[mind awake, body asleep/3]

119 24 24
                                    



«Sei in gamba, ma non sei simpatica. Sei soltanto una crudele e psicotica truffaldina. Un'imbrogliona. Ma, forse, è proprio per questo che sei in gamba».

— Lunedì scorso, Il mio nutrizionista










Dal corollario del lavativo

MA ALLA FINE È VERO CHE IL PAZZO È UN SOGNATORE SVEGLIO?





Giaccio su un binario morto.

Dieci pugnalate.
Sangue che cola.
Cimici che salgono.
Ragni che scendono.

Didascalie e striscioni che recitano inni scabrosi (tipo, Troia trucidata e tartassata da trauma troppo fantasioso — tritacarne e tornado —, trova terapia e tratta bene mamma).

Sto in questa terra di nessuno, dove quando c'è dolore, non c'è colore (e vengo inseguita da grassissimi elefanti intrappolati dentro a microscopiche scatolette da tonno).

In più, sono schiacciata nella distopica realtà di un universo parallelo del pensiero, dove, al posto degli abbracci, vedo solamente ossa e brandelli di pelle.

Sono scucita dall'ago che è il riscatto, qui, nella dimensione dove si muovono tutti i pendoli — che creano un effetto yo-yo tutto nuovo — (Ma sono lì, dove la felicità è soltanto un «chiodo schiaccia chiodo», perché il bullone-perno ruota unicamente attorno alla magrezza).


Io, sì, proseguo lungo questa strada; ma il punto è che nel mezzo di questo cammino mi sono ficcata in una selva (E, ahimè, io, che sono una pallina vigliacca e incapace, mica ci so uscire da qui!)


Quindi resto in questa terra di nessuno, e c'ho freddo (Sono sfasciata, smagliata e scucita... rattrappita!).

Vengo morsa da Dracula.
Divento una lisca di pesce.
Mi stendo consciamente nel Vacuum.
E poi giaccio di nuovo sul binario morto.

ANALESSI O GIORNO DELLA MARMOTTA?









































-

Involontariamente, ho emesso un sospiro che mi ha compromesso il sonno.

(Avevo dimenticato di prendere la melatonina — il mio sonnifero, la mia valeriana, la mia salvezza!)

Perciò, sono rimasta tutta la notte sveglia, persa tra i miei pensieri, cogli occhi strabuzzati e rivolti verso il soffitto. Sottomessa da sadici flussi di coscienza.

Mente sveglia, corpo mezzo addormentato.

Poi ho sentito un dolore lancinante colpirmi lo stomaco — un dolore che mi ha attanagliato completamente, dentro e fuori — che è salito su, bloccandomi prima l'esofago e poi la gola. All'inizio, ho pensato che fossero questioni prettamente fisiche dovute al fatto che quella sera, durante il rito di controllo poliziesco, avessi ingerito troppa pasta; ma, quando dopo mi ha colpito la cassa toracica (mi riferisco al cuore ma, per qualche bislacca ragione, mi fa ribrezzo utilizzare questa parola), ho realizzato che fosse una questione legata solo ed esclusivamente ad un ennesimo, inconcludente attacco di nausea.



From The Dining Table - (Coming Soon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora