MARZO

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1.

Il mese di marzo è quello che odio di più; durante questo periodo le giornate sono così lunghe che persino le ore di matematica sono più corte.

Marzo lo descriverei come il mese della monotonia, dei compiti in classe, delle interrogazioni, dello studio matto e disperatissimo per accaparrarsi almeno un sei.

Marzo è il mese del cattivo tempo, in cui il sole a Milano è così raro quanto vedere un orso sveglio d'inverno.

L'unica cosa positiva che mi mette allegria, è che il dodici del mese prossimo sarà il giorno del mio diciottesimo compleanno.

Mia mamma sta organizzando la festa da quasi 4 mesi, ha deciso il locale già due mesi fa e ha fatto già preparare gli inviti la settimana scorsa.
Mi ha obbligato ad invitare tutti i miei amici, quelli ai quali sono più affezionata e quelli meno; ma soprattutto mi ha costretto ad invitare Mattia.

«Mamma, ma io Mattia non voglio inviarlo.» Le dico seria mentre controlla che gli inviti siano stati stampati correttamente.

«Bea, fai veramente una bruttissima figura.» Risponde con un sorrisino compiaciuto, mentre analizza ad uno ad uno quei piccoli pezzi di carta.

«Mamma, io non sopporto Mattia, e lui non sopporta me. Perché dovrei invitarlo?» Con un gesto veloce le sfilo gli inviti dalla mano cercando attirare la sua attenzione su di me.

«Allora, Bea. La mamma di Mattia è un'amica molto stretta di tuo padre...lo sai.» mi guarda alzando di un po' la voce «facciamo una bruttissima figura se invitassimo la madre e non il figlio.»

Abbasso lo sguardo e sbuffo.
Quel ragazzo alla mia festa non lo voglio perché so già come andrebbe a finire:
Per tutta la festa non farebbe altro che criticare e commentare ogni singola cosa che farò, questa cosa mi darà altamente fastidio e cominceremo a litigare davanti a tutti. Come sempre.

Mia sorella scende le scale di casa e saluta mia madre con un grande sorriso. Marta ha solo un anno in più a me e più che sorelle, siamo due migliori amiche.
Lei è la mia consigliera, la persona alla quale letteralmente darei tutta la mia vita pur di vederla felice.

Marta mi ha sempre assecondato in tutto, e con lei ho sempre fatto le più belle pazzie.
Siamo andate in piscina a Febbraio - ci siamo fatte il bagno letteralmente-, ci siamo tinte i capelli di colori strani -sempre contro il volere di mia madre-, ma soprattutto non dimenticherò mai quando in gita abbiamo nascosto la carta igienica dalle camere dei ragazzi.

«Buongiorno!» Dice Marta mentre prende il giubbotto e il suo zaino rosa «Andiamo Bea che siamo in ritardo.»

Mi avvicino all'attaccapanni per prendere il mio parka verde militare e il mio zaino rigorosamente nero.

Prima di uscire e di prendere i biglietti da distribuire a scuola, guardo mia mamma con fare supplichevole; pregandola di non invitare Mattia.
«Bea fila a scuola, se non inviti Mattia non ci sarà nessuna festa.» Urla prima di scaraventare me e mia sorella fuori la grande porta di casa.

Io e Marta cominciamo a camminare verso scuola, mentre il vento fresco di marzo ci attraversa i capelli e ci accarezza il volto.

Con passo sostenuto arriviamo in classe, come al solito in ritardo.

«Buongiorno.» Dice mia sorella mentre entra nella sua classe, la quinta D Scientifico.

Alzo lo sguardo, entro nella mia adorata 4B linguistico, e senza dire una parola mi siedo al mio ultimo banco fila centrale.

Non sono e non sarò mai una cima a scuola, ci vado giusto perché devo e perché mia mamma ci tiene.

A scuola non ambisco a voti molto alti, perché per me non sono i voti che fanno la persona.

Puoi avere anche il massimo, ma se fondamentalmente impari tutto a memoria allora ciò che studi non serve a niente.

