1.9 - Colazione da Tiffany

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Il mio peggior nemico è a mille voti! Grazie mille, davvero non ho parole♥♥

Okay, ora vi lascio al capitolo ahaha



***



- Michael's pov -



Mi risvegliai tra le braccia di Luke, cullato dal suo respiro tranquillo e dalla leggera brezza che spirava dalla finestra aperta. Mi crogiolai nel tepore e nel conforto che mi dava il suo corpo ancorato al mio prima di alzarmi dal letto a malincuore, cercando di non svegliarlo. Decisi di scendere di sotto per preparare la colazione, giusto per tirarlo su di morale – anche se confidavo sul fatto che la nostra più che soddisfacente notte di sesso fosse riuscita a farlo stare meglio.

Avevo amato fare sesso con Luke – e avevo amato specialmente il fatto che lui l'avesse definito fare l'amore – ma non credo che gliel'avrei detto. Non volevo aumentare il suo ego già smisurato, e a dirla tutta non avevo il coraggio di arrivare a ciò che quei commenti implicavano. Avevo usato tutto il mio coraggio per ammettere a me stesso che avessi bisogno di andare a letto con Luke quasi come avessi bisogno di respirare, e quindi ricambiare il suo ti amo era ancora un obbiettivo molto lontano. Già sentivo Lizzie e Calum che mi bestemmiavano contro, specie perché al suo complimento di ieri avevo risposto di nuovo in modo sarcastico... ma alla fine non potevano farci niente. Io stesso non potevo farci niente, non avevo il coraggio di dirglielo e non era un crimine. Dovevo aspettare, farlo ai miei tempi. E poi non poteva paragonarmi a un quadro di Van Gogh e passarla liscia. Aveva già rovinato Monet, non potevo permettergli di infangare altra gente...

Così preso dai miei pensieri quasi non mi accorsi di essere finito nella cucina – senza neanche sapere dove fosse prima di quel momento. La villetta di Luke era abbastanza sistematica, quindi trovare le stanze era abbastanza facile. Mi chiedevo come facesse a vivere in una casa così enorme senza sentirsi solo, visto che io avevo vissuto in una villa mastodontica per tutta la mia vita sentendomi solo come un cane nonostante fosse abitata da una miriade di persone. Forse gli piaceva la solitudine, oppure gli piacevano le ville a due piani... chi poteva dirlo?

Continuai a rimuginarci su mentre, con gesti meccanici e consuetudinari – sul serio, era come se fossi a casa mia – mettevo a friggere uova e bacon per la colazione. Non sapevo cosa Luke mangiasse a colazione, ma speravo che uova e bacon andassero bene. Al massimo avrei mangiato anche la sua colazione, avevo così tanta fame che avrei mangiato persino i muri di casa.

«Mmh, che buon profumo. E che bella vista. Non mi dispiacerebbe svegliarmi così tutte le mattine».

Mi voltai verso Luke, scuotendo la testa e ridendo della sua espressione da depravato sessuale. Bisognava ammetterlo, un tipo così era impossibile da prendere in giro. «Sempre il solito ruffiano. Comunque... buongiorno».

Luke roteò gli occhi prima di avanzare verso di me, distraendomi dalla colazione mentre mi stampava un piccolo bacio sulle labbra che mi fece battere il cuore a mille. «Buongiorno, amore. Mi sono spaventato quando non ti ho visto accanto a me, temevo fossi scappato via», disse, abbracciandomi. Mi stampò un bacio sulla testa.

Sospirai, sentendo il mio cuore saltare qualche battito. «Volevo... uhm, prepararti la colazione. Di solito quando sono giù un bel piatto di uova e bacon mi aiuta a farmi sentire un po' meglio», spiegai, staccandomi da lui, «Non ti da fastidio... vero?».

