Another Life

203 22 16
                                    



Leia si fece avanti tra la folla esultante che si era radunata e solo dopo qualche tentativo riuscì a giungere davanti al Falcon, che era appena atterrato sul pianeta dopo aver portato il suo equipaggio ristretto sulla base Starkiller.

Lei aveva sempre saputo che Han ce l'avrebbe fatta, non importava come, ma li avrebbe portati lì e avrebbe salvato la galassia... di nuovo.

Tuttavia, Leia sapeva quello che stava per succede, ma non era sicura di avere la forza per affrontarlo.

Anzi, era convita di non averla.

Le mani le tremavano e lei le chiuse a pugno per far diminuire i tremiti, ma ottenne scarsi risultati.

Non era mai stata brava a gestire queste situazioni, forse anche per questo si era innamorata di Han; lui riusciva a prendere sempre tutto alla leggera, a essere ottimista ed a farle credere che tutto si sarebbe sistemato, anche quando l'universo stesso stava per crollare loro addosso.

Quanto avrebbe voluto riuscirci anche lei...

Mentre il generale era persa nei suoi pensieri, la portiera del Falcon si aprì e lei strinse ancora più forte i pugni.
Gli occhi le bruciavano, ma non avrebbe pianto, non ancora.

Dal cargo scese Chewbecca, che portava sulle spalle l'assaltatore disertore, privo di sensi.
Leia gli rivolse uno sguardo preoccupato, mentre il ragazzo veniva caricato su di una barella.

Poi si voltò e vide comparire la minuta figura di una ragazza.

Rey.

Leia la riconobbe istantaneamente, la Forza era forte in lei, la poteva percepire.

Dopodiché il generale guardò verso il familiare mercantile corelliano e per un attimo chiuse gli occhi.

Pochi istanti dopo, uno stivale fece capolino sulla passerella del Falcon.
Leia sussultò.

Dopo nemmeno un attimo, Han
comparve sulla soglia del portellone
del cargo, la guardò e le sorrise.
Potevano essere passati anche trent'anni, ma il suo sorriso era rimasto sempre uguale.

Han era così, non cambiava mai. Nel bene e nel male... forse soprattutto nel male.
Ma, secondo lei, questo, paradossalmente, era un bene.

Leia era sicura che, anche con i capelli grigi e qualche ruga in più, avesse conservato il brutto vizio di addormentarsi occupando gran parte del loro letto matrimoniale. Un po' per infastidirla e un po', forse, per costringerla a dormine stretta a lui.

Era il suo modo per dirle che l'amava e, benché lei gli rinfacciasse sempre questa sua pessima -o magnifica che dir si voglia- abitudine, aveva sempre adorato quando Han lo faceva.
Anche se, per orgoglio, non l'aveva mai ammesso.

Ed era convinta che lo avrebbe adorato anche in quel momento... dopo tutto quel tempo. Perché sì, potevano passare anche secoli, potevano esserci tra loro distanze astrali, ma lui riusciva ancora a farla impazzire.
Proprio come trent'anni prima.

Leia tornò alla realtà e guardò verso il Falcon, estremamente tentata di correre incontro a suo marito, ma qualcosa la bloccò.

Vide Han guardasi alle spalle e sussurrare qualcosa, ma non capì cosa avesse detto o a chi l'avesse detto.
Il suo cuore mancò un battito.

Han fece un paio di passi avanti per venirle incontro, ma lei non si mosse, non riusciva a farlo. Anche piangere o semplicemente sorridergli le sembrò difficile.

Era come pietrificata, lì, come una statua di cera davanti a quel vecchio rottame di cui ormai conosceva a memoria ogni singolo componente.
Suo marito le rivolse di nuovo un sorriso, forse il sorriso più tenero che Leia gli avesse mai visto fare, e poi l'abbracciò e la tenne stretta.

Another life||HANLEIAWhere stories live. Discover now