Un motivo per cui vivere

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Non chiederti perché la gente diventa pazza. Chiediti perché non lo diventa. Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante... è meglio chiedersi che cos'è che ti fa restare intero.

-Grey's Anatomy



«Principessa! Finalmente siete tornata!» esclamò Chat Noir, comodamente sdraiato sul suo letto, quando Marinette entrò in camera sua. Marinette fece una smorfia e tentò di nascondere la sua aria abbattuta rispondendo qualcosa sull'imparare a chiudere la finestra e simili. Tuttavia, Chat aveva notato gli occhi rossi e il modo in cui si mordicchiava nervosamente le unghie. Non aveva perso il vizio di coprirsi con maglioni dalle maniche lunghissime per nascondere i polsi e Chat era convinto che sarebbe guarita solo quando non avesse più provato vergogna per il brutto periodo che stava attraversando. A parte il fatto che quella era solo la quinta volta che andava a casa di Marinette e che gli attacchi di panico erano ancora abbastanza frequenti.
«Principessa, non puoi ingannarmi. Cos'è successo?» chiese con un sorriso affettuoso.
Marinette si girò verso di lui e gli si gettò tra le braccia, stringendolo forte e facendolo avvampare- Da quando arrossiva anche nei panni di Chat Noir? Doveva sul serio dare una regolata ai suoi sentimenti...- scosse il capo e la strinse a sua volta.
«Quanto sono stupida...»
«Per aver tentato di mentirmi? Decisamente!» esclamò tentando di farla stare meglio. Marinette ridacchiò.
«Non riesco a credere di aver pianto a causa di Chloé!» sbuffò, affondando il viso contro il suo petto. Adrien ricordava bene quello che era successo con Chloé quella mattina e se Marinette aveva davvero pianto a causa sua gliela avrebbe fatta pagare cara.

Era successo mentre erano in classe, la professoressa era uscita su convocazione del preside e a Marinette era scivolata una penna dal banco. La penna era rotolata davanti al banco di Chloé e Marinette era andata a recuperarla proprio mentre la bionda ritornava dalla toilette. Marinette si era abbassata e aveva allungato una mano per afferrare la penna. Chloé gliela aveva calpestata e aveva fatto una risatina, guardandola con derisione.
«Fa' passare le persone più importanti, Mari. Anche se non ci vuole molto per essere più importanti di te dato che non vali niente.» aveva starnazzato. Marinette aveva preso la penna ed era tornata a sedersi, senza ribattere.

Solo in quel momento si rese conto di quanto quelle parole, sebbene tipiche di Chloé, in una situazione come quella di Marinette fossero profonde. Si diede dell'idiota per non averci pensato prima.
«Sono sicuro che ha sparato una stupidaggine!» disse con tono solenne facendola ridere.
«Scemo! Comunque non è questa la cosa peggiore...» sospirò perdendo il buonumore «Sono in coppia con lei per il progetto di storia!» esclamò afflitta.
«Ouch. Questa è una tragedia!» disse insultandosi mentalmente per aver dimenticato quel piccolo dettaglio. Tutto a causa di suo padre che insisteva sul fatto che presto avrebbe tenuto alcune sfilate fuori da Parigi e bla bla bla. Marinette stava per rispondere quando il suo cellulare squillò.
«E' lei...uff...ciao, Chloé.» disse con tono mogio.
Chat si lasciò quasi sfuggire una risatina per il suo sguardo disperato. Poi rizzò le orecchie per ascoltare quello che diceva Chloé.

«Farai tutto tu, ovviamente. Io ho un appuntamento dal parrucchiere!» stava dicendo l'oca bionda.

«Non se ne parla!» ribatté Marinette con malcelata irritazione.

«Ma-» tentò di protestare Chloé.

«O lavori anche tu o lo riferirò alla professoressa. E non ne sarà molto contenta.» la placcò Marinette, con tono duro.

«Muori.» sibilò Chloé chiudendo la chiamata.
Probabilmente non ci aveva nemmeno pensato dato che, oramai, molti erano soliti gridarlo durante un litigio. Tuttavia, si disse Chat, quello non avrebbe dovuto dirlo.
Vide Marinette lasciar cadere a terra il telefono e voltarsi verso di lui con gli occhi spalancati e lucidi. Chloé gliela avrebbe pagata, questo era sicuro.
«Marinette-» iniziò venendo bruscamente interrotto.
«Tu lo sai, vero? Sai che ci ho provato? Lo sai?» chiese lasciando che le lacrime le scorressero libere sul viso.
«Lo so, principessa, lo so.»
«IO CI HO PROVATO! NON È COLPA MIA SE NON CI SONO RIUSCITA! NON È COLPA MIA SE SONO VIVA!» urlò singhiozzando. Si era piegata leggermente in avanti e si stava stringendo le braccia spasmodicamente. Adrien si sentì morire al vederla così.
«Principessa, lo so. So che non è colpa tua, lo so.» ripeté, avvicinandosi e fermandole le mani. «Non è colpa mia.» singhiozzò lei, poggiando la fronte sulla sua. «Principessa guardami.» disse con tono serio.
Lei aprì gli occhi e il puntò nei suoi. Chat la guardò, imprimendosi nella mente ogni suo più piccolo dettaglio. Poi si chinò e fece scontrare le labbra con le sue. Fu un bacio delicato, un'incontro di labbra che voleva essere un conforto. L'espressione dei sentimenti che, piano piano, si erano insinuati nel suo cuore. Quando si separarono, Marinette non piangeva più. Chat Noir le sorrise.
«Marinette, tu sei qui grazie, e ripeto grazie, ai tuoi meravigliosi genitori che non smetterò mai di ringraziare per avermi permesso di avere te. Tu sei qui, sei viva e ci sono tante persone che ti amano.» le sussurrò, perdendosi ancora nei suoi occhi. «Ti amo, principessa.» terminò.
Marinette sorrise, baciandolo nuovamente.

Aveva appena trovato un motivo per tornare a vivere.

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