Capitolo 15

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 La tavola era imbandita come non lo era mai stata. Zia Mary e Jessica si diedero molto da fare e per le nove tutto era pronto. V'erano piatti di arrosto, patate al forno, purea, piselli, lenticchie, peperoni, verdura, pollo, bistecche...

E per l'occasione fu concesso a Cavallo Selvaggio di mangiare le sue meritate carote, le mele e l'erba sul davanzale della finestra della cucina. Tutti stavano lì, ed era un quadro davvero bello, armonioso. Insomma, erano una famiglia.

Si parlò del più e del meno e ad ogni commento si pronunciava Cavallo Selvaggio e Keira prontamente traduceva quel che il cavallo nitriva. Ovviamente, intendiamoci, non è che lo capiva come se parlasse in una lingua che solo lei conosceva, ma sentiva nel cuore quel che voleva intendere il suo amico.

La sera passava bene e alle 11. 00 si finì di festeggiare. Tutti erano stanchi e anche Cavallo Selvaggio andò a dormire nel suo cuccio in stalla. Solo Keira pareva non avere sonno; era ancora elettrizzata per aver vinto la gara. Ancora non le pareva vero.

Era sulla veranda di legno quando uscì sua madre.

"Ti chiedo ancora scusa per tutti questi anni. Su di te ho riversato l'immagine che avevo di tuo padre e mi dispiace di accorgermene solo ora" disse.

Keira scrollò la testa. "No, mamma. Lascia stare, dimentichiamo tutto. Iniziamo daccapo una nuova vita, noi due sole, ok? Oggi è un gran giorno ed è il primo passo verso il mio futuro" disse Keira osservando il cielo stellato. Era oramai settembre, mancavano due giorni. Tra un po' sarebbe dovuta andar via da lì, lasciare il cavallo, lasciare Reed. Si intristì.

"Ho saputo che nel tuo inseguimento hai rotto quella tavola con le rotelle, lo... skateboard, giusto?"

"Bé... sì mamma."

"... C'ho pensato e...che ne dici se te ne compro uno nuovo? Anche quello di prima era già ridotto male..."

Keira si stupì. Sua madre approvava lo skate?! O forse diceva così solo per ammansirsi la figlia? No, basta, basta con questi pensieri a doppio senso!

"No" disse Keira. "No. Non lo voglio. O almeno non adesso. Sai, vorrei portar in città Cavallo Selvaggio, ma so che non si può. Peccato..." rispose.

Poi si affacciò alla porta Reed e Jessica disse "Bé, in compenso c'è un'altra persona che deve dirti una cosa!" ed entrò in casa.

"Oh Reed!" disse Keira. Reed si sedette accanto a lei. Arrivò subito al sodo prendendole la mano: "Keira congratulazioni. Keira ti amo. Keira: mi vuoi sposare?"

Keira era più che attonita, più che incredula! Sgranò più volte gli occhi e si stappò più volte le orecchie.

"C- come?" chiese.

"Mi vuoi sposare?" disse Reed.

"Che?" fece Keira.

"Puoi continuare a dire – che?, come?, cosa?- finché vuoi, ma io te lo ripeterò sempre: mi vuoi sposare?" disse Reed.

Keira allora aveva sentito bene: Reed le aveva chiesto di sposarlo! Aveva solo diciassette anni, pensava, ma questo le bastava; certo, amava Reed come non aveva mai amato nessuno, ma da lì a volersi sposare era tutt'altra cosa!

"Che c'è?" chiese Reed vedendo che Keira non rispondeva. "Se non vuoi basta che lo dici..."

Non è che non voleva, anzi, ma a diciassette anni... e poi sua madre; che avrebbe detto?

"E' che... mia madre..." fece.

"Gliel'ho già detto stamattina prima di venire alla gara. Dopo un attimo mi ha detto <<ti prego, rendila felice>> Non voglio costringerti; ci ho pensato pure a lungo, credimi. Per me questi mesi non sono stati solo 3 mesi, ma la mia intera vita con te. Ti amo come non ho mai amato nessuno e ti voglio sempre con me" rispose Reed.

Keira lasciò la mano di Reed e si precipitò in casa dalla madre.

"E' vero mamma?" chiese urlando. "Gli hai detto così?"

Jessica si voltò sorridendo. Finalmente sua figlia aveva trovato una ragione per vivere, perché fermarla? "Certo" disse "e se lo accetto io perché non tu?" fece.

Keira era immobile. Reed ora la scuoteva leggermente ed era non poco impaurito dalla reazione che Keira aveva avuto alla sua domanda; poteva benissimo dire NO, anche se questo avrebbe ovviamente scosso il ragazzo, ma comunque avrebbe almeno detto qualcosa.

Passarono quindici minuti dalla proposta sulla veranda sotto un cielo stellato di fine agosto, quando, ad un'ulteriore sollecitazione di Reed, Keira si mise a piangere.

"Ok" fece Reed in preda al panico "ok! Come non detto, dimentica, lasciamo stare!"

"No!" disse Keira. A causa dei singhiozzi non riusciva a spiegarsi.

"Dai, è colpa mia, non avrei dovuto chiedertelo così presto" la rassicurò il ragazzo.

"No!!" urlò Keira. "Non è questo, dannazione!" imprecò. Poi si spiegò sforzandosi di trattenere i singhiozzi: "Non mi aspettavo che mamma... e poi che tu... che qualcuno mi amasse così tanto da... e che mamma..." sbiascicava frasi a metà.

"Insomma K..." disse Reed, ma fu interrotto.

"Io.." disse Keira "non avevo finito! Sì, anch'io ti voglio sposare!" urlò di gioia nel pianto e si avventò al collo di Reed e lo strinse così forte che persino lui e la madre Jessica si misero a piangere.

Ovviamente gli zii sapevano bene le intenzioni di Reed e acconsentirono se la madre era d'accordo.

"Ovviamente ti sposerai a giusta età" disse Jessica "o vuoi farlo adesso?" chiese scherzando.

Keira scrollò la testa. "No, basta che Reed abbia pazienza di aspettarmi" disse.

Reed la colpì dolcemente alla nuca in segno di rimprovero. "Te l'ho detto: ti amerò per tutta la vita!" e la baciò sulla fronte.

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CAVALLO SELVAGGIOWhere stories live. Discover now