Vivere ad ogni costo

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"Il desiderio di vivere si sostiene con la sua propria forza e domina anche l'uomo saggio." (Yoga Sutra, Patanjali, II, 9)*

Il dopo dopo è ora che finalmente sono libero di raccontare al mondo la mia parabola emozionale. Il dopo dopo è adesso, proprio qui, proprio ora. Da dove posso partire? Tanto per cominciare posso dire di questa paura maldestra che ho di maneggiare la mia libertà. Ho timore di romperla, come la cosa fragile e preziosa che è. Ho paura di perderla, dopo la fatica fatta per riconquistarla. E ho paura di non riconoscerla, di lasciarmela sgusciare tra le dita, confusa tra ottusi bisogni e desideri vaghi. Tanto per continuare a volte ho la vana tentazione di incrociare i cuori e gli sguardi, ma la rifuggo come un'impresa ardua e altissima. Troppo alta per me, piccolo uomo di strada. Fin qui ho detto della paura della libertà, ho detto anche della tentazione del cuore. Cosa mi rimane da dire? Ah sì, della protezione della speranza. Hai presente quella cosa soffice e lieve che chiamiamo speranza? Ecco, se ho imparato qualcosa dalla mia parabola emozionale è che quella va protetta, curata, coccolata ogni giorno. Può essere la speranza di un incontro felice, la speranza di un sentimento puro, la speranza di crederlo ancora possibile. Chiamiamola protezione della speranza, chiamiamola così per favore. Una volta, qualche tempo dopo la fine del mio matrimonio con la donna difficile, ho deciso di mandare via email il cuore ad un'altra persona, ho deciso di aprire il varco. L'ho aperto. Mal me ne incolse, come forse avrò modo di raccontarvi in futuro. Ho visto che tra il niente e qualcosa preferisco il niente, sempre che io non possa avere tutto. Ecco cosa ho visto. E ho richiuso, perché il bello rallegra e ferisce, dice Jan Fabre, l'artista degli uomini d'oro sui tetti.

Dopo quella volta, dopo quell'apertura fugace e improvvida, mi sono sentito come in giro per saldi con Antonella: sperava sempre che non ci fosse la taglia! Cercava il vestito perfetto, la scarpa magica di Cenerentola e poi quasi ringraziava di no...

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Dopo quella volta, dopo quell'apertura fugace e improvvida, mi sono sentito come in giro per saldi con Antonella: sperava sempre che non ci fosse la taglia! Cercava il vestito perfetto, la scarpa magica di Cenerentola e poi quasi ringraziava di non averla trovata, come un segno del cielo... Eccomi disponibile all'acquisto, pronto ad entrare nel camerino e provare l'ennesimo capo in saldo, per poi arrivare trepidante a casa e scartare il pacchetto, ma sotto sotto felice di non trovare la misura giusta per me. Non ai saldi di fine stagione, almeno.

Vorrei che la mia vita mutuasse dallo yoga la sua condizione speciale del qui ed ora: vivere il presente, confrontarti con quello che ti sta capitando in quel momento. Nunc stans. Come navigare per mare, dove devi stare attento alle onde, al vento, al peso del tuo corpo sulla barca: a terra non è mai così, a terra sei proiettato nel futuro o riguardi il tuo passato; e fai fatica ad approfittare del presente. Per questo navigare per mare può essere più facile che navigare nella vita.*
Per questo preferisco volare.

Un giorno, parlando di sesso e di amore davanti a una birra blanche, la mia amica Francesca mi disse: "Comunque le famiglie del mulino bianco non esistono."

Pranayama consigliato: la respirazione contraria.* Ci sediamo su uno sgabello basso accostato ad una finestra aperta. Meglio se la vista dalla finestra sia pacifica: una fontana, un albero, un cespuglio di rose, meglio ancora un giardino. Usando esclusivamente il naso, inspiriamo in un tempo di due secondi, blocchiamo il respiro trattenendo l'aria inspirata, poi continuiamo ad inspirare per altri due secondi, riblocchiamo il respiro e inspiriamo ancora finché i polmoni non siano al completo. Quindi espiriamo in un solo lungo tempo. Visualizziamo i gradini di una scala in salita mentre inspiriamo e una linea retta obliqua mentre espiriamo. Ripetiamo per cinque volte. Ora invertiamo: inspiriamo in un solo tempo ed espiriamo per gradi, trattenendo l'aria residua tra una espirazione e l'altra, anche qui per cinque volte. Visualizziamo i gradini di una scala in discesa mentre espiriamo e una linea retta obliqua mentre inspiriamo. La respirazione, sia quando inspiro che quando espiro, è silenziosa. Le ritenzioni del respiro sono molto brevi e sono funzionali al completamento dell'esercizio. Le due fasi vanno praticate insieme nella sequenza indicata.

Si possono praticare separate in momenti diversi della giornata: la scala in inspirazione ha un effetto energizzante ed è consigliata al mattino, quando abbiamo bisogno di un piccolo aiuto per affrontare la giornata; la scala in espirazione ha un ...

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Si possono praticare separate in momenti diversi della giornata: la scala in inspirazione ha un effetto energizzante ed è consigliata al mattino, quando abbiamo bisogno di un piccolo aiuto per affrontare la giornata; la scala in espirazione ha un effetto sedativo ed è consigliata la sera quando si fa fatica a prendere sonno.
Con questa pratica agisco sulla mia concentrazione e prevengo le distrazioni della mente e del corpo.

Visualizzazione dei volti delle persone care. Questa è una visualizzazione da maneggiare con cura. Si possono toccare delle aree sensibili, suscitare emozioni forti, risvegliare dei ricordi. Bisogna condurla con voce ferma, asettica, rimanere distaccati, come se si declamasse la lista della spesa. Frapporre distacco tra noi e le emozioni che suscitiamo. Quando guido questa visualizzazione, sento che sto agendo su qualcosa di fragile e cerco di prestare la massima attenzione a chi mi sta davanti: è come se indossassi dei guanti antigraffio. Cominciamo. Siamo distesi sul pavimento in posizione di rilassamento profondo. Mi preparo ad accogliere la visualizzazione. Visualizzo il volto di mio padre, poi il volto di mia madre. Visualizzo il volto di mio fratello o di una persona a cui tengo come a un fratello. Visualizzo il volto del mio capo. Visualizzo il volto della mia migliore amica. Visualizzo il volto del mio peggior nemico. Visualizzo il volto della persona che amo di più al mondo. E quello di una persona che odio. Visualizzo il volto del mio primo amore. Visualizzo il volto del mio ultimo amore. Visualizzo il volto di una persona che è morta. Visualizzo il volto di mia nonna. Visualizzo il volto della mia maestra delle elementari. Visualizzo il volto del mio insegnante di matematica alle superiori. Visualizzo il volto di una persona gentile. E quello di una persona che stimo. Visualizzo il mio primo bacio. Visualizzo il mio ultimo bacio. Visualizzo il mio vestito preferito. Visualizzo la prima volta che ho fatto l'amore. Visualizzo l'ultima volta che ho fatto l'amore. Metto insieme queste immagini, una accanto all'altra, come in un collage. Le riguardo velocemente nel loro insieme, quindi chiudo gli occhi interiori. Mi fermo. E arrivo dove sto.
Hari om tat sat.*
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Note

*Il desiderio di vivere (in sanscrito abhinivesha) è l'attaccamento alla vita con conseguente paura della morte ed è legato soprattutto all'attaccamento al corpo mortale. È il quinto dei cinque klesha, le cause della sofferenza dell'uomo: "L'ultimo ostacolo: la grande paura. Abhinivesha, l'ultimo dei cinque kleśha, significa letteralmente "gusto che si ha di se stessi". Potremmo definirlo anche "istinto di conservazione" oppure ancora "testardo attaccamento alla vita" come forza radicata in ogni essere vivente. Abitualmente alla parola abhinivesha si attribuisce il significato più comune: paura della morte." da Antonio Nuzzo, I klesha, cit.

*Mi sono liberamente ispirata ad un'intervista a Giovanni Soldini, navigatore di professione e per vocazione.

*Per la respirazione contraria (in sanscrito Viloma pranayama) vedi Andre' Van Lysebeth, Pranayama, cit.

*Hari om tat sat: letteralmente "la realtà manifesta e quella non manifesta sono quell'infinita vita, che non ha mai fine", intendendo che la realtà ultima è immanente e trascendente in quanto la realtà manifesta e la realtà non manifesta costituiscono l'Inesprimibile Verità Assoluta, identificabile con Brahma, il dio creatore nell'olimpo indiano.

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