Capitolo sesto

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Fu solo quando Marinette mise un piede in fallo su uno degli ultimi gradini che Adrien si fermò, riuscendo ad evitarle la caduta. «Tutto bene?» le chiese gentilmente, tenendola salda per le spalle.

   «Sì... credo...» balbettò la ragazza, ancora rossa in volto per il colloquio con il preside. Non aveva il coraggio di guardare l'amico in faccia, temendo che lui potesse leggervi tutta la gamma di emozioni che l'avevano investita fino a quel momento.

   Adrien se ne accorse e, facendosi un esame di coscienza, si decise a lasciarla andare e ad affrontare l'argomento per poter riparare. «Mi spiace averti messa in imbarazzo, poco fa», cominciò allora, facendola irrigidire e sentendosi di colpo anche lui a disagio. Stava arrossendo? Diamine, sì. Ringraziò il pudore di Marinette, che costringeva la ragazza a tenere rivolti verso il basso i suoi grandi occhi azzurri. «Non mi è venuta in mente una scusa migliore», continuò il giovane, cercando di mantenere fermo il tono di voce.

   «N-Nessun problema, sono capite che cosano», rispose lei, lucidissima.

   «Ehm... Cose che capitano

   «Quello, sì.»

   Seguì un lungo, imbarazzato attimo di silenzio. Poi, prendendo un bel respiro, e con esso tutto il coraggio di cui disponeva, Adrien decise di vuotare il sacco. «Marinette, ascolta», iniziò serio, afferrandola di nuovo per le spalle e inducendola a guardarlo. Occhi negli occhi, il giovane trovò finalmente risposta alla domanda che gli aveva posto Plagg la sera prima: sì, era ancora innamorato di lei. Sorrise, avvertendo un gran senso di serenità nel cuore.

   Schiuse le labbra per farglielo sapere, determinato a non avere segreti di alcun genere con l'amata, ma fu invece la voce di Chloé a irrompere forte fra loro. Di nuovo. «Adrien!» lo chiamò dall'alto del ballatoio del piano superiore, spezzando l'incanto che si era venuto a creare. «Oh, Adrien, finalmente! Ti ho cercato dappertutto!» continuava a dire lei, affrettandosi a scendere le scale per raggiungerlo.

   Marinette seguì la scena senza fiatare, trovando comunque un peccato che quell'arpia li avesse interrotti. Si chiese cosa avesse, Adrien, da dirle di così importante; perché, per quanto modesta fosse, si era almeno resa conto della solennità del momento. «Chloé... potresti aspettare? Devo parlare con Marinette di una cosa molto importante.»

   «Anche quello che devo dirti io lo è», ribatté lei, arpionandolo per il collo in un abbraccio e fissando in tralice l'altra ragazza con un sorrisetto da schiaffi. Marinette si limitò a grugnire, benché la tentazione di strattonarla per i capelli fosse forte. «Anzi, è di vitale importanza», disse ancora Chloé, avvicinando pericolosamente il volto a quello di Adrien che, dal canto suo, iniziò a temere il peggio e a cercare goffamente di scollarsela di dosso.

   «Ehm... Chloé? Mi stai spezzando la schiena», buttò lì, sperando che l'amica mollasse almeno la presa.

   Lei lo fece, ma di contro si avviticchiò al suo braccio e lo tirò via da lì. «Vieni con me, c'è davvero una cosa importante che devo dirti.»

   Troppo gentile per allontanarla bruscamente, il giovane si lasciò trascinare via, ma rivolse un ultimo, disperato sguardo all'amata. «Ti chiamo più tardi!» le promise, mimando persino la cornetta di un telefono con un gesto della mano libera.

   Marinette rimase immobile lì dov'era, fissandoli con aria inebetita. Poi, quando entrambi furono ormai abbastanza lontani, infilò con foga la mano nello zaino e recuperò il cellulare, avviando febbrilmente una chiamata. «Alya!» urlò quando ricevette risposta, non riuscendo a controllare il volume della voce. «Adrien è completamente impazzito!» E come poteva essere altrimenti?! Quel giorno aveva decisamente dato i numeri: anzitutto non distogliendo quasi per nulla la propria attenzione da lei sin dalla prima ora di lezione; poi giurando al preside che loro due avevano una tresca amorosa; infine, dicendo che l'avrebbe chiamata più tardi, cosa che non era mai successa prima di allora. «Per questo dico che è impazzito!» continuava a farneticare la ragazza, gesticolando convulsamente al cellulare mentre si avviava verso casa. «Non c'è altra spiegazione! Anzi, una c'è: ieri Chat Noir non è riuscito ad afferrarmi in tempo e io mi sono maciullata al suolo, così ora mi trovo a vivere in una realtà parallela – tipo quel film che abbiamo visto insieme l'altra volta, ricordi? – dove tutti i tuoi desideri si realizzano e puoi tranquillamente credere di essere in paradiso. E se è così, tipregotipregotiprego, non mi svegliare!»

FiduciaWhere stories live. Discover now