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Baekhyun odiava il bianco.
quel bianco che a guardarlo ti fa venire il mal di testa, quel bianco che ti fa socchiudere gli occhi perché troppo abbagliante.
Baekhyun odiava anche il sole, lo faceva sudare, e la sua pelle bianca, nonostante fosse ricoperta di crema solare, si arrossava comunque. D'estate infatti, il suo viso era perennemente di un colore tendente al rosso, specialmente sulle guance; quindi, se il suo sguardo incrociava quello di una ragazza, quest'ultima pensava immediatamente che il povero Baekhyun avesse una cotta per lei ma che fosse troppo timido per dichiararsi.
Nonostante Baekhyun odiasse il bianco e il sole, in quell'istante, non desiderava altro che poterli rivedere. Era da un po' che i suoi occhi avevano perso la capacità di catturare colori, immagini, paesaggi, visi: tutto.
Baekhyun cercava di convivere con questo difetto, ci provava davvero, ma per un ragazzo abituato a vedere perfettamente per venti anni consecutivi, era davvero ardua.
Baekhyun non mise piede fuori casa per i primi mesi. Sua madre si prendeva cura di lui ogni giorno, ogni ora; «ti porto a fare un giro» lo incoraggiava sempre lei, spronando suo figlio, ma per lui non c'era verso di uscire dalla sua piccola stanza. Restava sul suo letto, a fissare ㅡsi fa per direㅡ il soffitto, con una lieve musica classica come sottofondo ad accompagnare i suoi pensieri distorti e depressi.
Perché si, Baekhyun stava diventando depresso, nel vero senso della parola. «Mi manca solo questo» aveva detto sbuffando, dopo la sua prima visita dallo psicologo fidato di famiglia. Baekhyun stava costruendo un muro intorno a lui, persino nei confronti di sua madre. Non voleva parlare con nessuno, voleva soltanto stare solo, solo nel buio dei suoi occhi.
Quando un giorno sua madre lo lasciò solo in casa, per la prima volta Baekhyun uscì. Non perché volesse fare un giro o prendere una boccata di aria fresca, ma perché voleva scappare. Ma scappare come, esattamente? Non aveva né risorse economiche né pratiche.
Camminava per i marciapiedi solo, senza nessun aiuto che potesse indicargli dove si trovassero gli ostacoli. Rischiò di inciampare parecchie volte, una volta cadde pure.  Ma lui si rialzava con le ginocchia doloranti e continuava a camminare, sempre sulla stessa via.
Sentiva commenti come, «oh, poverino», «ma è solo?», «e se va sotto una macchina?»
Magari, pensò Baekhyun sentendo la voce di una signora pronunciare quella frase. Era incredibile come tutti parlavano ma nessuno lo aiutava.
Dopo una breve sosta per riacquisire le poche forze, creò con l'immaginazione una mappa del suo quartiere, che più o meno si ricordava abbastanza bene. Alzò il braccio sinistro e tra le sue dita sentì delle foglie estremamente umide, poi, facendo qualche passo più avanti, sotto i suoi polpastrelli sentì della pietra ruvida e fredda. Fece un piccolo sorriso: aveva riconosciuto quel posto.
Si voltò con il corpo a destra, adesso dovrei attraversare la strada che porta davanti al parrucchiere, ragionò Baekhyun. Si guardò intorno ㅡnonostante fosse cieco, aveva ancora le abitudini di un Baekhyun vedente. accendeva persino la luce del corridoio quando sentiva il bisogno di andare in bagno, scordandosi che per lui, nonostante tutto, era sempre buioㅡ chiedendosi se il semaforo fosse rosso o verde.
Si vergognava da morire a chiedere a qualcuno di aiutarlo: sapeva di avere qualcuno accanto a lui, sentiva la presenza di due o tre persone, «credo siano donne» pensò, dato che le sue narici furono invase da un profumo estremamente dolce e stomachevole, almeno per Baekhyun.
Stava per mettere un piede in avanti, molto probabilmente sarebbe stato investito se solo qualcuno non avesse afferrato il suo braccio, tirandolo verso di se.
«Hey, sta attento.»
Una voce roca e profonda, maschile. Attraversò le orecchie di Baekhyun dopo qualche secondo di esitazione da parte dello sconosciuto, forse notando quanto fosse vuoto il suo sguardo.
