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Il biondo aveva la testa conficcata nel cuscino mentre soffocava i singhiozzi e continuava a piangere per colpa di quello che gli aveva detto Vernon. L'aveva ferito veramente. Davvero non gli era mancato? Non era importante per Vernon? Per lui era importantissimo.

Il cellulare di Nate incominciò a suonare. Sapeva già chi fosse e proprio per quello, chiuse immediatamente la chiamata. Non aveva voglia di sentirlo. Vernon era uno stronzo.

Di nuovo la stessa suoneria. Di nuovo Nate gli chiudeva la cornetta in faccia. Cosa del fatto che "non aveva voglia di sentirlo" non aveva capito?

Se non gli sono mancato, può tranquillamente tornarsene da quella troia di Riley. Pensò Nate soffocando un urlo contro al cuscino mentre picchiava con forze e per il nervoso le gambe sul materasso.

Dopo circa una ventina di minuti, in cui finalmente smise di piangere, il campanello suonò impetuoso. Nate non ci mise molto a collegare che la persona che lo stava suonando con forza, fosse Vernon.

«Fottiti e vattene via.» gridò Nate, facendo sbucare fuori la testa della finestra mentre aggrottava le folte sopracciglia per il nervoso.

Vernon in tutta risposta, lo guardò dispiaciuto poi prendendo la rincorsa, si arrampicò sul muro dell'abitazione del suo migliore amico e facendo forza sulle braccia, riuscì ad entrare nella sua camera. Scivolò lungo il pavimento della camera col fiatone mentre Nate lo fissava in cagnesco, «Cosa del "vattene via" non hai capito?» sibilò arrabbiato.

Vernon si alzò da terra, pulendosi la polvere invisibile dai pantaloni poi puntò i suoi occhi verdi e visibilmente lucidi in quelli azzurri come il ghiaccio e arrossati di Nate, «Sono qui per dirti che mi dispiace per come mi sono comportato. So che è colpa mia, soprattutto perché ti ho mentito e in questa settimana ti ho allontanato da me, ma giuro che farò di tutto per rimediare. E vuoi sapere perché? Perché sei importante per me e l'ultima cosa che voglio è vederti soffrire a causa mia.» buttò fuori il rosso visibilmente nervoso, rimanendo senza fiato. Non si era accorto di non aver ripreso fiato durante tutto quel monologo.

«Pensi davvero che io ti perdonerò dopo aver ascoltato queste stupide frasi dette, quasi sicuramente, alla leggera?» sbraitò Nate in risposta livido in volto, spintonando l'amico che emise un lungo e profondo sospiro sconsolato.

«Capisco perfettamente che le mie scuse non possano bastarti, ma ti prometto che non ti farò più soffrire. Mi sei mancato veramente in questa settimana e tutta questa lontananza mi ha fatto capire quello che provo per te. Per non parlare del bacio in piscina. Quel maledetto bacio mi ha davvero confuso le idee, ma alla fine ci sono arrivato: Nate, tu mi piaci e per piacere intendo più di un migliore amico... Diciamo che mi piaci come a te piaccio io.» Vernon concluse quel discorso facendo l'occhiolino a Nate che sussultò con le guance dello stesso colore dei capelli del maggiore, dandosi mentalmente dell'idiota per essere caduto nuovamente ai suoi piedi con quelle frasi che desiderava sentire, forse, da sempre.

Il rosso con passi lenti si avvicinò al biondo che stette immobile ad ascoltare i battiti del suo cuore martellare con violenza nel petto mentre il suo viso si colorava di rosso fino alla punta delle orecchie, «Il mio grande errore è stato lasciare che tu credessi che non sei importante per me e che non mi sei mancato per niente. Non è così. Perderti sarebbe come perdere la parte più importante di me stesso».

Vernon accarezzò dolcemente le gote arrossate di Nate, il quale non sapeva cosa dire; aveva la bocca impastata dalla saliva. Restarono in quel modo, guardandosi l'un l'altro, prima che le labbra di Vernon prendessero possesso di quelle di Nate, il quale spalancò gli occhi sbalordito. Vernon lo stava baciando di sua spontanea volontà e per di più era stato lui a cominciare quel meraviglioso bacio. E la cosa più bella era che gli aveva detto di piacergli e non come semplice amico o migliore amico, ma come amante.

Nate circondò il collo di Vernon con il braccia poi schiuse le labbra per permettere alla lingua del rosso di entrare nella sua bocca per giocare con la gemella. Era una bacio passionale e brusco, entrambi stavano lottando per la dominazione ma si sapeva che avrebbe vinto Vernon. Nate aveva scritto sulla fronte in caratteri cubitali "passivo".

Il rosso staccò con uno schiocco le labbra da quelle del biondo che mugolò in disapprovazione. Non poteva farci nulla, aveva bisogno di aria. Sentiva i polmoni bruciare per mancanza di aria e lo stomaco invaso dalle cosiddette farfalle. Stessa cosa per il biondo che aveva la guance arrossate e accaldate mentre il suo petto si alzava ed abbassava velocemente.

Vernon, dopo aver ripreso fiato, iniziò a dedicarsi al collo di Nate, mordendolo rudemente per poi succhiare la pelle martoriata. Voleva lasciare il suo marchio su quel collo invitante; infatti dei piccoli segni rossi stavano già incominciando a formarsi sulla sua pelle nivea. Nate emise dei bassi gemiti e grugniti mentre tirava delle ciocche di capelli al rosso che continuava a martoriarli la pelle.

Vernon si staccò dal collo del biondo poi incominciò a lasciargli baci umidi sulla mandibola, sulle guance, sul naso leggermente rivolto verso l'alto, sulle palpebre chiuse, sulla fronte e infine sulle labbra che si schiusero immediatamente per poterlo approfondire all'istante.

Il più grande si fermò all'improvviso, facendo lamentare il più piccolo che cercò nuovamente le sue labbra, ma il rosso fu svelto e portò un dito sulle sue labbra turgide per fermarlo. Pochi secondi dopo, però, venne colto di sorpresa dal rosso che lo spinse sul letto. Nate cadde a peso morto sul materasso mentre Vernon saliva sopra al suo corpo magro e dalla pelle nivea, lasciandogli baci sulla pancia man mano che gli alzava la maglietta nera.

Il rosso depositò un bacio sulla pancia piatta di Nate poi incastrò il suo sguardo con quello del biondo e sorrise maliziosamente «Mi stavo dimenticando di chiederti la cosa più importante: Nate vuoi essere il mio ragazzo? Prometto che mi documenterò sul sesso gay».

Nate scoppiò a ridere poi annuì vivacemente, «Ovvio che voglio essere il tuo ragazzo e per il sesso posso sempre insegnarti io».

Vernon lo fissò con un sopracciglio inarcato, «Alt. Qui l'attivo sono io.» puntellò un dito sul petto di Nate che sogghignò poi fece congiure nuovamente le loro bocche, godendosi appieno quel momento tanto desiderato.

Group Chat [Youth Series ~ Book #6]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora