ELFI, NANI E RAGNI

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Regna il silenzio nel profondo della foresta. Alti e rigogliosi alberi impediscono ai raggi del sole di penetrare, l'impressione è quella di ritrovarsi immersi in un'infinita notte. Corro elegantemente tra la fitta vegetazione, il vento sferza le orecchie, foglie e rami sfiorano delicatamente il mio corpo. Capelli ramati si librano nell'aria, accarezzano il mio viso.

Accanto a me sfreccia Legolas. Nonostante il passo sia più pesante, la stessa eleganza lo caratterizza. Sento il suo caldo corpo lambire il mio, l'aroma dolce della sua pelle investe le mie narici. Come sempre cerca arrogantemente di battermi in velocità: è una battaglia persa!

Sono più veloce di lui, il mio corpo più snello e slanciato, più leggero e agile non può che dare filo da torcere al suo possente e muscoloso.

Una grande amicizia ci lega, siamo uniti fin da quando mi è concesso ricordare. Insieme abbiamo imparato a camminare, a correre, a cacciare, a combattere. Ero appena venuta alla luce quando i miei genitori furono uccisi da una scorribanda di Orchi nei nostri territori, era l'anno 2170 della Terza Era. E' stato da quel momento che re Thranduil mi ha presa e posta sotto la sua ala protettiva, crescendomi come fossi sua figlia. Un potente affetto vedo negli occhi del re quando mi guarda. E un altrettanto sentimento mi dimostra Legolas, ma più tenero e romantico.

Dei rumori rompono il silenzio della foresta, sono sordi ma facilmente identificabili. C'è uno scontro in corso. Acceleriamo.

Versi acuti, fastidiosi, rumore di spade. Urla.

Mano a mano che ci avviciniamo i suoni diventano più forti e chiari.
Qualcuno è arrivato prima di noi, attaccando i Ragni che dovevamo eliminare per ordine del re. In questi ultimi tempi quelle creature continuano a varcare i nostri confini, dilagando nella foresta e seminando ovunque ragnatele.
Finalmente arriviamo nel luogo da cui provengono i rumori. Le piante sono coperte da migliaia di sottilissimi fili bianchi, bozzoli vuoti pendono dagli intricati rami.
Grossi, neri e orridi Ragni spuntano da ogni parte. Non sono soli, altre creature prendono parte al massacro.

Sono basse e tozze, lunghe barbe si ingarbugliano con fini fili bianchi

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Sono basse e tozze, lunghe barbe si ingarbugliano con fini fili bianchi. Sono sporchi, trasandati e esausti, ma combattono con ardore e furia.
Nani.
Vige un'antica rivalità tra Elfi e Nani. In un tempo immemore i due popoli erano profondamente vicini, legati da lealtà e amicizia. L'inizio delle ostilità tra le due razze avvenne nella Prima Era, al tempo di Thingol, Supremo Signore delle genti del Doriath, Re dei Sindar e Alto Re del Beleriand. L'Elfo, riuscito ad impossessarsi di uno dei Silmaril, tre magiche gemme create da Fëanor, chiamò una compagnia di Nani per farlo incastonare in una collana: la Nauglamir, la più bella mai esistita. Quando l'opera fu ultimata i Nani non permisero a Thingol di impadronirsene, rimasti anche loro affascinati dal Silmaril. Questi impedì loro di andarsene dal Doriath, ma i Nani lo uccisero scatenando l'ira degli Elfi.

Io personalmente sono indifferente a questa antica faida. Troppo giovane per ricordarlo, i miei 600 anni sono troppo pochi per serbare rancore. Non odio i Nani e tantomeno li amo. Ma vedo il livore di Thranduil nei confronti di quella razza.

Estraggo la prima freccia, tendo l'arco e scocco il primo colpo, centrando un dei numerosi occhi del Ragno. Mi lancio sulla creatura estraendo la spada dal fodero, lo uccido con un colpo secco.
I Ragni sembrano non finire mai, per uno morto ne arrivano almeno altri due. Combatto con ardore alternando arco e spada. Ho una spiccata abilità nel guerreggiare, per questo motivo sono a capo della guardia elfica.

Sei, sette, otto, nove...
Niente può fermarmi, sono una macchina da guerra. Le carcasse dei Ragni si ammucchiano sull'umido terreno.

Dieci, undici, dodici, tredici ...
Devo ucciderne più di Legolas. Un altro dei numerosi campi di sfida tra me e il biondo Elfo, e anche qui prevalgo senza problemi.

Aiutati dagli altri componenti della guardia riusciamo a dimezzare drasticamente il numero dei Ragni. Ormai è quasi fatta!

Con la coda dell'occhio vedo una delle poche creature sopravvissute arrampicarsi tra gli intricati alberi, sta scappando. Tendo l'arco e vibro una freccia che colpisce il Ragno sulla schiena, cade morto.
Un urlo raggiunge le mie orecchie a punta. Mi precipito nel luogo di provenienza del suono. Un enorme Ragno sovrasta un piccolo e tozzo corpo che cerca di divincolarsi, ma senza successo. Estraggo dalla faretra un'altra freccia, che colpisce sibilante la nera creatura. Estraggo la spada e balzando sul Ragno affondo il colpo. Muore.

Sotto di lui c'è un giovane Nano, non proprio brutto che mi guarda stupito.
Il suo sguardo mi mette a disagio e così mi volto di scatto.

 Il suo sguardo mi mette a disagio e così mi volto di scatto

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Altri Ragni in fuga ci assalgono. Riprendo a combattere, questa volta a fianco del Nano.
Tra lama e frecce faccio fuori un gran numero di quelle orribili creature, senza prestare attenzione a ciò che il Nano fa.
Improvvisamente una voce forte e profonda si rivolge a me gridando:
"Lanciami un pugnale, presto!"
Quelle parole rimbombano tra gli alberi. Non è una richiesta, ma una pretesa. Che sfacciataggine!

"Se pensi che ti dia un'arma, Nano, ti sbagli di grosso!"

Ma subito quelle parole pronunciate mi risuonano aspre e insensibili, loro stesse arroganti. Avrei dovuto pensare prima di dare quella risposta.

"Aiuto, aiutooooo!"

Il Nano grida, uno dei Ragni lo ha assalito e ora minaccia di trafiggerlo con le lunghe e affilate zampe.
Senza riflettere molto estraggo una freccia dalla faretra e la scaglio conto la creatura, seguono altri due colpi. Il Ragno privo di vita viene scaraventato a terra dal Nano che si alza ansimante.
Solleva il viso e mi guarda, intensamente. Per la prima volta i nostri occhi si incrociano.
I suoi sono marroni come la terra, profondi e caldi. Qualcosa sobbalza dentro di me.

"Grazie" sussurra.

È alto per essere un Nano ...
È gradevole per essere un Nano ...

No! È solo una Nano ...

A poca distanza la leggiadra voce di Legolas risuona. Le suo parole rompono il ripristinato silenzio di Bosco Atro, sono piene di disprezzo.

"Chi è questo? Tuo fratello?"

"Quella è mia moglie!" risponde la voce offesa e piena di rabbia di uno dei Nani.

"E cos'è quest'orrida creatura? Un orco mutante?" continua Legolas con arroganza.

"Quello è il mio piccolino! Gimli!"

Raggiungiamo il resto del gruppo. Legolas e il Nano sono uno davanti all'altro, si guardano in cagnesco.
Raggiungo il figlio del re, gli tocco il braccio incitandolo a perquisire i prigionieri.
Per tutto il tempo evito lo sguardo del Nano alto.

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