Il profumo pungente da donna scomparve dai sensi di Baekhyun per fare spazio ad una colonia che accarezzava le sue narici in modo sublime; Baekhyun vedeva delle piccole stelle vagare nel cielo nero nei suoi occhi, danzavano con una leggiadra sconvolgente per qualunque essere umano.
Dalla bocca di Baekhyun non uscì un singolo suono, era totalmente senza parole e sopraffatto da troppe emozioni per porter dire una sola sillaba.
«Vieni, ti aiuto ad attraversare»
Baekhyun, ancora una volta, si sentì mancare l'aria. Davvero la sua salute era diventata così cagionevole?
Un po' indeciso, Baekhyun allungò il suo braccio, fino a trovare quello dello sconosciuto, che lo teneva rigido in attesa di essere afferrato.
Baekhyun a quel punto si ritrovò ad essere ancora più immerso in quel profumo, in quelle stelle, che lo circondavano completamente. Lo sconosciuto indossava una maglia di lana, essa aveva qualche filo fuori posto, ma il solo toccarla emanò calore lungo le dita di Baekhyun.
Lentamente seguì i movimenti del ragazzo al suo fianco, che in poco tempo lo riuscì a portare sull'altro lato della strada, sano e salvo. Baekhyun si sentiva la bocca asciutta, quando dovette lasciare la presa dal braccio dello sconosciuto. Le stelle rallentarono la loro danza, il profumo si fece meno intenso di com'era all'inizio.
«Ti ringrazio.» riuscì a pronunciare Baekhyun, guardando nella direzione che riteneva più giusta.
«Non dovresti andare in giro da solo, è pericoloso.»
Baekhyun rimase sorpreso dal tono preoccupato del ragazzo davanti a lui; non aveva sentito nessuno ㅡneanche sua madreㅡ parlargli in quel modo, tutti si rivolgevano a lui con pena, compassione.
«Lo so.»
Pronuncio Baekhyun in un sussurro, abbassando la testa. Le sue mani stavano stringendo il tessuto della sua felpa blu ㅡo almeno, gli piaceva immaginarla di quel coloreㅡ, parlare con qualcuno che non riusciva a vedere in viso lo innervosiva, ma, allo stesso tempo, qualcosa nella voce del ragazzo lo rilassava come faceva un assolo di pianoforte nella più movimentata delle opere.
«Ti sei perso?»
Baekhyun scosse la testa. Vorrei tanto perdermi, aveva pensato, per sempre. Lo sconosciuto si mosse più vicino a Baekhyun, e quest'ultimo sospirò piano quando quel profumo meraviglioso lo circondò un'altra volta.
«Dove volevi andare? Posso accompagnarti, se vuoi.»
Baekhyun, ancora una volta, rimase senza fiato per gentilezza di quella singola e semplice frase; annuì lentamente e si inumidì le labbra secche.
«Al ponte.»
Disse velocemente, e notando il silenzio del ragazzo, aggiunse:
«Voglio sentire il rumore dell'acqua».
In poco tempo, quindi, si ritrovarono nel luogo da Baekhyun desiderato. Poggiò i palmi delle mani sulla ringhiera di metallo freddo, passando le dita tra le varie incisioni fatte da adolescenti nel pieno della loro spensieratezza.
Riuscì a leggere una data, poi una dedica e infine la forma di un cuore.
Baekhyun sorrise al nulla, poi spostò la mano verso la sinistra, cercando di raggiungere quello sconosciuto.
«Non mi hai ancora detto il tuo nome»
gli fece notare, dopo aver sfiorato la sua mano.
«Chanyeol.»
Rispose immediatamente.
«Sono Chanyeol.»
Baekhyun annuì e respirò il suo profumo, che era stato spostato dal vento mediamente freddo di quel pomeriggio.
«Io sono Baekhyun»
Si sentiva al sicuro con Chanyeol al suo fianco, nonostante lo avesse appena conosciuto. C'era qualcosa che gli trasmetteva del buono in Chanyeol, qualcosa che portò una volata di serenità nell'animo di Baekhyun in un batter d'occhio.
Chanyeol.
La voce di quest'ultimo risuonava nelle sue orecchie, come un allarme fastidioso, ma quella melodia era tutt'altro che fastidiosa. Era qualcosa che avrebbe ascoltato al posto dei suoi amati vinili, qualcosa che avrebbe voluto incidere nella sua testa, proprio come le scritte sul quel ponte.

빛。 chanbaek Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora