Genitore

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Sto bevendo il mio the mattutino, quando John mi distrae, chiamandomi.

-Sherlock-.

-Mh?-

-Io devo andare al lavoro-.

-Mh-.

-Sai che cosa significa?-

-Cosa?- Domando, ascoltando solo per metà ciò che mi dice.

-Dovrai badare tu a Martha fino all'ora di pranzo.-

-Io... COSA?!- Per poco non mi ustiono la trachea, strozzandomi con il sorso di the che avevo appena bevuto.

-Hai sentito benissimo. Sapevi che sarebbe arrivato il momento, prima o poi.- Dice con un sorriso divertito.

-Ma non sono capace, John! Perchè non me ne hai parlato prima?-

-Certo che sei capace! E sai benissimo perchè non te ne ho parlato. Te la saresti svignata senza troppi complimenti. Comunque-
Continua chinandosi su di me per lasciarmi un leggero bacio sulle labbra.

-Finchè dorme non dovrebbe darti problemi. Ora vado. A dopo!- Ed esce dalla porta. Quindi, da quanto ha detto John, non dovrebbe darmi problemi ora che dorme. Devo solo sperare che dorma tutta la giornata.

Come se mi avesse letto nel pensiero, sento un pianto disperato provenire dall'altra stanza.

Che tempismo, Martha.

Raggiungo in pochi passi la fonte del rumore e apro con cautela la porta. Martha ha quasi un anno e, da quel che posso dedurre, è più semplice occuparsi di lei di quanto non lo sia occuparsene di un bambino di pochi mesi. Dal momento che viviamo con la bambina da pochi giorni, non abbiamo avuto modo di procurarci una sistemazione per lei. Quindi, per il momento, dorme nel letto con me e John. Vedo qualcosa che si muove sotto le lenzuola e il pianto che proviene da sotto di esse.
Tolgo con delicatezza le coperte, e vedo Martha che tenta inutilmente di cucciarsi un piede mentre piange disperata.
Bene, bersaglio individuato.

Cosa diavolo faccio ora?

Cosa farebbe John?

La bambina intanto continua a piangere, ed io cerco inutilmente di entrare nel mio Palazzo Mentale in cerca di una qualsiasi informazione utile. Sfortunatamente, non essendomi mai occupato di una bambina, mi è alquanto difficile. Lascio perdere il Palazzo Mentale e mi concentro su Martha così infilo una mano sotto la sua piccola testolina e passo l'altro braccio sotto il suo corpicino esile. La sollevo e provo ad imitare John, quando tentava di calmarla. Appoggiava la testa di Martha sul suo petto mentre con l'altra mano le sorreggeva le gambe.
Faccio come ricordo, e appoggio delicatamente la testolina di Martha sul mio petto.

La bambina di calma un po', sento il suo respiro rallentare e vedo le sue manine paffute che si aggrappano alla mia vestaglia azzurra. Devo ammettere che non è poi così male. Questo contatto fisico con lei mi trasmette una piacevole sensazione allo stomaco, che non saprei come identificare. Devo assolutamente informarmi.

Forse John aveva ragione, non è poi così difficile.

D'un tratto, ovviamente, sento un terribile fetore provenire da un punto indefinito della stanza, ma purtroppo incredibilmente vicino a me.
Dopo qualche attimo, mi rendo conto che la puzza proviene da Martha.

Ti facevo più furbo, Holmes.

-Ecco perchè piangevi, prima-. Mormoro, dirigendomi in bagno dove John tiene i pannolini. Dunque...
Dunque, dunque, dunque.

Dunque.

Improvviso una sottospecie di fasciatoio, stendendo un asciugamano sul mio letto e vi posiziono Martha sopra. Ricordo di nuovo John che la cambia, tutto risate e smorfie, con le risatine di Martha in sottofondo.

