File 01

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16 ottobre. L'inizio.

La mia giornata iniziò in modo abbastanza normale.
<<Yuka! Sbrigati o farai tardi!>>
Mio padre aveva iniziato, come di consuetudine, la cantilena del buongiorno, segno evidente del mio aver dormito troppo per l'ennesima volta. Ma, girandomi dall'altra parte del letto, decisi che passare qualche altro minuto nelle braccia di Morfeo non avrebbe fatto del male a nessuno.
Evidentemente lui non la pensava come me, perché ripartì all'attacco <<Fura Yuka! Svegliati subito!>>
Strizzai gli occhi. Il letto era caldo, e non avevo nessuna voglia di lasciarlo. Ma pur di non ascoltare un altro urlo di mio padre, scesi velocemente dal letto, mi lavai e mi vestii in un tempo record, come un buon cadetto. Quando scesi al piano inferiore, trovai mio padre pronto per uscire di casa. Aspettava solo la certezza che mi fossi risvegliata dal mio letargo. <<Ben svegliata! Credevo volessi prenderti qualche altro mese.>>
<<Simpatico.>> risposi. <<Dovresti esserne felice. Non troverai mai nessuno, che sia in grado di prepararsi alla velocità della luce, come me.>>
Sorrise, tagliando corto a quella, ormai, scena quotidiana.
Si sedette al tavolo. Aveva già fatto colazione; il suo era solo un tentativo di farmi compagnia e io amavo questo suo lato: Anche se non era un tipo di molte parole apprezzavo la sua presenza, che mi scrutava in silenzio. Era il suo modo per dire che lui c'era, e ci sarebbe sempre stato, anche per le più piccole cose.
Finito di fare colazione, mi incamminai a prendere lo zaino. <<Potresti darmi un passaggio? Sai è il compleanno di Mei. Vorrei farle una sorpresa.>>
<<Certo, non c'è nessun problema.>> Si alzò e cominciò a camminare per raggiungere la porta. <<Dovrei parlare con quella ragazza; magari riesce a convincerti sul diventare un'investigatrice.>>
<<Sarebbe fantastico.>> dissi sarcasticamente, prima di uscire fuori di casa.

Così mi ritrovai nell'Ufficio della circoscrizione 13 ad urlare. <<Dov'è la festeggiata?!>>
Ikeda Mei. Era più grande di me ma grazie al suo carattere amichevole, riuscii ad aprirmi con lei e questo la fece diventare una delle persone più fidate nell'universo. Potevo parlare di tutto. La pensavamo quasi allo stesso modo, sulla maggior parte delle cose.
Aveva da poco realizzato il suo desiderio di diventare un'investigatrice, anche se del dipartimento. Il suo sogno era il lavoro sul campo. Amava il confronto. Questa era forse la cosa che separava i nostri punti di vista. Lei voleva confrontarsi con quei mostri, con i Ghoul. Credeva che nel profondo, fossero buoni ma guidati dall'istinto primordiale della fame. Ma io vedevo solo dei mostri. E non volevo aver nulla a che fare con quei mostri.
Fatto sta che la trovai, ed evidentemente le mie manifestazioni d'affetto a gran voce, nei suoi confronti, le stavano facendo venire voglia di nascondersi. Questo perché, stava cercando di mimetizzarsi con delle scartoffie. <<Se cerchi di fermarmi ignorandomi, è la strategia sbagliata.>>
Mei scosse la testa, rimettendosi gli occhiali, che probabilmente in un attacco di nervosismo misto a imbarazzo, aveva lanciato sulla scrivania. <<Potresti evitare di fare tutto questo baccano?>>
<<È una cosa brutta manifestare il mio affetto?>>
<<Quella era una manifestazione di affetto? Sembravi un pescivendolo.>>
Replicai con un sorriso. <<Andiamo~ come puoi trattarmi in questo modo?>>
Sfoggiò un sorriso. La stavo decisamente mettendo in imbarazzo con i suoi superiori, quindi decisi che come tortura psicologica bastasse, per il momento. <<Ora devo andare, altrimenti il professore mi lincerà sicuramente. Ma stasera vieni a casa mia per festeggiare e non voglio sentire scuse! Specialmente che includano la parola "lavoro". Intesi?>>
Non gli diedi neanche il tempo di rispondere che ero già fuori dall'ufficio, pronta per incamminarmi verso la scuola.
Questa era la mia semplice vita. Del tutto ordinaria. Ma lui era sempre stato lì, nascosto nell'ombra. Pronto per stravolgerla. Ed il momento del nostro incontro, era vicino.

Hunt down ✿ Tokyo Ghoul Where stories live. Discover now