La nuova arrivata

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Guardare i fotogrammi di un film su una vecchia pellicola le avrebbe dato la stessa sensazione di malinconia e distacco. Immagini che si susseguivano senza nessun senso apparente, intervallate da infinitesimali momenti di buio che erano i pilastri della galleria che stava attraversando.


Buio...luce...buio...luce: riflettevano perfettamente la condizione in cui la sua vita era precipitata.


Viaggiare su quel treno, poi, rendeva immensamente più vero e doloroso il cambiamento che stava affrontando in così poco tempo.


Osservare quei paesaggi tutti uguali, incupirsi per il cielo grigio e colmo di pioggia, rabbrividire per il freddo, nonostante fosse solo Settembre.


La divisa che indossava, scura e pesante, con il nodo della cravatta che già le dava fastidio e i calzettoni che le provocavano prurito, le ricordava, più di tutto, quanto fosse distante da casa sua.


Era così diverso da Port Elizabeth, col suo clima mite e con il sole che splendeva luminoso praticamente in tutti i giorni dell'anno.


Già le mancavano il caldo torrido, le giornate al mare, i pomeriggi di studio all'ombra dei grandi alberi nel parco della scuola, la possibilità di stare in canottiera e shorts anche in inverno.


Le mancava pure la divisa fresca e leggera.


Sbuffò, guardando le nubi grigie e pesanti, chiedendosi se il sole avesse la forza di spostarle dalla loro immota cupezza per far risplendere, anche solo per un istante, le gocce di pioggia che costellavano il finestrino.


Era partita da poco più di un'ora e già sentiva l'opprimente sensazione di angoscia e smarrimento che segue sempre un trasferimento improvviso.


Ancora vedeva suo padre, una settimana prima, informarla che avrebbero dovuto trasferirsi in Inghilterra. Ancora sentiva, dentro al petto, il senso di vuoto che aveva provato a quella notizia, mentre le scorrevano nella mente immagini di saluti, lacrime, traslochi, scatoloni, arrivi, nuove lacrime.


Il trasferimento era stato traumatico come aveva previsto. Era stata costretta ad abbandonare tutto: la sua casa, i suoi amici, i luoghi che l'avevano circondata in sedici anni di vita.


Avrebbe vissuto in un posto che non conosceva, con abitudini che ignorava e con un tempo meteorologico decisamente poco accogliente.


Odiava l'Inghilterra, ora più che mai.


La odiava perché non era casa sua.


Un tonfo leggero e la porta dello scompartimento si aprì. Una signora paffutella e sorridente la guardava con i suoi occhi luminosi.


- Qualcosa dal carrello, cara?-


Michelle allungò il collo per osservare meglio i dolciumi esposti sul carrello.


Non ne riconosceva nessuno.


Scosse la testa afflitta e tornò a guardare fuori dal finestrino.


Non sentì la porta chiudersi e non ci fece nemmeno caso fino a quando non vide una mano piena di pacchetti blu sventolare davanti al suo volto.


Sobbalzò, prima di alzare gli occhi sorpresa.


Davanti a lei stava in piedi un ragazzo dai capelli castani ricci e dagli occhi verdi che masticava energicamente quello che, suppose lei, doveva trovarsi tra le sue mani.


- Sono Cioccorane, assaggiane una!- Disse lui, mentre continuava a tenere la mano protesa verso di lei.


Michelle afferrò un pacchetto con cautela, senza distogliere lo sguardo dal misterioso ragazzo che, nel frattempo, si era sdraiato sul sedile di fronte a lei e continuava a mangiare, uno dopo l'altro, i dolcetti che aveva in mano.

Un'altra vita- Il nascondiglio delle anime gemelle (sequel di Divino Amore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora