Capitolo 3 - Scuola

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Newt fece un passo fuori dalla casa.
La luce del sole mattutino rendeva tutto stranamente pallido. Nonostante fosse maggio, Newt aveva freddo.
Come se gli leggesse nel pensiero, Jane gli porse una felpa nera e Newt la indossò.
Poi percorse il vialetto fino ad arrivare al marciapiede.
Inspirò quell'aria piena di smog e gas ma terribilmente vuota di radiazioni solari e cercò di memorizzarne ogni caratteristica.
Un sottile venticello gli scompigliò i capelli.

-Ehi, Newt- disse Jane -Prendi la tua bici e andiamo.-
-Bici?-
-Sì, bici. Ci siamo presi la briga di procurarti un mezzo di trasporto diverso dai piedi.-
-Ma io...-
-Tu sai andare in bici, fidati. Tranquillo. Una volta che hai imparato non te lo scordi più.-
-Ma io...-
-Lo so, lo so. Ma ci riuscirai. Ora, spicciati.-

Newt prese la bici dal giardino sul retro della casa, dove Jane gli aveva detto.
Poi andò in strada, si accomodò sul sellino, strinse il manubrio, mise un piede sul pedale e l'altro per terra per reggersi e fece un respiro profondo.
Poi restò immobile, paralizzato dalla paura.

-Entro oggi, biondino!-
-E se cado?-
-Ti rialzi. Come hai sempre fatto.-
Quelle parole svegliarono qualcosa in Newt.

-Ora spingi con quel piede e pedala.- disse Jane -Ora.-

Come un ordine, Newt spinse il pedale e si lasciò guidare dall'equilibrio.
Restò in silenzio per un paio di secondi.
-Funziona!- esclamò il ragazzo entusiasta.

-Seguimi.- disse Jane che pedalava accanto a lui -E memorizza il percorso. Non è tanto difficile.-
-Okay... Un momento... Dove hai preso quella bici?-
-Tieni gli occhi sulla strada e non fare domande.-
-Cos...-
-Non. Fare. Domande.-

Newt tacque, godendosi finché poteva la freschezza di quei pochi minuti.

***

Non appena vide la scuola, Newt ebbe un'infarto.
E dopo aver constatato che c'era il quintuplo delle persone che c'erano nella Radura, ne ebbe un altro.
Al solo pensiero di poter passare lì dentro un'intera giornata gli faceva venire i conati di vomito.

-Vieni.-
Jane agganciò la sua bici a un palo e Newt la seguì.

Il biondo, intanto, continuava a osservare estasiato tutta quella gente.

I ragazzi chiacchieravano, correvano, mangiavano, ripassavano per l'interrogazione di biologia o improvvisavano risse.

-Ehi, Newt.- lo richiamò la rossa -Che hai? Sei pallido...-
-Credo sia...-
-Ansia? Stress?-
-Paura di tutta questa gente.-
-Tranquillo,- Jane sorrise -nessuno si accorgerà di te. Be', credo.-
-Siamo proprio ispirati, cacchio.-

-Senti, se vuoi ti accompagno dentro.- Era la prima volta che Newt vedeva Jane seria.
-Io... No, grazie. Sto bene.-
-Okay...- Jane continuò a fissarlo per un paio di secondi, per assicurarsi che stesse davvero bene -Io vado. Ciao.-
-Ciao.-

Forza Newt, pensò. Respira e spingi il pedale.

Il ragazzo salì le scale ed entrò nell'edificio.

***

-Ehi, Harington!-
Newt ci mise un po' di tempo a ricordarsi che era il suo cognome.

Un ragazzo coi capelli scuri, alto e muscoloso lo prese per la maglietta.

-Ehi, Greenberg.- Newt si stupì con quanta facilità gli uscì quel nome dalla bocca.
-Che materia hai adesso?-

Newt aveva solamente una grande voglia di urlare "Cosa te ne frega, testa di caspio?!" e di mollare a quel deficiente un pugno in pancia, ma tutto ciò che fece fu dire: -Storia.-

-Fantastico.- disse Greenberg -Andiamo in aula insieme.-

Pur non sapendo dove fosse l'aula di storia, Newt era convinto al 101% che Greenberg non lo stesse trascinando in quella direzione.
Voleva solo capire perché quel tizio ce l'aveva con lui.
Forse era solo l'ennesima genialata di Jane e del suo "sistema". Mettere un imbecille come bullo del povero e indifeso Newt per farsi salvare dalla prigione umana di Thomas.

Su una cosa Newt era certo: non avrebbe aspettato un salvatore che lo portasse via da quel bastardo.

Newt si arrestò di colpo, bloccando Greenberg per un attimo, e gli assestò un calcio dietro le ginocchia.
Greenberg perse la presa su Newt ma dopo qualche istante prese il biondo per il lato sinistro della testa e gli sbatté l'altro lato contro un gruppo di armadietti.
Newt strinse i denti, sentendo il sangue scorrere copioso dalle sue narici.

Con tutta la forza che aveva, afferrò il braccio di Greenberg e gli conficcò le unghie nella carne.
Il bullo lasciò libero Newt e lo colpì alla pancia con l'altro braccio.

Newt sentì un senso di nausea e debolezza.
La velocità, disse la voce di Minho nella sua testa, la velocità è il tuo punto di forza, pive. In questo mondo non sei zoppo.

Newt scivolò dietro Greenberg e corse via per il corridoio.
Newt sorrise, desiderando che Thomas potesse essere accanto a lui, correndo.

Remember || NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora