capitolo 18

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Stiles fu svegliato dal bip costante del macchinario a cui era collegato e ci mise qualche secondo per realizzare di essere ancora vivo. I ricordi di ciò che era successo si susseguivano a sprazzi e in modo confuso e sentiva la testa così pesante da riuscire a malapena ad articolare un pensiero coerente.
Sentiva un lieve fastidio al braccio, nel punto in cui era collegata la flebo, e un bruciore costante ma sopportabile al petto.

-Stiles?-mormorò una voce familiare che però non riusciva a collegare ad un volto.-Figliolo, come ti senti?-

Il ragazzino avvertì chiaramente una mano grande e affettuosa accarezzargli i capelli e la voce sussurrare ancora parole dolci.

-Papà?-chiese, sentendo la voce raschiare dal fondo della gola e annaspando per riprendere fiato dopo  una fitta al petto.

Il padre si affrettò a porgergli un bicchiere d'acqua e a sistemargli i cuscini così che potesse bere senza soffocare.

-Dove mi trovo?-chiese Stiles, socchiudendo gli occhi feriti dalle luci al neon sopra di lui.-Cosa è successo?-

Lo sceriffo lo esortò a bere, prendendosi qualche istante per rispondere.-Sei all'ospedale di Beacon Hills. Ti hanno ricoverato ieri per una profonda ferita al petto, ma sembra che gli organi vitali siano a posto. Hai avuto...hai avuto una forte emorragia ma ora è tutto passato.-

Stiles si prese il suo tempo per elaborare le informazioni, bevendo l'acqua a piccoli sorsi e sentendo solo una forte confusione.

-Ti rimetterai presto, stai tranquillo. Potrai anche riprendere la scuola.-gli disse una voce proveniente dalla porta. Solo allora il ragazzino si accorse della presenza di un'altra persona, un'infermiera, e cercò di sorriderle debolmente.

-Come ti senti?-gli chiese la donna, avvicinandosi e scostandogli i capelli dalla fronte con fare materno.

-Un po' confuso e dolorante.-rispose Stiles. La donna annuì, poi si girò verso il macchinario e iniziò a segnare alcuni dati su una cartella.

Lo sceriffo si schiarì la voce, attirando l'attenzione del figlio.-Stiles, so che ora potrebbe non essere un buon momento ma...puoi spiegarmi cosa è successo?-

-Successo?-chiese Stiles.-Non...io non saprei.-

-Voglio dire, sei scomparso per più d due settimane.-

-Scomparso?-mormorò il ragazzo, guardando il padre confuso. Anche l'infermiera si fece attenta.-Non...non ho avuto un incidente con la jeep?-chiese, sgranando gli occhi.

Lo sceriffo lo guardò con gli occhi sgranati, deglutendo a vuoto.-Non ricordi nulla?-

-Io...ricordo di essere uscito da scuola e di essere salito sulla jeep. Poi più nulla.-

                              *****

Melissa poggiò le chiavi di casa sul tavolo, guardando affranta il gruppo che si era riunito a casa sua.

-Allora?-chiese Scott, ansioso. Allison gli stringeva la mano e Lydia girava per il salotto come una trottola, mentre tutti gli altri, seduti composti intorno al tavolo della cucina di casa McCall, sembravano pendere dalle labbra della donna. Solo Derek se ne stava in disparte, appoggiato al davanzale che dava sulla veranda con lo sguardo fisso sulla riserva.

-Lui sta bene. Con un po' di riposo e le cure adeguate si riprenderà.-annunciò. Tutti rilasciarono il respiro che sembravano aver trattenuto, e Derek si voltò a fissare la donna negli occhi.-Ma...?-chiese, fiutando la preoccupazione della donna.

-Non ricorda nulla.-

Il pugno di Derek che si schiantò contro il muro della cucina fu così forte da lasciare un buco.

                            *****

L'agente Parrish abbozzò un sorriso, sedendosi dove prima era seduto lo sceriffo e tirando fuori un block notes.

-Mi dispiace stressarti con queste domande adesso, ma come sai è inevitabile.-si scusò.

