò profondamente, trattenendo l'ossigeno nei polmoni. Si sentì pieno di aria, pieno del nulla che lo teneva in vita. Espirò e sorrise tristemente.
Era arrivato il momento di andare via.
Tornò in casa con Luke per salutare gli adulti e trovarono Daphne intenta a salire dal fratello, ma si fermò appena lo vide.
Harry le si avvicinò per salutarla con un bacio come aveva fatto con le altre sorelle, ma lei lo trascinò tra le sue braccia e lo abbracciò stretto.
"Non so cosa sia successo, ma sento di dirti che mi dispiace" sussurrò nel suo orecchio.
In risposta, Harry le accarezzò piano la schiena e le arruffò i capelli.
Luke tossì per attirare l'attenzione.
"Andiamo?"
"Andiamo!"
Prima di entrare in auto entrambi alzarono lo sguardo sulla finestra chiusa e buia della camera del biondino. Harry scosse la testa negando a se stesso la possibilità di rientrare e convincersi di credere a quel "ti amo", ma non poteva.
Non poteva permettere a Colin di illuderlo ancora, aveva sofferto abbastanza per lui.
Era giunta l'ora di pensare davvero solo a se stesso.

Poche parole quasi sussurrate erano diventate assordanti nella testa di Colin.
Si costrinse a tapparsi le orecchie per il troppo rumore, ma come poteva allontanare un tormento che esisteva solo nella sua mente?
"Non ci credo"
Non era capace di formulare altri pensieri o altre parole al di fuori di quelle.
"Non ci credo"
Le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, morendo sulle sue labbra, ma non le asciugò.
Si lasciò cadere a terra, le sue ginocchia cozzarono con il pavimento freddo e duro, eppure lui non sentì alcuna fitta. Quello che aveva dentro era più doloroso e rumoroso di tutto il resto.
Si portò una mano tra i capelli e tirò forte, mentre l'altra la portò tra i denti per morderla e cercare di aumentare il supplizio.
Doveva spostare la sofferenza che pesava sul petto da qualche altra parte.
Faticava a respirare, troppi erano i singhiozzi e le grida disperate smorzate dalle sue mani, ma era una buona distrazione.
"Oddio, Colin ma che è successo?" chiese la voce allarmata di Daphne.
Lui evitò di guardarla, anche perché non l'avrebbe vista. Gli occhi pieni di lacrime l'avevano reso quasi cieco.
"Colin!" questa era la voce di sua madre, ma la mano che lo stava sollevando non era la sua, era troppo forte e nodosa per essere quella di una donna.
Venne stretto in un abbraccio doloroso. Un profumo familiare gli invase le narici e il petto. Avrebbe riconosciuto quell'aroma e quella voce ovunque.
Il suo migliore amico era lì per lui. L'aveva stretto tra le sue braccia muscolose e sicure, pronte a proteggerlo, ma non erano quelle che l'avrebbero consolato. Spintonò via Jason.
"Fuori! Vi voglio tutti fuori!" iniziò ad urlare senza controllo.
Hannah cercò di avvicinarsi, ma Rob la tirò indietro facendole capire che era meglio lasciarlo solo per un po'. Daphne non sopportò la vista del dolore del fratello. Non lo aveva mai visto così disperato, e non riuscì a fermare le sue lacrime silenziose.
"Ho detto fuori!"
Colin prese Jason per il gomito e lo cacciò fuori dalla stanza, e senza guardare in faccia nessuno, come il perfetto codardo che era, chiuse la porta, girando la chiave quattro volte prima di sentirsi al sicuro.
Non voleva fare pena a nessuno, né voleva essere consolato. Desiderava solo piangere, fino a consumare le lacrime, gridare e perdere la voce, spaccare tutto e sanguinare.
Voleva distruggersi. Da solo.
Da solo, perché l'unica persona che davvero aveva amato se ne era andata. Harry l'aveva lasciato ancora una volta. Ed era tutta colpa sua.

"Ti prego, Harry. Rallenta!"
Luke era spaventato, il suo amico era fuori di sé, aveva superato tutti i limiti di velocità e non aveva intenzione di premere il piede del freno.
"Cazzo, Harry, se ti vuoi ammazzare non lo farai con me nella tua auto! Fermati, subito!"
Harry ignorò quelle parole.
Sospirò.
"Harry, ti prego, fermati!"
Questa volta non aveva urlato in maniera isterica, aveva usato un tono rassicurante, allungando anche una mano verso il braccio dell'amico.
Sentendo il calore di quel tocco, mise la freccia e si fermò sul ciglio della strada.
Harry appoggiò le mani sul volante e ci appoggiò la testa. I singhiozzi divennero impossibili da camuffare e si ritrovò presto con le guance bagnate.
L'amico, non essendo bravo a consolare le persone, optò per un massaggio alla base della nuca, riuscendo solo a dire "Guido io, va bene?"
Harry annuì. Si asciugò le lacrime sulla manica della maglietta, e quando si rese conto che apparteneva a Colin se la sfilò e la buttò fuori dal finestrino.
Luke non osò aprire bocca al riguardo e scese in silenzio dall'auto per prendere il suo posto.
Quando furono entrambi ai loro nuovi posti, Luke mise in moto e partì verso casa.
Harry guardava il paesaggio e si ricordò della prima volta che era stato passeggero nella sua auto percorrendo proprio quella strada. La prima volta che entrò in casa Evans.
In quel periodo non avrebbe mai immaginato che sarebbero successe tutte quelle cose o che avrebbe amato così tanto quel biondino dagli occhi verdi. Non immaginava neanche si potesse soffrire così tanto.
Pensandoci aprì il cassetto del cruscotto e prese il CD con le canzoni dei The Script.
Se lo girò tra le mani. Era indeciso se spezzarlo in due o fargli fare la fine della maglietta di Colin.
Preferiva sentire i brividi di freddo che maledirsi per averla gettata via.
Non ascoltava le canzoni del suo gruppo preferito da tanto tempo, e tutto per colpa sua.
Non se lo meritava.
Colin non meritava né il suo dolore, né le sue lacrime e nemmeno le sue rinunce.
Se l'era detto e ripetuto fino alla nausea, eppure si era sempre ritrovato al punto di partenza.
Senza pensarci due volte, inserì il disco e alzò il volume al massimo.
Avrebbe fatto male, ma preferiva affrontare il dolore a testa alta e convincersi a non rifare gli stessi errori.
Appena iniziarono le prime note di "Six degrees of separation" scoppiò in una risata isterica.
Il fato si stava davvero prendendo gioco di lui.
Luke allungò la mano per cambiare canzone ma Harry lo bloccò sorridendo leggermente.
"Voglio ascoltarla."
E Luke annuì senza esserne molto sicuro.
Harry teneva il ritmo con il piede e iniziò a canticchiare.
"Watch the past go up in smoke. You fake a smile, lie and say you're better now than ever and your life's ok, but it's not, no.
You're doing all these things out of desperation)."

Abbassò il finestrino, sentendo il vento freddo colpirgli il petto nudo, e iniziò a cantare a gran voce il ritornello della canzone così adatta a quel momento.
"You're going through six degrees of separation.
First, you think the worst is a broken heart, what's gonna kill you is the second part.
And the third, is when your world splits down the middle
And fourth, you're gonna think that you fixed yourself
Fifth, you see them out with someone else
And the sixth, is when you admit that you may have fucked up a little." *

L'ultimo punto della canzone lo aveva fatto riflettere.
Ma Colin non lo aveva seguito, aveva accettato in maniera passiva tutto quello che gli aveva detto. Ancora una volta non aveva alzato un dito.
Sì, gli aveva detto di amarlo, ma cosa se ne faceva di due parole se tutto il resto andava a rotoli?

"Oh no there's no starting over without finding closure" **
Lui voleva ricominciare, ma per se stesso.
Se per essere felice Colin doveva restare fuori dalla sua vita, l'avrebbe accettato e sarebbe andato avanti.
Questa era la sua chiusura. La fine prima di un nuovo inizio. E su queste ultime note spense lo stereo, chiuse il finestrino e si appoggiò con la testa al vetro.
Serrò gli occhi e ingoiò il nodo alla gola. Un nuovo inizio. Aveva bisogno solo di questo.

Si svegliò di soprassalto, sentendo il freddo fin dentro le ossa. Era ancora sul pavimento della sua stanza ed era notte fonda. Si alzò un po' intorpidito e si diresse verso il bagno. Lo specchio mostrava un giovane uomo dagli occhi ancora più chiari dei suoi e dai capelli sporchi e disordinati. Le occhiaie erano profonde e le guance ancora arrossate per le lacrime.
Sbuffò. Lo specchio stava riflettendo un'immagine migliore di quello che realmente fosse. Dall'esterno non si vedevano le ossa rotte, le ferite sanguinanti e nemmeno il senso di colpa aggrappato al suo stomaco, nauseandolo. Lo specchio non rifletteva lo squallore che si portava dentro.
Si sciacquò il viso e tornando in camera si fermò sull'uscio della camera delle gemelle.
La lucina che usavano per la notte illuminava metà gambe di Stephanie. Proiettava abbastanza luce da fargli scrutare la stanza senza sforzare gli occhi. Entrò e si ritrovò ad aprire il cassetto della scrivania di Daphne. Quel cassetto. Il disegno era ancora lì, bello come lo ricordava.
Harry era così sorridente e lui molto più spensierato.
Cosa avrebbe dato per rivedere quell'espressione sul viso del moro.
"Vogliamo vedere quante volte si può strappare un foglio e in quanti pezzettini si può ridurre?"
Colin sobbalzò spaventato, ma poi sorrise riconoscendo la voce della sorella.
"Non voglio strapparlo" e dicendolo chiuse il cassetto. Non poteva continuare a guardarlo senza sentire un vuoto nel petto.
"Non parlavo di quel disegno, ma di questi" e aprì un altro cassetto contenente i disegni raffiguranti Karl.
"Potrebbe essere terapeutico, che ne dici?"
Colin le sorrise. Fare a pezzi il padre era quello che ci voleva per tirarlo su. Infilò la mano nel cassetto e ne prese uno a caso, guardandolo bene. C'era Karl che leggeva un libro sullo stesso divano sul quale si era seduto lui quando era andato a casa sua. Scacciò il ricordo e, guardando il sorriso di Daphne, distrusse quel disegno, riducendolo in due, poi in quattro, in otto e in tanti altri pezzi più piccoli.
La sorellina lo imitò, e in poco tempo furono sommersi da una pioggia di carta.
Il sorriso sui loro volti era difficile da contenere, ma riuscirono a fare meno rumore possibile per non svegliare le altre. Quando il cassetto fu svuotato e anche l'ultimo pezzettino toccò il pavimento, Daphne si gettò tra le braccia del fratello. Si strinsero come se fossero l'uno l'appiglio dell'altra in un mare in tempesta.
"Va tutto bene Daph. Karl non ci farà più del male. Si è risolto tutto" cercò di consolarla.
La ragazza affondò la testa nel suo petto. "Anche tu devi sapere che tutto può risolversi"
Il biondino rise piano, si stava abituando alle lezioni di vita delle sue sorelle.
"Certo"
"Dico sul serio, Colin. Se davvero vuoi qualcosa non fermarti al primo ostacolo. Lo so, è il consiglio più scontato del mondo, ma ho come l'impressione che ti sia sfuggito". Si allontanò di poco dal corpo del fratello "Io non so cosa sia successo oggi, ma so quello che ho visto e sono sicura di non volerti mai più rivedere così. Sono stata felicissima che Carol e Steph non fossero lì, credo che la mamma ci metterà un po' a convincersi che stai bene, quindi ti conviene diventare un ottimo attore o risolvere i tuoi problemi"
Colin abbassò lo sguardo, non avendo nulla da ribattere.
"Noi siamo qui per te, lo sai, vero?"
Annuì piano.
"Se te lo stessi chiedendo, Jason è da Rob" disse Daphne ridendo silenziosamente. "Carol ha detto che se non fossi stato suo fratello e un maschio sarebbe stata gelosa di te per quanto Jason fosse preoccupato, sembrava terrorizzato"
Colin si sentì un po' in colpa per aver cacciato l'amico in quel modo.
La ragazza abbracciò ancora una volta il fratello e ripeté: "Tutto può risolversi se lo vuoi"
Colin la strinse e decise di iniziare a risolvere i suoi problemi, cominciando dalle scuse al suo amico.
Quando Colin uscì dalla camera, Daphne aprì il cassetto e guardò quel disegno.
"Come sta?" sentì la voce di Carol, stranamente accomodante, alle sue spalle.
"Spero starà meglio"
"Lo speriamo da quest'estate!" ribatté.
"Sì, ma stavolta sembra diverso, sono successe tante cose e Colin è confuso" disse Stephanie.
Daphne non era sorpresa, era sicurissima che le sorelle fossero sveglie, e apprezzò molto il loro silenzio in presenza del fratello.
"Penso che Colin ci sorprenderà."
Carol ci pensò su mentre osservava la sorella rimettersi sotto le coperte.
"Il disegno è salvo?" chiese infine.
"Salvo"
E tutte e tre sospirarono sollevate. Se Colin non l'aveva distrutto significava che c'era ancora una speranza.