Molti professori mi hanno preso di mira sin dal primo anno di liceo; dicono che sono "indisponente e una testa calda".

Io non posso farci niente, quando le cose non mi stanno bene io non mi faccio scrupoli a dire ciò che penso.
Secondo la legge tutti hanno il diritto di parola ed esprimere la loro opinione, ed io quindi non commetto nulla di sbagliato.

Se dai professori sono vista come una spina nel fianco, dai miei compagni sono vista quasi come un idolo.

Nessuno riuscirebbe a rispondere ad uno dei professori, sono quasi tutti dei fessi che hanno paura persino della loro ombra.
Tutti, tranne Mattia.

Ogni volta che vuole rispondere a qualche professore, lo fa come se volesse sfidarmi a chi riesce a "spegnerli meglio".

Forse lui non ha ben chiaro che per me non c'è nessuna sfida, non c'è mai stata e non ci sarà mai.

La prima ora è quella più noiosa di tutte; e non contento di ciò, il nostro caro preside, ha deciso di metterci alle prime due ore del lunedì il prof Alvieri. In assoluto quello che più non sopporto.

«Buongiorno Hitler!» sento uno schiocco di dita davanti a me.
È Mattia che, siccome la fortuna è sempre dalla mia parte, è seduto proprio nel banco davanti il mio.

«Buongiorno Birillo. Oggi non ho voglia di discutere; girati avanti e non istigarmi se non vuoi fare la fine di due anni fa.» dico tutto d'un fiato, accennando solo un sorrisetto infastidito.

«Oh, Hitler oggi è nervosetta.» risponde cominciando a masticare la gomma a bocca aperta; cosa che mi dà altamente fastidio.

Socchiudo gli occhi cercando di non pensarci, ma lui continua imperterrito con quel rumore fastidioso.

«Mattia, giuro che se non la smetti...» batto un pugno sul mio banco, attirando involontariamente l'attenzione del mio compagno di banco Alessio e degli altri presenti in classe.

«Bea, trattieni la calma.» Dice Alessio poggiando una mano sul mio braccio.

Cerco di resistere alla provocazione di Mattia, che continua a masticarmi in faccia come se non ci fosse un domani.

Ma a Beatrice questa cosa non sta bene; Beatrice ha un limite di sopportazione molto basso.

Oggi è una giornata no, ed è persino più fastidioso del solito; l'ho avvertito che avrebbe fatto una brutta fine.

Come si dice: uomo avvisato, mezzo salvato.

Prendo una gomma dal pacchetto di Alessio, la mastico e con un sorrisetto beffardo mi alzo attaccandogli la gomma sulla copertina del diario.

Mattia spalanca gli occhi, e senza nemmeno rispondere, attacca il suo chewing-gum nei miei capelli.

«Mattia ma sei pazzo?» urlo attirando l'attenzione di tutta la classe, compreso il professore.

«Beatrice ma che cazzo fai!» Si alza per cercare un fazzoletto.

«Ma ti rendi conto che mi hai letteralmente appiccicato la gomma ai capelli?» alzo la voce

«Hai iniziato tu ad attaccare la gomma al mio diario.»

«No, Sei tu che Hai cominciato a provocarmi.» lo guardo in cagnesco «Ti avevo avvertito.»

Questa è una delle tipiche 'risse' tra me e Mattia, non scherzo quando dico che entrambi vogliamo avere ragione.

La discussione continua per pochi minuti, fino a quando il professore non interviene.

«Non siamo all'asilo!» urla il professore battendo la sua mano possente sulla cattedra «Io sto spiegando! Fuori dalla classe, a fine lezione convocherò i vostri genitori.»

Sbuffo «Professore mi fa solo un piacere» apro la porta della classe ed esco seguita da Mattia.

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Ciao a tutti, questo è il primo capitolo della storia!
Cosa ne pensate?
Cosa succederà una volta convocati i genitori dei due?

-Simo💙

SIRENA-La leggenda del mareWhere stories live. Discover now