Capitolo 6 - La baita del cacciatore

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Sotto ad un grande albero spoglio trovai chi non mi sarei mai aspettata. Il corpo completamente congelato di Max, il cacciatore, che viveva da anni in quella zona durante tutto il corso dell'anno. Stava riverso a pancia in giù, ormai da chissà quanto. Faceva (e fa) così freddo che era completamente intatto, come se stesse dormendo, se non fosse stato per il colore della sua pelle, bianca quasi quanto la neve che lo ricopriva. Lo avevo riconosciuto dal suo zaino, pieno di toppe che lui stesso aveva attaccato, una per ogni posto che aveva visitato. Conoscevo Max dalla prima volta che venni qui con i miei genitori, quando mia madre era ancora viva. Non che lo conoscessi benissimo, ma abbastanza da darmi pena per la sua scomparsa. Stringeva ancora in pugno la sua ascia, quella con il manico intagliato che portava sempre con sé. Forse era stato colto di sorpresa da una tormenta e non era più riuscito a ritrovare la strada di casa. In quei casi anche il miglior esperto sarebbe stato in grosse difficoltà e si sarebbe perso. Escludo che sia stato un animale, non si sarebbe mai fatto cogliere di sorpresa, e di certo non lo avrebbe lasciato senza segni evidenti di un attacco, che non c'erano infatti.

Nonostante il profondo dispiacere riuscii a trattenere le lacrime, per quel momento, o mi si sarebbe congelata la faccia più di quanto non stesse già facendo. Non ho mai provato simpatia per i cacciatori "comuni", di quelli che cacciano solo perché trovano divertente e motivo d'orgoglio tornare a casa con qualche bestia innocente privata della vita. Max però era diverso, anche se non mi piaceva quello che faceva, devo ammettere che è stato l'unico a riuscire a convincermi che se praticata in un certo modo la caccia poteva anche essere una cosa buona. Rispettava la natura e gli animali, non faceva soffrire quelle povere creature più del necessario e non ricorreva a trappole o pratiche che non posso che definire sleali. Ogni tanto usava qualche trappola in effetti, ma solo quando doveva trovare del cibo e il clima era troppo rigido per permettersi di uscire di casa. Per lui la caccia non era premere il grilletto del suo fucile e tornare a casa con la preda da appendere al muro. Per lui era un mezzo di sostentamento, poiché non aveva elettricità in casa, e quindi uccideva solo per mangiare o per difendersi se necessario, come avrebbe fatto un qualsiasi predatore. "Per essere un vero cacciatore" mi disse una volta "devi conoscere le tue prede e riuscire a superarle in astuzia." E poi concludeva "Un vero cacciatore non bara mai, né con la selvaggina, né con sé stesso". Giocava ad armi pari insomma. Lui con il fucile e l'intelligenza, gli animali con istinto, riflessi e tutte quelle difese che la natura ha dato loro.

Se avessi avuto la possibilità lo avrei seppellito, ma non ero nelle condizioni di poterlo fare, con mio rammarico. Odio il pensiero di saperlo ancora lì, sempre se qualche animale non abbia infierito.

Freddo e sete stavano diventando sempre più difficili da sopportare, così continuai per la mia strada. Dopo non molto raggiunsi la bella radura dove il cacciatore aveva costruito la sua casa, una piccola baita in cima ad un grosso masso. Scesi dall'altura dove mi trovavo solo per dirigermi verso quella rocciosa sulla quale si trovava la casa. Sorpassai il vecchio capanno malandato senza dargli troppa importanza, avevo assolutamente bisogno di trovare qualcosa da bere. Arrivata alla base dell'altura ebbi motivo di nuova tristezza: alle due croci di legno che sin da quando ricordo erano state sempre lì, se n'era aggiunta una terza. Max aveva un cane da caccia che lo seguiva quasi sempre, preso dopo la morte dei due che aveva prima. Era un Billy, una razza che forse in pochi conoscono, una di quelle adatte alla caccia, e aveva un bel pelo bianco a chiazze rossicce. Era molto simpatico, avevo giocato con lui qualche volta. Si chiamava Flash e ricordo ancora quella volta che improvvisamente corse nella foresta, mentre era accanto al suo padrone e a me e mio padre che chiacchieravamo. Poco dopo ritornò con un grosso coniglio stecchito in bocca e lo posò ai piedi di Max. Il cacciatore non usava spesso Flash per la caccia, lo teneva con sé più che altro come cane da compagnia e come allarme in caso di avvicinamento di lupi o orsi.

Abby's Long Dark (ITA) (In Pausa)Where stories live. Discover now