6 - Tutto può cambiare

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Quando lasciai Sarah a scuola, il giorno dopo, avevo un'idea più precisa del tempo a mia disposizione e potei allontanarmi molto di più della volta precedente, riuscendo così a visitare il mare e le verdi campagne fuori città.

Trovavo spaventoso il modo in cui gli umani avevano deformato il loro pianeta, ma dovevo ammettere che l'idea del lavoro e della collaborazione che tutto ciò richiedeva mi affascinava; quel mondo si rivelava sempre più interessante.

Dopo quell'intensa mattinata, tornai alla scuola di Sarah in perfetto orario, entusiasta per tutto ciò che avrei potuto raccontarle. Chris stavolta non si era presentato, e io fui ben lieto di percorrere la strada di ritorno da solo con lei. Anche perché nel pomeriggio avrei dovuto lasciarla di nuovo ai suoi odiosi compiti.

Pranzammo insieme e restammo a chiacchierare sul divano fino a che non dovette tornare a concentrarsi sui suoi quaderni di studio, un paio d'ore dopo essere rientrati. Dopodiché ne approfittai per riprendere a leggere il libro di biologia di suo padre.

Mi immersi nella lettura in pochi secondi. Grazie a quelle spiegazioni incredibilmente dettagliate, riuscii finalmente a comprendere una buona parte dei bisogni umani e la loro struttura corporea, che in effetti non era poi tanto diversa dalla mia. Le ore di studio di Sarah trascorsero più in fretta di quanto avevo creduto all'inizio.

Lei mi raggiunse non appena terminati i compiti, ai piedi dell'albero più grande del giardino dove ero ancora seduto a leggere. A differenza di molti umani, la mia protetta non si faceva problemi a sedersi sull'erba come noi angeli, e trascorse il resto del pomeriggio lì con me. Nonostante fosse riservata era facile chiacchierare con lei, e io amavo passare il tempo in quel modo. Mi bastava averla accanto per sentirmi incredibilmente bene.

Il giorno seguente ripetemmo quella stessa routine, con la differenza che la mattina preferii tornare a casa a leggere

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Il giorno seguente ripetemmo quella stessa routine, con la differenza che la mattina preferii tornare a casa a leggere. In questo modo, nel pomeriggio riuscii a terminare il mio primo libro.

La cosa che mi diede più soddisfazione della lettura fu di poter parlare con Sarah di tutti quegli argomenti senza più apparirle ignorante. Crescendo con due geni della retorica come Azalee ed Uriel ero diventato piuttosto sensibile al riguardo, ma dovevo ammettere che con Sarah non mi sentivo mai a disagio per questo, nonostante fossi arrivato lì senza conoscere nemmeno le cose più basilari del suo mondo. Stavolta, al contrario, fu lei che si divertì a riempirmi di domande con il massimo dell'ingenuità; ad esempio mi chiese come facesse un angelo a poter mangiare cibo umano e al contempo a poterne fare a meno. Naturalmente per lei era impensabile, e in effetti non era poi così facile rispondere: noi angeli sapevamo solo che la possibilità di mangiare ci era data per poterci adeguare alla vita dei nostri protetti, e che il processo tramite cui producevamo realmente energia era molto più simile a quello del mondo vegetale che a quello animale. Tutto questo perché nessuno aveva mai fatto esperimenti sugli angeli come l'uomo li aveva fatti su se stesso, ma ci rendevamo conto di aver bisogno degli stessi elementi delle piante per stare bene: sole, aria, luce e acqua. Sul libro che avevo appena letto venivano chiamate fotosintesi e respirazione cellulare, anche se, sicuramente, per gli angeli il meccanismo era molto più complesso di così. Gli umani invece conoscevano se stessi nei minimi dettagli, ma avevano fatto cose orribili per questo. Non riuscivo neanche a pensarci... in ogni caso, la mia protetta non avrebbe mai fatto del male a qualcuno. Di questo ero certo.

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