Collante per stelle perse

756 91 120
                                    

↭

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Park Chanyeol parve sparire quando aveva esattamente compiuto ventitré anni da tredici giorni e diciotto ore.
Non si capì fino in fondo lo strano modo di metabolizzare le delusioni nella sua mente però alcuni ci hanno vagamente provato, fallendo miseramente, un buco nell'acqua cristallina e trasparente.

In principio Chanyeol era un semplice bambino, nato con un'enorme sorriso sul viso ed una voglia caffellatte sul braccio destro.
Era una figura strana e singolare, si contradisstingueva per i suoi atteggiamenti quasi fuori dal comune.

Per ogni singola delusione Park Chanyeol sembrava trovare una ragione in più per non smettere di sorridere.

Sorrise all'età di sette anni, sul suo volto puerile e latteo aleggiava con decisione un radiante riso che accentuava una piccola fossetta sulla guancia paffuta e i suoi occhi grandi e tirati si assottigliavano sparendo tra le nivee piegoline di pelle.
Una particolarità dei suoi sorrisi erano le imperfezioni che esso portava con sé, un volto che si permutava come le stagioni, s'illuminava ed uno occhio si chiudeva più dell'altro eppure, per quanto bislacco fosse, non si poteva far a meno di sostare e dargli un'occhiata con occhi altrettanto allegri.

Passarono ben cinque estati, quattro autunni avevano portato via silenziosamente le foglie ed avevano macchiato di colori caldi i paesaggi.

Chanyeol aveva soltanto dodici anni quando per la prima volta smise di sorridere per pochi istanti, un duro colpo assestato proprio all'altezza del cuore gli fece girare per pochi istanti la testa e qualcosa di ignoto iniziò a crearsi nel suo essere, un cambiamento lento ed involontario di cui nemmeno s'accorse.
O forse lo capì quand'era troppo tardi.

All'età di tredici anni, a seguito di un'ennesima delusione, un brutto voto a scuola accompagnato da un forte schiaffo sul viso e dall'odore di alcol che gli impregnò i vestiti, si chiuse nella propria camera tinteggiata di un chiaro azzurro cielo, chiuse la finestra abbassando la serranda in legno e tirò le tende.

L'oblio totale.
Il vuoto e l'oscurità lo avvolgevano come se fosse un abbraccio materno e protettivo mentre con le urla di dolore della propria genitrice chiudeva gli occhi e si lasciava andare ad un silenzioso pianto.
Singhiozzi gli percossero il petto causandogli piccoli spasmi impercettibili e le sue labbra venivano morse dai denti, nel vano tentativo di trattenere qualche suono intriso nella disperazione di quel momento.
Si sdraiò sotto le coperte, si nascose sotto di esse come se volesse fuggire dalla realtà circostante, si sentiva al sicuro in quella stanza buia ma le pareti chiare parevano, ad ogni secondo che passava, farsi più scure e fradice come se qualcosa le divorasse dall'interno e le delusioni ci facessero dimora.

“Sei una totale delusione! Ti ritieni un uomo? Non fai altro che bere, bere e bere. Non fai altro che insultare tuo figlio! Tratti me come se fossi uno scarto, spiegami che uomo sei!”.

PRIA - chanbaekWhere stories live. Discover now