Complicità

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Ora che ci siamo assicurati del disarmo totale dei nani e dell'assenza della più piccola possibilità che possano scappare, ci mettiamo in cammino. Apro la strada affiancata da cinque compagni, Legolas la chiude con sei Elfi Silvani.
I Nani sono confinati al cento, senza armi e legati con resistenti corde elfiche.
Sovrano è il silenzio, gli unici rumori a cui è concesso librarsi nell'aria sono la melodia delle foglie cullate dal vento e lo scricchiolante suono dei passi dei Nani sul terreno. La tensione è palpabile, visibile.
I figli di Aulë camminano rigidi, compatti, il viso puntato avanti con decisione, lo sguardo duro e sprezzante. Si ergono in tutta la loro alterigia.
Accettare la disfatta è inconcepibile, soprattutto se subita a causa di un Elfo. Loro peculiarità è l'orgoglio.
Li scruto con molta attenzione. Prima d'ora mai avevo osservato un Nano dal vivo, di loro avevo letto descrizioni e visto rappresentazioni nei preziosi libri della Grande Biblioteca:
"Sono una razza per lo più robusta e resistente, segreta, laboriosa, fedele ai ricordi del male
(e del bene) ricevuto, amante della roccia, delle gemme, delle cose che prendono forma nelle mani degli artigiani più che di ciò che vive di una vita propria.
Ma non sono di natura Malvagia..."

Non sono informata sulla loro storia, mai è nato in me il desiderio di indagare su una razza che fino a questo momento sentivo così lontana dal mio mondo. Solo nozioni di base mi erano state insegnate sui Nani, a partire dalla loro nascita.
Sono state le prime creature portate alla luce, ma senza l'approvazione di Eru Ilùvatar, il Padre di Tutto, divinità suprema. A crearli fu Aulë, detto il Fabbro, uno dei Valar, i primi e più potenti esseri creati da Eru, creatori del Mondo, e coloro che presero la decisione di entrare in esso all'inizio del Tempo. Il Fabbro era impaziente, non poteva più aspettare l'avvento di Figli di Ilùvatar, noi Elfi, così creò i Nani per poter insegnare loro la sua arte. Ciò suscitò l'ira del Padre di Tutto, che però decise di non distruggere le creature di Aulë, ma di farle cadere in un profondo sonno fino all'arrivo degli Elfi.

Sono bassi, rozzi, abbastanza brutti e con folte barbe, ornate con anelli e svariati gioielli e a volte intrecciate. Dotati di grande resistenza, sono capaci di sopportare innumerevoli fatiche e/o privazioni.  Forti sia nel corpo che nel carattere. Sono orgogliosi, caparbi, amanti dei tesori e soprattutto di tutto ciò che viene prodotto dal loro popolo.
Vestono abiti semplici con cappelli colorati e mantelli da viaggio, cinture adornate avvolgono i loro larghi fianchi.
Più osservo quelle creature più cresce in me il desiderio di saperne di più sul loro conto. Ai miei occhi ora appaiono come un popolo misterioso e affascinante, degno di essere esplorato.

Attraversiamo un ponte ad arco, sotto di esso un torrente corre frenetico, urta con fragore i massi, innalza con prepotenza la sua voce

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Attraversiamo un ponte ad arco, sotto di esso un torrente corre frenetico, urta con fragore i massi, innalza con prepotenza la sua voce. Bellissimi giochi di luce guizzano sulla superficie dell'acqua, scintilla sotto i raggi del sole che attraversano con difficoltà le chiome degli alberi. Cadono piccole foglie verdi e gialle, cullate dal vento, accarezzano delicatamente il corpo. Davanti a noi si innalzano quattro imponenti colonne, un grande ingresso da accesso al Regno degli Elfi Silvani a Reame Boscoso, la casa di re Thranduil.

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