Il weekend passò velocemente.
Harry, dopo aver trascorso la notte in viaggio verso casa, trascorse gli ultimi giorni da Charlotte e Gwen, cercando di distrarsi e allontanare il 'ti amo' che continuava a ronzargli nelle orecchie.
Colin rimase a casa organizzando un piano per riconquistare il suo uomo, ma non poté contare sull'aiuto di Jason, troppo occupato a fare gli occhi dolci a Carol. Glielo permise solo perché sarebbero partiti presto e capiva le difficoltà di una storia a distanza.

Quel lunedì mattina iniziò male. La chiamata stizzita di Cher e il fatto di essere in ritardo per le lezioni non erano segni di buon auspicio.
Harry.
Quel nome gli venne in mente così, all'improvviso, senza un apparente motivo. Eppure fu l'unica cosa che gli fece venir voglia di iniziare quella giornata. Voleva trovarlo e parlargli. Farlo suo come davvero meritava.
Era nel corridoio e cercava con lo sguardo il moretto dagli occhi di ghiaccio, mentre Cher gli intimava di darle delle spiegazioni, e si maledisse per essere sparito giorni interi senza rispondere alle sue chiamate facendola, stranamente, preoccupare. Da lontano scorgeva l'aula dove avrebbe finalmente mollato Cher alle sue lezioni e, cosa più importante, dove avrebbe visto Harry.
Stava proprio pensando a come avvicinarlo, quando sentì una voce per nulla familiare chiamare il nome del suo Harry.
Si girò fulminando sul posto il proprietario di quella voce, ma dovette forzare un sorriso quando notò fosse Logan. Harry stava raggiungendo il ragazzo dai capelli color cioccolato chiedendogli che ci facesse lì, visto che le sue lezioni erano in un altro palazzo quel giorno.
Colin seguì la scena come un automa, immobile, accanto ad una Cher scocciata.
Il sorriso che Logan regalò a Harry lo infastidì, ma fu quello che quest'ultimo gli restituì che gli fece drizzare la schiena ed esclamare con un pizzico di irritazione "Logan"
Tutti nel corridoio sentirono e si fermarono a guardare interessati. Cher sbuffò platealmente: odiava essere spettatrice di stupidi litigi. Ma in quel momento stava solo mascherando la sua paura, non aveva idea del perché Colin avesse picchiato giorni prima quel ragazzo, e ora non sapeva cosa aspettarsi.
Harry cercò in tutti i modi di non incontrare gli occhi di Evans, pur sentendo il suo sguardo bruciargli addosso, mentre Logan guardava Colin senza sapere come comportarsi.
La sua testa scattava dal biondino al moro, attendendo un consiglio o un comando, qualsiasi cosa pur di non restare lì fermo e decidere che mossa fare.
Colin, capendo che Harry non l'avrebbe degnato di una sola occhiata, si avvicinò a Logan con un sorriso sincero. "Vorrei solo scusarmi con te per l'altro giorno."
Logan rimase a bocca aperta, facendo ridacchiare il suo interlocutore e anche qualche alunno nel corridoio. Cher sospirò sollevata, felice che avessero evitato un'altra rissa.
Si avvicinò al suo fidanzato e, accarezzandogli un braccio, gli scoccò un bacio sulla guancia, per poi entrare in aula.
Harry guardò quella scena disgustato. Erano passati mesi eppure ancora non riusciva ad abituarsi a quelle scenette da quattro soldi. Subito portò la sua attenzione su Logan, che non sapeva come reagire.
Gli si avvicinò e sentì lo sguardo infastidito di Colin che seguiva le sue mosse.
Sussurrò al suo orecchio "Sei carino quando non sai come comportarti, ma Evans non ti farà del male, altrimenti se la vedrà con me"
Aveva parlato a voce abbastanza alta. Voleva che Colin sentisse e desiderava provocarlo; lasciò dunque un bacio sulla guancia del ragazzo, imitando Cher.
Colin chiuse per un attimo gli occhi e valutò la situazione. Poteva baciarlo lì nel corridoio e mettere fine a quella farsa, oppure prenderlo a pugni. Aveva una voglia incontenibile di fare entrambe le cose, ma saggiamente decise di aspettare.
"Voglio solo scusarmi, sul serio. E poi, Montgomery, è tardi, la tua lezione starà per iniziare" E gli sorrise, beffeggiandolo come avrebbe fatto prima di conoscere il vero Harry, sperando sul serio che fosse l'ultima volta in cui doveva ricorrere a quel finto sorriso.
Harry lo guardò male, ma Logan gli disse che andava tutto bene, e che anche lui doveva andare a lezione.
Stava per avvicinarsi per baciarlo quando venne tirato per un braccio da Evans, che ripeteva quanto fosse tardi. Harry voleva ridere per quanto fosse ridicola la gelosia del biondo. Ridicola e tremendamente romantica. Ma l'ultima parte non la pensò davvero.
"E' tardi, non vorrei facessi tardi" Continuava a ripetere Colin.
Era stato terrorizzato da quel gesto. Se Logan avesse baciato Harry, la sua idea di fare un romantico e indimenticabile coming out insieme al moro andava bellamente a farsi fottere. E poi quel ragazzo doveva tenere le labbra, le mani e il suo corpo il più lontano possibile dal suo Harry.
Logan, riprendendo possesso del suo braccio, se lo massaggiò, dolorante.
"Comunque sono Colin Evans, non mi sono presentato. Scusami"
Colin mise da parte la sua gelosia e tornò al vero motivo della sua chiacchierata con Mars.
"So chi sei, sai, mi sono informato su chi mi prende a pugni" Scherzò Logan, ma Colin abbassò lo sguardo, vergognandosi per quello che aveva fatto.
"Scusa davvero, ero arrabbiato con la squadra di basket e ho visto che sei diventato amico di Montgomery e... ho sbagliato, non dovevo. Scusami davvero" Disse, ma poi decise di voler essere sincero.
Stava per dirgli che l'aveva fatto per amore, ma Logan lo fermò subito.
"Accetto le tue scuse solo se mi assicuri che non succederà più" Disse con un sorriso timido.
"Assolutamente, ma..." Colin era pronto a vuotare il sacco ma venne ancora interrotto da Logan. "Va bene così allora, ora davvero ho lezione, ci vediamo in giro" E con un veloce cenno del capo andò via.

Erano sotto le docce. Si sentivano gli schiamazzi e le pessime battute di Bill, ma nessuno si lamentava. Dopo un estenuante allenamento tutti erano alla ricerca di un po' di distrazione.
Colin era tranquillo, quel pomeriggio sia Logan che Harry avevano avuto gli allenamenti delle loro rispettive squadre quindi non doveva preoccuparsi per eventuali baci pubblici.
"Ehi capitano! Poi sei partito e non ne abbiamo parlato, ma complimenti per aver messo al suo posto quel frocetto di Logan Mars"
A quelle parole Colin e Jason si bloccarono sotto il getto dell'acqua calda. Colin voleva dire qualcosa, ma non gli uscivano le parole.
"Ma perché l'hai colpito?" si sentì chiedere da Mark.
"Perché è un frocio di merda!" disse Jimmy, il loro centrocampista.
Jason a quel punto uscì dalla doccia e si avvicinò, completamente nudo, alla doccia di Jimmy.
"Hai qualche problema con i gay?"
Jimmy prima lo guardò con sguardo interrogativo poi, come se si fosse appena ricordato di qualcosa, chiuse l'acqua e parlò.
"Niente contro tuo padre, tranquillo"
Gli altri erano tutti fermi a godersi la scena, quando Colin si avvolse un asciugamano intorno alla vita e si mise tra di loro.
"Capitano, diglielo tu perché l'hai colpito, magari non fa queste scenate"
Jason stava per colpire con un cazzotto il suo compagno di squadra, quando Mike gli fermò il braccio, poi rivolgendosi a Colin disse "Abbiamo assistito quasi tutti a quella scena, vorremo sapere cosa è successo. In giro si dice che l'hai picchiato per innervosire Montgomery, e molti se la sono bevuta, peccato che noi sappiamo bene che il nostro capitano non agisce in questo modo"
Tutti gli altri annuirono, e Jason guardò Colin. Come la mettevano ora?
"Ve l'ho detto perché! Il nostro capitano ha solo dato una lezione ad un frocetto..."
"Sta' zitto Jimmy!" sboccò Colin.
Tom, che era stato in silenzio fino a quel momento, si schiarì la gola.
"Io non credo sia per questo. Conosciamo Colin da un po' e non ha mai mostrato di essere omofobo, e poi il padre del suo migliore amico è gay, se fosse stato davvero omofobo credo che se ne sarebbe fatto un problema, no?" chiese, cercando conferma dagli altri.
"Proprio per questo non capiamo cosa cavolo sia successo in quel corridoio. Eravamo lì, un attimo prima Logan parla con Montgomery, l'attimo dopo è a terra agonizzante" chiarì Mike.
Colin si ritrovò tantissimi occhi addosso, molti avevano chiuso il getto dell'acqua per ascoltarlo, e per la prima volta pensò che quello fosse il momento giusto.
Al diavolo i pregiudizi, al diavolo Jimmy e la sua omofobia. Lì c'erano Mike, Mark, Tom e gli altri che non avevano creduto neanche un attimo che lui fosse omofobo o che avesse colpito un ragazzo che non c'entrava nulla per quella stupida guerra tra le squadre. Lo conoscevano ed erano lì a chiedere spiegazioni. Era la sua squadra, e lui da capitano non poteva continuare a mentire.
Guardò Jason, e sorrise. L'amico annuì e ricambiò il sorriso, pensando soltanto "Finalmente!"
"L'ho picchiato perché stava per baciare Montgomery e... beh io non glielo avrei mai permesso"
Jimmy alzò la voce "Perché ti avrebbe fatto schifo!"
Jason alzò il braccio e gli diede una gomitata nello stomaco per zittirlo.
Colin sentiva le guance andare a fuoco. Dire di essere innamorato di un uomo in uno spogliatoio con tutti ragazzi palestrati e mezzi nudi non era esattamente una buona idea.
"Perché?" si costrinse a chiedere Mike, che voleva davvero scoprire che diavolo fosse successo in quel corridoio. Colin abbassò lo sguardo e sputò velocemente fuori "Perché lo amo"
Fu una liberazione dirlo ad alta voce. Tuttavia, un silenzio inquietante scese nello spogliatoio.
"Ma chi? Logan?" chiese Tom sbalordito.
"Sei gay?" chiese in maniera stranamente dolce Mark.
Colin subito mise le mani davanti dicendo "No no"
Guardò negli occhi tutta la squadra. C'erano volti stupiti, altri un po' schifati, ma c'erano anche sguardi disinteressati, come se avesse appena detto l'ora.
"Beh ha i capelli lunghi, può essere scambiato per una ragazza, quindi se ti piace..."
Jason scoppiò a ridere, beccandosi delle occhiatacce da tutti, ma Colin lo salvò.
"Non mi piace Logan... e sono bisessuale, tanto per metterlo in chiaro"
"Eh no, già stavo pensando a tutte le ragazze che ci avresti lasciato. Capitano, o maschi o femmine, non puoi essere così ingordo"
Tutti risero alla battuta di Bill, che alleggerì un po' la situazione. Colin scosse la testa. Non gli sembrava vero che stesse scherzando sulla sua sessualità con la sua squadra.
Aveva notato come alcuni si fossero coperti con gli asciugamani, e non passò inosservata l'occhiata gelida di Jimmy, ma per il resto nessuno sembrò molto disgustato.
"Ma... se non ti piace Logan, perché diavolo l'hai colpito?"
"Oddio... hai detto che non gli avresti permesso di baciare Montgomery, quindi se non ti piace il capellone, rimane solo..."
"Montgomery? Ma stiamo scherzando?!"
Quelli erano i suoi compagni. Erano più indignati di scoprire che era innamorato del loro acerrimo nemico, che del fatto di avere un capitano gay. Li amò tutti in quel momento. O quasi.
Poi Tom fece calare il silenzio con la sua domanda "Ma lui... cioè Montgomery, lo sa? Ricambia?"
"Oh si!" disse Jason.
"Fammi capire, tu e Montgomery siete gay e vi amate, fiori d'arancio e arcobaleni, quindi io posso consolare tutte le ragazze a cui spezzerete il cuore quando verrà a galla tutto questo?! Ottimo! Dai, vai lì fuori e amatevi!" Bill era forse il più etero tra di loro e non lo nascondeva neanche un po'.
"Ma se Logan lo stava baciando, significa che non state insieme? Oddio! Sembra uno di quei telefilm che guarda mia madre". Tom era confuso.
Jason rideva, consapevole che i maschi fossero i più curiosi tra tutti.
Colin si sistemò l'asciugamano e spiegò brevemente "Io e Harry siamo stati insieme, cioè no... okay non lo so, eravamo qualcosa, qualcosa di grosso. Lui voleva di più, ma io sono stato un coglione e non ho voluto, ma quando l'ho visto con Logan non ce l'ho fatta e..."
"Lo rivuoi con te" Finì Mike per lui.
"Sì, proprio così"
"Dammi il tempo di metabolizzare il fatto che tu e Harry avete avuto una storia nascosta per chissà quanto tempo, e poi ti aiuterò a riconquistarlo. Bill ha ragione, senza di voi acchiapperemo di più"
Bill e Mark batterono il cinque. Colin si guardò intorno e non vide Jimmy, e pensò che se ne fosse andato.
"Ma, in tutto questo, Cher?"
Colin sospirò. "Dovrei dirglielo..."
"Eh direi!" lo rimproverò Tom.
"Quindi Cher sarà single e sicuramente depressa..." la mente di Bill correva veloce per questi ragionamenti.
"No, è già presa, lascia stare" Disse Jason, marcando il territorio per Luke.
"Presa? E da chi? Te?"
Jason scosse la testa, divertito. "Non vorresti sapere da chi, fidati!"
"Cestista?" sbuffò Bill.
"Cestista!" confermò con una risatina Jason.

Quel martedì mattina pensò di baciare sulle labbra Mark e Mike.
Li aveva incontrati nel corridoio con sottobraccio il povero Logan confuso da quelle attenzioni.
Riuscì solo a sentire Mark dire "Ci dispiace per la rissa, e la nostra squadra vuole essere solidale e iniziare una campagna contro il bullismo..." e tante altre cavolate.
Quando gli passarono davanti e gli fecero l'occhiolino, capì al volo che era tutta una tattica per tenere Mars lontano da Harry.
Dopo le lezioni corse agli allenamenti, incrociando Tom che accompagnava Logan in piscina, e trattenne una risata pensando che i suoi amici fossero dei fottuti geni. Non c'erano altre spiegazioni.
Quando entrò in campo vide la faccia sconvolta dei suoi compagni e quella rossa di rabbia del coach Cooper. Solo quando alzò gli occhi capì il perché.
Davanti ai suoi occhi si estendevano i residui di quello che, solo il giorno prima, era il loro campo di calcio.




*Stai passando per i sei gradi di separazione.
Primo, pensi che il peggio sia un cuore spezzato ma ciò che ti ucciderà è la seconda parte.
E il terzo, è quando il tuo mondo si spacca nel mezzo
E il quarto, penserai di esserti rimesso in sesto
Al quinto, li vedi con altre persone
E il sesto, è quando ammetti che potresti aver fatto una cazzata.

**Non c'è nessun 'ricominciare' senza trovare una chiusura.

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