Stiles annuì.-Certo. Ma come ho detto a mio padre non penso vi potrò essere di aiuto.-

Parrish annuì.-Partiamo dall'ultima cosa che ricordi.-

-Stavo uscendo da scuola e sono andato verso la jeep.-rispose Stiles, massaggiandosi la testa.-

-Sei salito sull'auto?-

-Io...non lo so, forse.-disse.-Non ricordo.-

-Tranquillo. Il dottore dice che questa amnesia potrebbe essere dovuta allo shock, ma potrebbe essere temporanea.-

-Potrebbe?-si preoccupò Stiles.

Parrish annaspò.-Beh, ogni caso è diverso.-

-Potrei...potrei non ricordare mai? Ma nessuno sa cosa mi sia successo? Mio padre ha detto che sono stato rapito...-

-Ecco...non lo sappiamo per certo. Sappiamo solo che sei sparito senza lasciare traccia e che due giorni fa lo sceriffo ha ricevuto una chiamata anonima che segnalava la tua posizione.-

-Ed è venuto da solo?-si preoccupò Stiles.

-Sai come è fatto, non ha pensato nemmeno per un istante.-

-Già, so come è fatto.-

-Ha chiamato rinforzi una volta arrivato alla villa.-

-Villa?-

-Sì, ti trovavi in una villa appartenente alla famiglia Martin. Sembra che sia stata occupata abusivamente dai tuoi rapitori. I signori Martin usano quella villa solo in estate e la serratura è stata forzata.-spiegò Parrish.-Ho una foto della casa,vuoi vederla? Potrebbe farti ricordare.-

Stiles esitò un attimo, poi annuì.-Va bene.-disse, prendendo la foto che il vicesceriffo gli porgeva. La fissò a lungo, cercando particolari che gli risultassero familiari, ma poi sbuffò e scosse la testa.-Scusa, non mi dice nulla. Mi sembra tutto così assurdo.-sospirò.

Parrish gli sorrise incoraggiante.-Va bene, non preoccuparti.-

-E mi avete trovato lì?-domandò Stiles, scrutando ancora la foto.

-Sì. Lo sceriffo ha aperto la porta principale, ma è stato aggredito e drogato.-

Stiles quasi si strozzò con la propria saliva.-Aggredito?!-

-Sì, ma non gli è stato fatto alcun male.-lo rassicurò Parrish.-È stato addormentato con uno straccio imbevuto di cloroformio e chiuso in una cantina. Lo abbiamo trovato lì quando siamo arrivati. Tu eri già stato portato via dall'ambulanza.-

-Ma...chi ha chiamato l'ambulanza? E perchè ero ferito?-

Parrish lo guardò incerto.-È quello che speravamo di sapere da te, Stiles.-

Stiles sbuffò, scuotendo la testa.-Non avete nessuna prova? Impronte? Nulla?-

-No, a quanto pare tutto è stato ripulito con cura. Abbiamo trovato solo una strana polvere a circondare l'edificio e...peli di lupo.-

-Non ci sono lupi a Beacon Hills.-gli fece notare Stiles.-È quello che abbiamo pensato anche noi. Forse si tratta di un cane lupo, magari appartenente ai rapitori.-

-Capisco.-sospirò Stiles.-Mi dispiace, non ricordo assolutamente nulla.-

Parrish sorrise comprensivo.-Sono sicuro che presto andrà meglio.-

Stiles abbozzò un sorriso.-Certo. Grazie Parrish.-

                              *****

Peter entrò nel loft silenziosamente, pur sapendo che il nipote lo aveva sentito. Fissò con sguardo corrucciato Derek che fingeva palesemente di guardare la televisione, ignorandolo di proposito.

-Quindi?-chiese, sbracandosi sul divano e guardando di sottecchi il nipote, che si limitò ad inarcare un sopracciglio.

-Quindi cosa?-sbuffò Derek, gli occhi incollati sul televisore.

-Perchè non sei in ospedale?-

-Perchè dovrei esserci?-borbottò Derek.

Peter lasciò che un sorriso intenerito si allargasse sulle sue labbra.

-Oh, Derek.-disse, accomodandosi meglio sul divano.-Perchè lo ami.-

Kidnapping ~ SterekWhere stories live. Discover now