~ Agape ~

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Era accaduto ormai molti anni fa.
Il mondo viveva una vita normale finché un avvenne "incidente" e si scoprì tutto.
Si diceva che durante una rapina, un uomo avesse preso in ostaggio un bambino e il padre si fosse spaventato così tanto da perdere il controllo e mostrare la sua vera forma.

Un mostro.

Per millenni, i mostri avevano celato la loro presenza nel mondo e se accadevano degli "incidenti" c'era sempre qualcuno pronto a nasconderli.
Ma nell'era della tecnologia, certe cose erano impossibili da nascondere.

All'inizio nessuno volle crederci, poi il dubbio salì e poco a poco la verità venne a galla.
Per questo la gente si spaventò di qualcosa che era in mezzo a loro da tempo.
Si spaventò di assurdità in assurdità.
La paura divenne ansia, l'ansia di nuovo terrore e il terrore divenne odio.

Ciò che accadde in seguito sarebbe stata ricordata come la parte peggiore della storia umana. 





Il tempo non era dei migliori, la pioggia continuava a scendere costantemente e Justice era rimasto fino a tardi sul lavoro, come al solito. Il collo gli soleva per tutte quelle ore alla scrivania, la cosa lo rendeva irrequieto soprattutto perché non era lavori suoi ma schede di alcuni colleghi.
Avrebbe dovuto iniziare a farsi rispettare ma in cuor suo sapeva di essere più bravo. Non voleva dimostrare nulla, solo che gli dava fastidio lasciare un lavoro importante in mano a un ignorante, anche se sarebbe diventato un peso extra per le sue ore lavorative, per lui era sempre meglio che essere gestito da qualcuno inesperto.
Prima di far parte della sua attuale agenzia, Justice stesso gestiva un piccolo studio legale, quindi sapeva come funzionava meglio di chiunque altro.
Si stiracchiò le braccia e la schiena, poi si alzò dalla scrivania e si diresse verso l'appendiabiti per prendere la sua giacca.
Guardò ancora una volta alcuni fascicoli e si scrisse degli appunti per il giorno dopo.
Appena fu fuori dal suo ufficio, notò che era davvero l'ultimo a uscire e così controllò ogni stanza per vedere se avessero lasciato acceso stampanti o altri apparecchi. Dopo quel rapido controllo spense le luci e si avviò verso casa.
Per sua fortuna aveva portato con sé un ombrello quindi non si bagnò nemmeno mentre si dirigeva verso la macchina.
Ci salì e fece un gran sospiro. La giornata era stata lunga e stressante, in quel momento avrebbe voluto solo riposare.
Ma fu con quel pensiero in testa che gli arrivò una chiamata, lesse il nome sopra e per un attimo corrucciò la fronte.
«Pronto?» - disse calmo: «Ghislain?»
Dall'altro capo, una voce profonda rispose: «Sono riuscito a concludere finalmente il tutto.»
Justice rimase un attimo a osservare la pioggia scendere lungo il cristallo della macchina: «Concludere cosa?»
«Scherzi?» - sbottò l'uomo al telefono: «Ti ho fatto il favore di controllare io quella cosa dell'affidamento... almeno ricordatela.»
Justice solo allora comprese di cosa si stesse parlando e si sorprese: «Quindi è fatta.»
«Sì...» - sospirò l'altro: «...vedi di farti trovare domani nel mio studio, ne parleremo meglio. Diventare tutore legale di un ragazzino senza legami di sangue e senza un testamento è alquanto difficile, soprattutto se tale testamento è andato perso per chissà quale motivo...» - scherzò su quest'ultimo punto visto che entrambi sapevano bene il motivo: «...ho provato per la via dell'adozione ma... lo sapevi che ha altri parenti nel territorio umano?»
«No. Credevo fossero morti tutti. Chi altro dovrebbe esserci?»
«I suoi nonni paterni.» - sbuffò l'interlocutore: «Come ho detto: vediamoci domani. Alla fine hanno ceduto e quindi l'affidamento è esclusivamente tuo. Il problema delle leggi umane è che non considerano la difficoltà di adattamento di un ibrido. E spero che tu non mi deluda su questo aspetto, Justice.»
«Ti devo un favore, Ghislain.» - disse sospirando e riflettendo sulle sue ultime parole.
«Me ne devi più di uno.»
La chiamata si concluse e Justice decise di tornare a casa pensando al giorno dopo.
Erano passati parecchi anni da quando Jey era morto.
Justice ricordava bene ogni istante che aveva passato con lui e soprattutto il modo in cui posero fine alla sua vita per colpa della Divisione. E non solo la sua.
Pensò all'ultima promessa fatta, a come gli avesse detto che si sarebbe preso cura di suo figlio prima che lo prendessero e lo portassero al patibolo.
Justice lavorava come avvocato fin da prima della Divisione ma nonostante ciò sapeva di non poter premere troppo sulle decisioni della legge umana, per cui decise di dare in mano tutto a Ghislain. Quest'ultimo era un avvocato molto più importante e decisamente più esperto di lui sul dialogo tra parte umana e demoniaca, e poi aveva bisogno di un garante che fosse molto più che un semplice mostro di cui gli umani avrebbero avuto paura.
Tuttavia il processo fu più lungo di ciò che avesse mai immaginato, a momenti pensò anche di mollare tutto e lasciare che il figlio di Jey crescesse nel mondo umano.
Dall'inizio del caso erano già passati dodici anni e quel ragazzino era cresciuto senza genitori, lontano da ogni persona che potesse fargli capire di essere diverso e... speciale.
Avrebbe dovuto imparare in fretta cosa volesse dire diventare un tutore ma lo doveva a Jey, e non avrebbe infranto quella loro ultima promessa.


O almeno questo pensò prima di vederlo per la prima volta e vedere come i suoi lineamenti ricordassero in modo disturbante una versione giovane di Jey.
Come se il destino volesse fargli nuovamente del male e ridere di lui.

Sancte SpiritusOnde histórias criam vida. Descubra agora