Tiro fuori dalla busta uno di quegli aggeggi infernali, comunemente chiamati pannolini, e tento di capire il verso corretto.
Quando, finalmente, capisco come applicarlo, mi rendo conto che è più facile a dirsi che a farsi.
Non ho intenzione di descrivere ciò che sto facendo perchè mai, nella mia non modestamente illimitata esperienza, ho fatto qualcosa di più raccapricciante. Ho esaminato cadaveri, affrontato serial killer, affrontato James Moriarty, mio fratello Mycroft in costume da bagno, ma niente mi fa più ribrezzo di cambiare un pannolino.

Scorgo Martha che mi guarda con i grandi occhi azzurri spalancati e un sorrisetto curioso sulla piccole labbra.
Si esibisce in una sorta di strani mugolii che, immagino, vogliano dire qualcosa.

-Perchè mi stai guardando?- Chiedo.

Hai appena fatto una domanda ad una bambina di appena un anno, che non sa parlare. Holmes, Santo Cielo, ti credevo più sveglio.

In tutta risposta, Martha ride contenta, mostrando una fila di piccoli dentini bianchissimi. La riprendo in braccio e mi dirigo in salotto, tentando con tutte le mie forze di non urlare, perchè Martha ha avuto la splendida idea di praticare escursionismo aggrappandosi ai miei capelli.

-Martha, i capelli no! Ahi!-

Lei si esibisce di nuovo in una serie di gridolini eccitati, come se fosse felice di sapere che ci sono io ad occuparmi di lei.
Io che piaccio ad un bambino?
Strano.

Bene. Ora cosa faccio? Non mi sembra abbia bisogno di altro, quindi la metto sulla moquette, dove ogni tanto si diverte a gattonare. Però, non appena la lascio sul pavimento, scoppia a piangere, di nuovo.

-Che c'è? Vuoi venire ancora in braccio?- chiedo allarmato.

Sei consapevole del fatto che NON PUÒ RISPONDERTI?!

-Oh, andiamo! Ti ho cambiato, ti ho preso in braccio, di cos'altro puoi aver bisogno?- Lei, ovviamente, continua a piangere e quando la prendo in braccio, noto che comincia a ciucciare avidamente un lembo della mia vestaglia.

-Oh. Hai fame.-

Eureka.

Mi dirigo in cucina, sempre con Martha tra le braccia. Non so dove John tenga ciò che mangia Martha, qualsiasi cosa sia, quindi frugo in tutti gli scaffali, scartando tutto ciò che non mi risulta commestibile.

Un barattolo di cipolline sottaceto risalenti a qualche anno fa?
No, non direi proprio.

Zucchero?
No.

Pollici?
No, nemmeno questo.

Finalmente, trovo nella credenza una serie di barattolini contenenti una sostanza densa e giallognola, molto poco invitante, che identifico come "Omogenizzati per bambini".

Faccio sedere Martha sul divano e mi metto in ginocchio di fronte a lei, con un omogenizzato in una mano e un cucchiaino nell'altra. Continuando ad imitare John, do da mangiare a Martha e mi sento piuttosto sollevato nel notare che è la cosa più semplice che abbia fatto finora.
Quando finisco, affondo sulla poltrona tirando un lungo sospiro. Martha sta giocherellando con i cuscini, e spero che questo possa tenerla occupata per un po' di tempo.
Fare il genitore è stancante. Chiudo gli occhi per un momento.
Forse se mi addormentassi...
Giusto cinque minuti...

Non appena sento di sprofondare nel sonno, sento qualcosa che tenta di arrampicarsi sulle mie gambe. Apro gli occhi e vedo Martha che, non so come, è scesa dal divano e si aggrappa ai miei pantaloni, cercando di salire.

-Vieni qui-. Dico sospirando, facendo passare la braccia sotto le ascelle della bambina. La faccio sedere sulle mie ginocchia e lei si arrampica fino a distendersi sul mio torace, rimanendo ferma. Chiudo di nuovo gli occhi, percependo il respiro di Martha che rallenta, fino a trasformarsi in un lieve russare.

"Forse fare il genitore non è così brutto come credevo" penso, un attimo prima di addormentarmi anche io.

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