Regalami la felicità

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Genere: Narrativa storica

Parole chiave: palazzo, intrighi, rivoluzione.

Mancavano un paio di giorni a Natale e la Marchesa Benedetta Rampini, come ogni anno, si stava recando all'orfanotrofio della sua città per ritirare una lista di regali che i bambini desideravano ricevere.

Benedetta si sentiva soddisfatta e gratificata aiutando il prossimo, soprattutto quando si occupava dei più piccoli, che lei amava e avrebbe tanto voluto avere. Purtroppo suo marito morì di polmonite due anni dopo essersi sposati e non erano riusciti ad avere dei figli; così la vedova rimase sola e si rinchiuse nel suo palazzo, logorata dalla tristezza.

Usciva di casa solo per andare in chiesa a pregare, allontanandosi dalla compagnia delle nobildonne che la invitavano a spettegolare dei loro intrighi amorosi; ed è proprio in quel luogo sacro che incontrò suor Floriana, una giovane ragazza devota che la fece avvicinare alle opere di beneficenza.

Arrivata a destinazione, si diresse nell'ufficio della madre superiora che le diede la lista. Ciò che chiedevano tutti i bambini era affetto e una famiglia, ma purtroppo lei questo non poteva darglielo, però poteva accontentare i loro desideri materiali: giochi, libri, vestiti nuovi e quant'altro.

Dei venti ragazzini elencati, Benedetta si rese conto che a fianco al nome di uno di loro, non c'era scritto cosa volesse.

«Madre, mi scusi, credo ci sia un errore in questo elenco» disse la Marchesa attirando l'attenzione della suora. «A questo bambino è stato chiesto cosa desidera per Natale?» indicò il nome.

«Ma certamente, signora. Tommaso ha risposto che non vuole niente.»

Il sopracciglio destro di Benedetta scattò verso l'alto. «Potrei parlarci?»

«Dubito che vorrà parlarle, ma se vuole la accompagno» replicò la donna dubbiosa. Sapeva bene che Tommaso era un bambino schivo, parlava poco e a volte si dimostrava scontroso.

Salirono le scale per raggiungere il primo piano, camminarono fino al secondo dormitorio misto; gli orfani che vivevano lì da tempo conoscevano la Marchesa, così, appena la videro, corsero ad abbracciarla. Erano un paio di mesi che non andava a trovarli, ma quando lo faceva, i ragazzini si mostravano felici di passare del tempo insieme a lei.

Era a suo agio con loro, ascoltava cosa avessero da raccontare e li confortava nei momenti di tristezza; cercava di farli sentire importanti e mai soli, perché sapeva cosa si provasse, lo provava sulla propria pelle.

Dopo averli salutati si congedò per andare da Tommaso. Quando varcò la porta della sua stanza lo vide seduto sul suo letto, adiacente alla finestra, che fissava l'orizzonte fuori. Non lo aveva mai incontrato, era arrivato in orfanotrofio da poco più di un mese.

La suora decise di lasciarli soli, quindi uscì e chiuse la porta. La Marchesa si avvicinò lentamente al ragazzo, che non si era degnato neanche di voltarsi a guardarla.

«Ciao, sono Benedetta» si presentò, ma lui non rispose. «Ti va di parlare con me, Tommaso?» aggiunse, ma ciò che ricevette fu ancora il suo silenzio, non ne voleva proprio sapere di dialogare.

Notò le mani incrociate sul grembo, si tormentava le dita. I vestiti logori erano di almeno un paio di taglie più larghe e i capelli neri lunghi arruffati.

Decise così di sedersi e di ammirare il Duomo di Orvieto attraverso la finestra, provando a tacere, gli diede tempo. Poco dopo però, tornò a parlargli, non riusciva proprio a starsene lì in silenzio e voleva avere un confronto con lui.

«Sai, io vengo spesso qui perché mi piace stare con voi. Io sono vedova, non ho figli, mi sento molto sola.» Tommaso si girò a guardarla, quelle parole avevano catturato la sua attenzione. «Per me aiutare i bambini è un modo per sentirmi importante per qualcuno e stare in compagnia. Se sono qui oggi è per cercare di rendere felici tutti voi regalandovi quello che desiderate per Natale. La madre superiora mi ha dato una lista, ma accanto al tuo nome non c'è scritto nulla. Posso sapere il perché?»

«Non voglio niente» rispose, Tommaso. Benedetta lo guardò con espressione interrogativa e lui continuò a parlare. «Io mi sento come lei signora, sono solo, non ho motivi per festeggiare il Natale, quindi non desidero nessun regalo» confessò brusco.

«Capisco cosa provi, ma tu sei giovane e hai tutta la vita davanti. Troverai la tua strada, devi solo crederci e volerlo» disse Benedetta.

«Non basta crederci o volerlo, io so che non succederà mai» sbottò scontroso posando lo sguardo poco lontano da loro, su un giornale posto sopra il comodino, per poi abbassarlo.

La Marchesa se ne accorse, così lo afferrò per capire meglio la reazione avuta dal ragazzo. La data riportata sul giornale era di qualche mese prima: del 3 Ottobre 1839, il giorno in cui fu inaugurata la prima ferrovia d'Italia. La rivoluzione industriale aveva portato molti benefici e posti di lavoro, soprattutto nelle ferrovie.

«Da grande vorrei tanto guidare un treno» affermò amareggiato Tommaso, prima che la Marchesa potesse chiedergli spiegazioni.

«E perché sei triste?» domandò perplessa.

«Perché non potrò mai farlo. Sono un orfano, non posso frequentare gli studi di cui ho bisogno e non ho una famiglia che mi aiuti.»

«Vedrai che ci riuscir...»

«Non è vero, non mi dica bugie!» la interruppe, alzando la voce. «Non sono uno stolto, so che non ci riuscirò mai! Adesso se ne vada per favore, voglio restare solo!» urlò.

Benedetta lo accontentò e uscì dalla stanza, pensierosa. Andò a casa e il giorno seguente si recò a comprare i regali per i bambini, ma durante gli acquisti non faceva altro che pensare a Tommaso, avrebbe tanto voluto renderlo felice, ma non sapeva come. Poi, passando davanti a una falegnameria, le venne un'idea.

Venne il giorno di Natale e Benedetta tornò in orfanotrofio, diede i regali a tutti i ragazzi, che la ringraziarono contenti, e infine si avvicinò a Tommaso che sedeva in disparte.

«Questo è un regalo da parte mia. Aprilo!» disse decisa, porgendogli un pacchetto.

Lui la guardò sorpreso e senza dire nulla lo aprì. Alla vista del suo regalo sorrise commosso. «Una locomotiva» esclamò guardando l'oggetto di legno tra le mani.

«Questa ti aiuterà a ricordare sempre i tuoi obiettivi. Tu diventerai un capotreno e io ti aiuterò, ti darò tutto quello che serve per realizzare il tuo sogno» affermò.

«Dice sul serio?» Era incredulo.

«Certamente! Voglio adottarti, se per te va bene» aggiunse con un sorriso. Il ragazzo rimase sbalordito da quella notizia e scoppiò a piangere di gioia, abbracciando forte Benedetta che si commosse. «Buon Natale, Tommaso.»

***

Primo racconto della raccolta, per continuare a leggere ti basta un click sul link che trovi nel mio profilo ;)

Dieci Piccoli NataliWhere stories live. Discover now