8. Con gli occhi dentro la testa

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Rory chiuse gli occhi, stanco.

Roisin lo cullò dolcemente, seduta sul lettino del figlio. Sembrava immersa nei propri pensieri e non riusciva a trasmettergli il suo solito calore. Di tanto in tanto sussultava come se alla porta fosse apparso qualcosa di mostruoso, ma quando Rory si girava, non c'era nulla.

Alla fine, fu sua madre a rompere il silenzio

«Ti sei divertito?» chiese, in modo stranamente rigido

«Si, mamma» rispose, in tono un pò smorto.

Avrebbe voluto metterci più entusiasmo, ma, per qualche motivo, aveva l'impressione che sua madre non sarebbe stata felice del fatto che lui era contento dello zio Paul. Ricordò come aveva sbatacchiato di malagrazia la porta in faccia al becchino e Sheridan.

L'idea della donna piena di rabbia che aveva sbattuto la porta in faccia allo zio Paul non riusciva a coincidere nella sua mente alla donna premurosa e dolce che riempiva di affetto le sue giornate, che si preoccupava per lui anche quando inciampava o sbatteva contro qualcosa, che al minimo ritardo cominciava a chiamare l'allarme. Non aveva mai visto sua madre in quel modo.

Perché ce l'aveva con lo zio Paul?

Aveva la domanda sulla punta della lingua, eppure aveva timore di chiederglielo. Anche questa era una novità: non aveva mai avuto paura di dire qualcosa a sua madre.

Dal canto suo, Roisin non faceva che pensare. Pensare che sotto la maschera di cortesia e ciccia quello stregone non era altro che una vipera, un mostro sotto fattezze umane. Era giunto perfino a minacciarla di uccidere il suo bambino se non avesse potuto averlo. Una minaccia egoistica, ma il solo pensare al suo piccolo re rosso avvizzito come il loro grano era bastata a convincerla che come minaccia era più che efficiente.

Passò le mani sul viso del suo piccolo, sui suoi capelli morbidi. No, non era morto, era proprio lì, sotto le sue dita, il suo corpicino tiepido stretto al suo. Ma perché, perché non parlava? Chissà che cosa gli avevano fatto quei mostri... Lo annusò, per sentire il suo odore rassicurante. Sapeva... di pecora? I becchini, per quanto ne sapeva, non avevano mai allevato pecore.

Sarebbero scappate tutte con due tipi loschi come loro a prendersene cura.

Un rumore alla porta la fece alzare in piedi di scatto, tenendo stretto il bambino.

«Kieran...?».

Silenzio.

Poi una voce che borbottava «Incredibile, davvero incredibile...».

Roisin si rilassò. Era suo marito... doveva parlargli immediatamente.

Uscì dalla stanza, con Rory ancora in braccio. Vide subito la figura familiare di Kieran, che portava con sé la spesa fatta quel giorno.

Gli occhi del bambino caddero su qualcosa il particolare. Era una forma di formaggio dall'aspetto appetitoso, chiaro. Rory sorrise, mentre una voce conosciuta e trillante nella sua testa gli diceva allegramente "Ecco il formaggio migliore d'Irlanda!".

«Kieran?» chiamò Roisin, ostentando un sorrisino forzato

«Ciao, Roisin. Ehi, il mio piccolo guerriero! Come stai? Ti sei divertito da Paul? Mi racconti tutto, ti va?».

Rory aggrottò le sopracciglia. Suo padre sorrideva e il suo tono era sufficientemente allegro, ma c'era qualcosa che non andava... guardando il viso di suo padre se ne accorse. Non era un sorriso vero. Lui non era contento. Quando suo padre rideva, a Rory piaceva perchè anche i suoi occhi sembravano infinitamente allegri, e la sua voce era calda e briosa. Ora no.

L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora