Capitolo 46 - passano i mesi

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Sei mesi dopo tutto è tornato alla normalità, più o meno.
Vado alla torre sempre meno, il che è una buona cosa: sto diventando più indipendente.
Steve comunque abita ancora con me, a Brooklyn.
L'altro Steve cresce troppo velocemente per i miei gusti.
È ancora piccolo, certo, ma mi sto già deprimendo pensando al giorno della sua laurea.
Okay, non esageriamo.
In ogni caso sta diventando grande troppo in fretta.
Sono già passati sette mesi dalla sua nascita...
Beh saranno sette mesi tra qualche giorno.

"Steve?" lo raggiungo in cucina.
"Dimmi" quasi si strozza col caffè.
"Ehi non morire" rido.
"Stavo pensando... oggi potremmo andare a vedere come sta. Che ne dici?" è passato troppo tempo dall'ultima volta, e per quanto non lo voglia ammettere i ricordi si stanno sbiadendo.
Tanto tempo? Sono passati un anno e due mesi.
Non è tanto tempo. È troppo.
"Mi sembra perfetto. Andiamo alla Torre a lasciare Stevie e poi si va" sorride.
Da quando lo chiama Stevie? Mi piace, comunque.

Dieci minuti dopo sono già pronta, per quanto cerchi ritardare quel momento.
Ci ho messo troppa cura. Ci tengo davvero tanto, e si vede, anche se non dovrei.
Lo so.
Anche Steve se ne accorge.
"Sei sicura?" mi chiede infatti.
"Sì. Ci ho solo messo poco" mento.
In realtà non sono sicura. E non sono pronta.
Ma devo togliermi questo peso. E subito.
Prima di uscire però noto che Steve sta guardando una foto.
Di Bucky.
"Tornerà. Tornerà..." mormoro, ma non ne sono sicura nemmeno io.
Andiamo alla Stark Tower, affidando, per la millesima volta, Steve a Tony.
"Ci vediamo qui sotto tra un paio d'ore" lo salutiamo.
Poi ci dirigiamo verso la struttura.
Io e lui.
Come ai vecchi tempi.

New York oggi è fredda e silenziosa, come se il mondo se la fosse dimenticata per un giorno.
In perfetto accordo con in mio umore.
Vuoto.

"Sei sicura?" mi chiede ancora prima di entrare.
"Sì" mormoro.
Apro la porta con una mano tremante.
"Jean fermati" se n'è accorto.
"Che ti succede?" domanda preoccupato.
"Non ho nulla. È solo emozione. È passato più di un anno" gli ricordo.
Lui mi sorride. Ci ha creduto.
In realtà ho paura che possa essere l'ultima volta che lo vedo.
Ho paura che i medici mi dicano che non c'è una cura.
Ho paura di perderlo del tutto.
"Va bene allora" mi apre la porta.

L'interno della struttura medica è esattamente come la ricordavo.
Bianca e spoglia.
In un anno non hanno aggiunto nulla.
Sono evidentemente professionali, è un luogo di lavoro, non una festa.
Mi fermo prima di voltare l'angolo che mi porterà di fronte a lui.
Prendo un respiro, sperando di infondermi un po' di forza.
"Coraggio. Ce la puoi fare" mi convinco.
Con un passo entro nella stanza.
Mi guardo intorno confusa.
È... vuota.
Completamente vuota, non c'è nessuno.
Mi assale il terrore.
"Steve..."  le lacrime tornano a farsi strada sul mio viso.
"È stato lui, è stato Tony! Non ci ha detto nulla, ed ora lui... lui è..." non riesco nemmeno a terminare la frase.
"Non dire così. Non lo sapeva, ne sono sicuro" mi abbraccia, protettivo.
Io continuo a piangere, incapace di provare altre emozioni se non la rabbia ed il rimpianto.

"Ne sei sicuro? I medici non ti hanno detto nulla? Ed hanno il telefono staccato. D'accordo, grazie Tony" Steve riattacca.
Quindi anche lui era all'oscuro di tutto.
"È colpa mia..." mormoro seduta sulle scale d'ingresso.
"Colpa tua?" chiede confuso.
"Non gli sono stata vicino, glielo avevo promesso e non l'ho fatto. Se fossi stata con lui a quest'ora saprei cos'è successo" mi accuso.
"Sì, può darsi. Ma in questo modo non sarebbero successe tutte quelle cose. Probabilmente non ci sarebbe stato Peter, non avresti scoperto di Tony, Lily forse non si sarebbe sposata. Non puoi darti la colpa" cerca di tranquillizzarmi.
"Steve non riesco a non pensare al fatto che sia successo tutto a causa mia" ricomincio a piangere.
"Vieni qui" mi ospita di nuovo tra le sue braccia.
"Ho bisogno di tornare alla Torre. Adesso"

Tony ci aspetta già all'esterno, insieme a Natasha.
Appena lo vedo gli corro incontro.
"Bimba... mi dispiace così tanto" mormora stringendomi.
Io non riesco a rispondere.
"Ma..." sento una nuova voce.
Mi volto verso Natasha, che tiene in braccio Steve.
"Ma...ma..." balbetta.
Perfetto. Altre lacrime.
"Sì Steve. Sono qui" mi avvicino a lui e Nat.
Poi tutti e tre si stringono a me, per confortarmi.
"Jean te l'avranno già ripetuto un'infinità di volte, ma non è colpa tua. Hai fatto la scelta migliore, sei andata avanti. È stata la cosa giusta" interviene Nat.
"Grazie... anche se non credo sia così" mormoro.
Poi mi volto di colpo.
Tra la folla di persone che camminano senza guardare in faccia nessuno c'è un uomo.
Con il cappuccio.
Sta fermo, rivolto verso la Torre.
Turisti... penso.

"Andiamo a piedi, ti prego. Ho bisogno di tempo per riflettere" fermo Steve, che sta andando verso il garage.
"Puoi anche restare qui, se vuoi" aggiungo.
"Non se ne parla. Ti ricordo cos'è successo l'ultima volta che siamo andati alla clinica?" come dimenticarlo... è stato quel giorno in cui ho scoperto di Steve.
Ed ho preso la decisione di non andare più a trovare Bucky.
Uno dei giorni più difficili della mia vita.
"Okay" rispondo soltanto.

Durante l'intero tragitto ho la sensazione che qualcuno mi sita seguendo.
Eppure ogni volta che mi guardo intorno non c'è nessuno.
Arrivata di fronte a casa sono decisa a scoprire di cosa si tratta.
"Vai, io voglio fare ancora due passi" mento lasciando le chiavi e il bambino a Steve.
"Sicura?" domanda.
"Sì" rispondo senza aggiungere altro.
Fortunatamente non mi chiede niente e fa come ho detto.
Io cammino ancora per qualche metro, poi giro in un vicolo.
Jean, sei matta? Potrebbe essere pericoloso! mi rimprovero.
"Chi sei? Perchè mi segui?" chiedo ignorando il buonsenso.
Jean scappa. Scappa e basta sto cominciando ad avere paura.
In ogni caso non arriva nessuna risposta, per cui mi volto, convinta che non ci sia nessuno.
Invece dietro di me c'è l'uomo col cappuccio.

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Non vi annoio con le mie solite cavolate e vado a scrivere il prossimo capitolo.
Besos.

P.s.: In realtà sto scrivendo il 49° capitolo, sono tornata indietro.
Mi spiegate come possa essere così influenzata da una persona che nemmeno mi conosce?
No perchè vedo The Bronze e sto male per mesi. Davvero.
Ora scopro che in The Martian (film che non ho ancora finito) va con una.
Ma dico io, registi calmatevi un po' che poi la gente ci sta male.
No, eh? Caspita...
Poi ora esce I, Tonya dove figuriamoci, è il marito della protagonista.
Io che volevo andare a vederlo forse non posso per questa storia che ci sto troppo male.
Seriamente, mi sto preoccupando, non è normale prenderla in questo modo.
Comunque la smetto di annoiarvi con i miei drammi e torno a finire il capitolo 49.
Grazie, prego, ciao.

You remember? I do || Bucky Barnes ||Where stories live. Discover now