52. Vinculum Aeternum.

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Jared.


Dicono che la mente si svegli inconsciamente prima di ogni altro senso. Ancor prima di aprire gli occhi, inizia a metabolizzare una serie di informazioni necessarie per cominciare una nuova giornata. La mente è sempre attiva e in allerta, attenta a qualsiasi cambiamento che possa verificarsi nello spazio circostante.

Quando la mattina dopo sollevo le palpebre, ancora assonnato, la mia mente è sveglia da un pezzo e sa già che qualcosa è cambiato. Questa sensazione mi pervade la pelle e mi lascia frastornato, senza capirne appieno il significato. So perfettamente che è giorno da un pezzo, che sto dormendo su un letto che non è il mio e che accanto a me, accoccolata al mio petto, c'è Abby. So ognuna di queste cose con certezza e so anche che c'è qualcosa di diverso rispetto a ieri. Soltanto che non riesco a capire cosa sia.

Apro gli occhi lentamente e mi sgranchisco la schiena. Cerco di non fare troppo rumore, per non svegliare Abby, e mi sposto verso il lato del materasso. La sveglia sul comodino segna le sette e dieci del mattino. Fuori dalla finestra si intravedono dei raggi di sole pallidi, che fanno capolino di tanto in tanto da qualche nuvola bianca e passeggera. Sembrerebbe una giornata come un'altra, a Henver.

Mi alzo in piedi e m'infilo svogliatamente i pantaloni e la maglietta, appallottolati in fondo al letto, e raggiungo in silenzio il bagno. Nonostante mi senta rilassato e piuttosto riposato, ho bisogno di rinfrescarmi la faccia con un po' d'acqua fredda. Apro il rubinetto e mi appoggio con entrambe le mani ai lati del lavandino, mentre mi fermo a fissare il flusso trasparente che scorre sulla ceramica bianca. Quando l'acqua ha raggiunto la temperatura adatta, mi bagno il volto e lascio che le gocce gelate mi colino lungo la fronte e sul collo.

Adoro questa sensazione. È così rinvigorente.

Alzo gli occhi sullo specchio affisso di fronte a me e osservo con attenzione il mio riflesso: con le mani provo a rimettere in ordine i capelli, senza ottenere però alcun risultato soddisfacente. Sbuffo e mi asciugo il volto, ancora inumidito. È proprio quando sto per riabbassare le braccia che noto qualcosa di strano. Quel qualcosa di strano che mi ha fatto svegliare prima, quasi sovrappensiero.

Sbarro gli occhi e rimango con il fiato sospeso, mentre mi avvicino il braccio destro al volto.

«Ma che cazzo...» mormoro, completamente disorientato «E questo cos'è?»

Sul mio avambraccio, nella parte interna del polso, c'è un simbolo disegnato a pelle. È piccolo, dalle dimensioni di quattro o cinque centimetri all'incirca, e sembra essere stato tatuato con un inchiostro nero. La forma è estratta e non rappresenta nulla di sensato ai miei occhi: sono solo due linee curve poste l'una nella direzione opposta dell'altra. Sono vicinissime ma non si toccano mai e si completano quasi a vicenda.

Apro di nuovo il rubinetto, con le mani che cominciano a sudarmi freddo, e infilo il polso sotto il getto d'acqua ghiacciata. Inizio a strofinare con le dita lo strano marchio, comparso improvvisamente durante la notte, e continuo finché la pelle non diventa rossa e indolenzita. Ma il simbolo è ancora lì, persino più evidente di prima.

Ma cosa diavolo vuol dire? Che cos'è questa storia?

In un attimo, la mia mente ripercorre quelli che sono stati gli avvenimenti della notte scorsa e me li fa rivivere a mo' di flash velocizzato. Rivedo Abby, china sul pavimento, a gridare contro i ricordi nella sua testa; vedo noi due, sul letto, mentre parliamo della Lacrima; poi vedo lei, che mi bacia e mi prega di non di fermarmi.

Riapro gli occhi. Qualsiasi cosa sia successa dopo che ci siamo addormentati, deve essere successa pure a lei. Questo simbolo deve significare per forza qualcosa e sono pronto a scommettere che riguarda anche Abby.

Hybrid - L'EsperimentoWhere stories live. Discover now