La nostra storia senza titolo

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Abbiamo appena finito di fare l'amore e Yoongi hyung non toglie più lo sguardo da me, forse gli è piaciuto troppo e vuole già rifarlo o forse sta facendo un elenco mentale di tutti i miei difetti; sono rumoroso e non gli piacciono le impronte rosse delle mie mani sulle sue natiche pallide. Dice che quando si guarda allo specchio e vede ancora i segni sulla sua pelle si sente una troia ma soprattutto troppo frocio per sostenere lo sguardo severo che poi si concede. Cavolo, è finocchio fino al midollo e fa ancora finta di niente. Se ne sta seduto sopra la poltrona sfondata, che abbiamo raccolto per strada perché siamo contro ogni forma di abbandono e usiamo il riciclaggio come scusa per ogni piccola cosa, vestito soltanto di un paio di boxer bianchi e sporchi di sperma, fumando due sigarette al minuto. Vorrei esagerare ma descrivo soltanto la realtà. Lui è esasperante e le sue azioni eccentriche mi fanno soltanto roteare gli occhi al cielo. Resta seduto a gambe incrociate, i suoi peli pubici si intravedono attraverso la stoffa di cotone consumata. Le sue gambe sono magre e la sua carne è molle; da sembrare una ragazzina di sedici anni ora, l'amore mio, sembra soltanto il cadavere di chi mostra tanto e poi non ha niente. L'addome spoglio non ha muscoli, le sue costole sporgono un po', vicino all'ombelico ha un paio di peli che vorrei staccare via, uno ad uno, con le pinzette per le sopracciglia e la sua pancetta la vorrei mordere ogni momento. Ha veramente un fisico del cazzo per essere un ventenne, è così magro che le ragazze del nostro corso universitario gli puntano il dito contro e ridacchiano tra di loro, è così minuto che, a volte, mi fa sentire come se fossi in una relazione con un pre-adolescente e ha un non so che di rozzo e squallido, nel complesso, che lo rende affascinante anche a chi lo negherebbe pure sotto tortura. È un vero e proprio fallimento ma complimento sempre la sua figura perché mi piace vederlo sorridere. E poi perché, in confronto, sono forse messo peggio; l'unica cosa che mi salva è il mio senso estetico parecchio criticato dalla nostra vicina di casa, la quale odia tutte le mie tute, sia quelle sportive che quelle in lattice. Forse anche il mio gusto musicale mi fa spiccare. Yoongi ed io abbiamo tentato di rubare un giradischi ad un mercatino dell'usato fallendo miserabilmente al primo tentativo, il proprietario della bancarella mi aveva tirato uno scappellotto dritto sopra un tatuaggio che mi ero appena fatto sulla nuca e che mi faceva apparire, in tutti i versi, come un ricercato internazionale. Alla fine, però, lo stesso signore aveva notato la camicia sgualcita di Yoongi, i nostri giubbotti fuori moda da più di vent'anni e s'era commosso, alludendo al nome di Dio e a quanto la sua bontà dovesse essere premiata con, almeno, ed ero totalmente d'accordo con lui, qualche vincita al Gratta e Vinci, ci aveva lasciato il giradischi, proclamandolo un «catorcio pieno di rogne». Dunque, grazie a questo catorcio, spesso faccio partire dischi di altri tempi, di quelli che ti fanno girare la testa per la loro complessità e il pattume segreto. Tra gli accordi delle chitarre elettriche, la famiglia che viveva nell'appartamento sotto al nostro batteva il manico della scopa contro il loro soffitto, e se prima credevamo andassero a ritmo con i brani dai noi scelti e che quindi fosse una manifestazione di apprezzamento, dopo c'eravamo ricreduti quando bussò alla porta la loro dolce figliola, cosparsa di lentiggini e conosciuta, nell'intero edificio, per il suo incredibile monociglio. Yoongi era andato ad aprire alla porta e la ragazzina era rimasta a bocca aperta per la sua bellezza da post-sex. I capelli in disordine e le labbra gonfie; appena ci penso mi convinco di essere affetto dal delirio e l'immagine di lui nudo, sopra le nostre lenzuola, mi fa venire una scomoda erezione anche quando sono sulla metro, in orario di punta, e circondato da studentesse urlanti che o mi prendono per uno dei pervertiti presenti nei classici porno giapponesi o, le più romantiche, si convincono che la rigonfiatura sia dedicata esclusivamente a loro, alla loro innocenza un poco sfiorita. E quindi, appena scendo, o mi sego nel primo bagno che trovo nella stazione, o mi metto lo zaino al contrario, come fanno i turisti cinesi, oppure penso a quel monociglio, a quella ragazzina che, a stento, quella volta era riuscita a chiederci di abbassare il volume. Allora mi sento molto fortunato, quando ci ripenso ossessivamente. Min Yoongi, con la sua aura suggestiva manco fosse un'opera di arte moderna, fa un effetto così violento alle persone che ci circondano da farmi sentire fuori posto, e mi chiedo spesso se merito davvero il ragazzo che, al momento, mi fissa seduto sopra quella poltrona del cazzo senza fare assolutamente nulla o se soffro semplicemente di un complesso d'inferiorità. Alla fine, è ovvio, è sempre la seconda opzione quella a predominare ma non mancano mai i momenti in cui mi guardo allo specchio e non vedo un bel niente. Se non mi venisse ad abbracciare da dietro e se non mi riempisse il collo e poi la mandibola di baci ripetendomi quanto sono perfetto per lui, forse non potrei mai neanche lontanamente pensarlo. E, altre volte, sono io a fissarlo, proprio come sta facendo lui ora. Lo guardo con la coda dell'occhio, quando è seduto affianco a me o quando posa il capo sulla mia spalla, e penso che mi lamento tanto ma anch'io mi comportavo proprio come si era comportata la ragazzina con il monociglio in sua presenza, all'inizio. Tremavo e volevo a tutti i costi conoscerlo. Gli avevo chiesto di uscire così tante volte che quando mi aveva risposto di sì era soltanto per avermi poi fuori dai piedi. Poi, ironia della sorte, durante quello che sembrava proprio essere un appuntamento mi era sembrato un così perfetto coglione da non volerlo cercare più. Ed era proprio stato lui, i giorni seguenti, ad implorarmi di scoparlo. Non fa proprio ridere ma mi diverte ogni volta. Adoro ripetergli la vicenda soltanto per vederlo arrossire e poi lentamente dirmi di amarmi.

Siamo entrambi grotteschi e patetici e cadiamo spesso nel pessimismo. Il nostro appartamento è in realtà un monolocale, scelto non solo perchè il costo era minore rispetto agli altri luoghi visti ma anche perchè così, in un posto più piccolo, abbiamo la scusa per essere più vicini. Provo sempre a disegnarlo e sopra il tavolo della cucina c'è una pila di ritratti orrendi. Una volta, nonostante lui fosse contrario, abbiamo deciso di utilizzarli per accendere il fuoco della stufetta. Non siamo dei poveracci ma viviamo al pelo e abbiamo la brutta tendenza di arrivare a fine mese con soltanto qualche spicciolo. Non usiamo i mezzi pubblici perchè Yoongi patisce gli spazi stretti e giriamo spesso per la metropoli in bicicletta. Yoongi cade sempre ma io sono qui apposta per aiutarlo ad alzarsi, anche se mi diverte vederlo maledire il mondo perché si ritrova i jeans sporchi di fango. Non litighiamo spesso e se lo facciamo è perchè lo costringo a cucinare al posto mio, lui fa schifo ai fornelli ma sicuramente meno di me. Beviamo birra e fumiamo sempre e troppo, qualsiasi scusa è buona: dal festeggiare il mio lincenziamento al suo ginocchio sbucciato. Mi piace, mi piace da matti. E credo di non aver mai vissuto prima di averlo incontrato e che, tristemente, se un giorno ci lasceremo, i miei pensamenti cadranno inevitabilmente su di lui. Perchè Min Yoongi è indelebile e, anche quando piange e la tristezza deforma il suo viso, le perle che rigano il suo volto lo fanno sembrare tanto angelico che scoppio d'amore.

E una delle cose più squisite, nel nostro disordine, sono i quaderni che mi nasconde, quelli in cui la pagina iniziale è bianca e pulita ma poi, aguzzando la vista, scopri scritto in un angolo: "Caro me, penso di essermi profondamente innamorato di Namjoon".

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