Antica Roma

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Un eromenos con il suo erastes durante un simposio

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Un eromenos con il suo erastes durante un simposio. Affresco della Tomba del tuffatore.

Nella Grecia antica e nei territori corrispondenti alla Frigia, e più tardi nella stessa Repubblica romana, la dea Cibele era adorata con un culto particolare i cui sacerdoti principali, i galli o "arcigalli" erano dei maschi che si erano sottoposti ad una volontaria auto-evirazione; in seguito vestivano con abiti femminili dichiarando essere divenuti loro stessi delle femmine a tutti gli effetti. Queste prime persone transessuali sono anche state indicate da diversi autori come essere i primi modelli di ruolo "esclusivamente omosessuale" presente in epoca antica.

Nell'antica Roma il giovane corpo maschile è rimasto al centro dell'attenzione sessuale dell'uomo adulto, ma i rapporti che si sviluppavano erano tra anziani uomini liberi e schiavi o giovani liberti che avevano preso il ruolo ricettivo nel rapporto sessuale. Tutti i primi imperatori romani della dinastia giulio-claudia, ad eccezione di Claudio, si presero degli amanti maschi: dal grande condottiero Gaio Giulio Cesare irriso per la relazione probabilmente pederastica intrattenuta col sovrano del regno di Bitinia Nicomede IV, ad Augusto e Tiberio accusati di tenere acanto a sé dei catamite, fino a Nerone che giunse fino al punto da celebrare ufficialmente un rito di matrimonio romano tra sé e ben due uomini (Sporo e Pitagora).

L'imperatore ellenofilo del II secolo Adriano è ricordato per la sua relazione appassionata avuto con un giovane greco di Bitinia chiamato Antinoo, mentre quello del III secolo Eliogabalo è passato ala storia per esser stato uno dei primi omini nella storia ad aver tentato su di sé un'operazione chirurgica di cambiamento di sesso.

L'imperatore ellenofilo del II secolo Adriano è ricordato per la sua relazione appassionata avuto con un giovane greco di Bitinia chiamato Antinoo, mentre quello del III secolo Eliogabalo è passato ala storia per esser stato uno dei primi omini ne...

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Corteo bacchico, il dio Bacco si sostiene appoggiato ad un Satiro.

Nella società fortemente intrisa di patriarcato (antropologia) romana, era socialmente accettabile per un adulto cittadino maschio prendere il ruolo sessuale attivo di penetrazione nelle relazioni con persone dello stesso sesso. I minorenni maschi liberi erano rigorosamente protetti dai cosiddetti "predatori sessuali" (vedi Lex scantinia), mentre gli uomini adulti che volontariamente assumevano il ruolo "passivo" nelle relazioni omosessuali potevano venir anche ferocemente denigrati. Nessuna legge o censura morale era diretta contro i comportamenti omosessuali in quanto tali, a condizione che il cittadino mantenesse il ruolo dominante con un partner di status inferiore, come uno schiavo, un prostituto, o chi era stato relegato e ridotto al pubblico ludibrio dall'infamia, persone queste ultime che avevano perduto tutti i diritti sociali, civili e politici.

Durante il Rinascimento italiano le città ricche del Nord Italia - Firenze e Venezia in particolare, erano famose per la loro pratica diffusa di amore tra persone dello stesso sesso, situazione questa in cui si trovava impegnata una parte considerevole della popolazione maschile; sistema costruito principalmente proprio sul modello classico della Grecia e di Roma. Gli atteggiamenti verso il comportamento omosessuale si modificarono quando l'impero cadde sotto il dominio cristiano; si veda ad esempio la legislazione di Giustiniano I.

Con la transizione da paganesimo a cristianesimo, nel tardo impero romano fu la condanna cristiana a rendere l'omosessualità un reato, cioè uno stuprum; tuttavia la terminologia usata per giustificare la condanna non è cristiana, ma è ripresa dalla filosofia greca e non dalla teologica ebraica. Nella proibizione dell'omosessualità esisteva, almeno in parte, il desiderio di tutelare il compagno ricettivo dal disonore sociale che gli derivava dal suo atto, combattendo pertanto contro l'idea che alcune persone (quelle libere) abbiano il diritto di usare il corpo di altre (quelle schiave) in qualunque modo desiderino.

Era abbastanza ovvio quindi chiedere la condanna di un atto che era considerato dalla stessa mentalità pagana uno stuprum (un abuso) anche quando avveniva fra persone consenzienti. Dire, però, che il cristianesimo abbia rovesciato la libera morale sessuale pagana è una semplificazione eccessiva di un'evoluzione di pensiero molto più complessa, sfumata e contraddittoria. Molti pensatori greci furono infatti violentemente antiomosessuali, al punto che su molte questioni i cristiani dovettero solo recuperare le loro condanne e i loro principi ed utilizzarli nuovamente, corroborandole con l'autorità derivante dalla condanna derivante dalla Bibbia, per esempio richiamandosi al mito della distruzione di Sodoma e Gomorra. Una lettura parallela di scrittori cristiani e di loro contemporanei pagani come Seneca oppure Plotino, mostrerà in effetti, in questo campo, molte più convergenze che divergenze.

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