Luke ridacchiò e scosse la testa. «No, tranquillo. È... strano, però. Sono abituato a non fare colazione, di solito la mattina bevo una tazza di caffè e basta», mi rispose, sedendosi a tavola, «Ma ti dirò, in questo momento non vorrei il bacon. Mi è venuta una certa voglia di salsiccia...», aggiunse, facendomi un occhiolino a cui risposi alzando gli occhi al cielo ed arrossendo.

Mi girai per spegnere il fornello e preparare i piatti. «Sei sempre il solito marpione arrapato, anche di mattina», mi lamentai, facendo ridere Luke.

«Mmh, come se stanotte non ti fosse piaciuta. Scommetto che il tuo pene non ha mai ricevuto così tante attenzioni», mi prese in giro sussurrando nel mio orecchio – non capivo come, ma era finito dietro di me.

Mi girai nella sua stretta, finendo schiacciato tra il bancone della cucina e il suo corpo fin troppo caldo. Cercai di guardarlo negli occhi per quanto potessi, finendo comunque per guardarmi intorno – davvero non ce la facevo ad ammettere la verità guardandolo negli occhi. «Ovvio che mi è piaciuta, a chi non piacerebbe», sbottai sarcastico, «È solo che... ci siamo appena svegliati, potresti evitare i commenti depravati?».

Luke si morse il labbro inferiore, fissandomi senza dire una parola. Andammo avanti così per qualche istante prima che lui dicesse «Scusa, hai detto altro? Mi sono fermato a quando hai ammesso che ti è piaciuto fare sesso con me».

Gemetti frustrato. «Dio buono, ma perché sei così... così?», mi lamentai, facendo ridere Luke che in seguito mi abbracciò, affondando la testa nei miei capelli.

«Andiamo amore, lo sai come sono fatto. Mi piace comportarmi così con te, vederti che fai finta di odiarmi per mascherare il tuo amore. Mi è sempre piaciuto da matti», sussurrò prima di baciarmi la fronte, facendomi arrossire per l'ennesima dannatissima volta. Era assurdo come adesso riuscisse a vedere dentro di me, a rendermi trasparente e a capire le mie vere intenzioni, che si celavano sotto quella maschera di menefreghismo e sarcasmo che mi ero costruito negli anni. Luke sapeva già quanto lo amassi, l'aveva capito da solo. Ed io dovevo solo dirglielo, lasciare che quelle parole lasciassero le mie labbra.

Eppure non lo feci, mangiato dalla paura come mio solito, e decisi di cercare di uscirmene in qualche modo. «L'amore è una gabbia, Luke. Una bella gabbia dorata in cui ti senti tentato ad entrare, ovvio, ma da cui non esci più. Anche quando l'amore finisce, tu non trovi via d'uscita. Sei bloccato nella bella gabbia dorata per sempre, solo e triste».

Luke si staccò da me e mi guardò confuso. «Okay, sorvolerò il fatto che hai pseudo citato Colazione da Tiffany e che io abbia colto subito la  citazione, amore», disse, ridacchiando, «Ma... capisco cosa intendi. E voglio solo dirti che no, non ho intenzione di chiuderti in nessuna gabbia, di illuderti o cose del genere. Sei la prima persona per cui provo dei sentimenti veri, la prima che amo sul serio, non ho intenzione di farti soffrire. Ti prometto che farò di tutto per lasciarti libero di andare ovunque tu voglia, con o senza di me. Perché se per te l'amore è una gabbia, per me è una casa. E la mia casa sei tu».

Quelle parole mi lasciarono con un incolmabile vuoto dentro e la voglia di piangere. Nessuno mi aveva mai detto quelle cose, tanto che ero stato abituato a credere che nessuno l'avrebbe mai fatto. Avrei dovuto capirlo già da subito, che Luke non era come gli altri. Lui era speciale, a modo suo lo era. Ed io lo amavo proprio per questo.



***




[A/N] Ehm... facciamo finta di niente anche stanotte? Ahahaha

Il mio peggior nemico || MukeWhere stories live. Discover now