Un aeroplano in gabbia

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Il Gatto guardava, assieme al suogatto, il canarino in gabbia. Non era giusto tenerlo lì, si diceva,ma non si poteva neanche liberare una creatura nata in cattività,sarebbe morta certamente, così il Gatto passò altri dieci minuti apensare come liberarlo, mentre il gatto passò altri venti minuti apensare come catturarlo. Nessuno dei due trovò la soluzione,cosicché il gatto andò a dormire sul divano, e il Gatto andò alavorare al super mercato.

A sera, come tutte le sere, il Gatto sivide al bar con Giovannino e Sasso, come tutte le sere nel tavolinodi fuori e come tutte le sere il Gatto si guardava attorno con ariastralunata, Giovannino guardava in alto il cielo o forse solo gliultimi piani dei palazzi, e Sasso sorbiva un bicchiere di negronidopo l'altro incupendosi sempre più. Ad un tratto il Gatto parlòe disse: "Ragazzi, devo liberare l'Aereo !"

"Si chiama così il canarino?",chiese Giovannino.

"No. Non il canarino. È nato ingabbia e gli tocca rimanerci, ma l'Aereo no. Lui ha volato per i cieli!"

"Ma che aereo ?"

"Quello del super mercato!"

Il Gatto parlava di quell'aereobiplano che stava davanti alla vetrina grande del super mercato dovelavorava. I due capirono e il Gatto ebbe la loro attenzione.Giovannino appoggiò i gomiti al tavolo per farsi più vicino e Sassoalzò il suo cupo sguardo dal tavolino al Gatto.

"Vedete. Il canarino è nato ingabbia. Non conosce il mondo, e in fondo non sa neanche cosa siperde, ma l'aereo no. Lui ha volato in cielo, ha visto campagne ecittà, boschi e fiumi. Ha combattuto! Capite? Per poi finire dove?Prima l'ha recuperato un collezionista che l'ha tenuto anchebene. Gli ha ricostruito tutti i pezzi rotti. Non valeva più ungranché senza i suoi pezzi originali, ma al collezionista noninteressava, gli voleva bene anche così. Sembra che qualche voltal'abbia anche fatto volare. Poi il collezionista è morto e suofiglio ha venduto tutto. L'aereo è finito nel negozio diquell'anarchico pacifista che vendeva tutta quella roba militareusata: divise, elmetti. L'aereo gli serviva per farsi pubblicità.Lo aveva messo perfino nei volantini del negozio. Poi ha chiuso e ilfondo l'ha preso la catena di super mercati PagoPoco. Da bravacatena di negozi ha standardizzato tutto e decretato la disfatta delglorioso mezzo aereo senonché vanno a scoprire che il pezzo non èvendibile perché è tutto taroccato e non vale niente, e demolirlo èuna spesa. Decidono che sta bene dove sta, dove l'ho trovato io,triste, umiliato, e in gabbia! Io lo libererò".

Lo sguardo di Sasso ripiombava sultavolo appesantito da ostilità e alcool, e lo sguardo di Giovanninotornava alle stelle.

"Dico sul serio. Lo libererò". Maormai l'interesse degli amici era perso.

Il Gatto non si perse d'animo. Al barper un po' non si vide più, lasciando Giovannino a guardare inalto, e Sasso a guardare in basso. Quel Gattaccio portava avanti ilsuo piano. Faceva gli straordinari tutte le sere con la scusa dimettere a posto il magazzino e invece (invece fino ad un certo punto,perché il magazzino lo doveva mettere a posto davvero) stava intornoal suo aereo controllandolo, ingrassandolo, accarezzandolo. 'Erastato fermo almeno trent'anni' si diceva, 'avrà bisogno diun'occhiata prima di rimettersi in moto'. Scaricò tutto quelloche potè su quel tipo di aerei, e non gli fu difficile mettere apunto quella meccanica relativamente semplice, perché quando i treamici lavoravano in falegnameria era lui ad occuparsi dellamanutenzione e riparazione delle macchine. Arrivò la sera che loaccese, il motore doveva girare un po' prima della fuga, dovevasgranchirsi. Fece un rumore bestiale. Svegliò tutti i palazziattorno, ma generosamente la colpa se la presero un gruppo dimotociclisti mai esistiti. La fuga era pronta. Mancavano solo lerifiniture:un casco di cuoio, una sciarpa di seta bianca, e un paiodi occhialini giallastri che il Gatto recuperò qua e là. Cosìmascherato, nella notte, nessuno lo avrebbe riconosciuto. E la nottearrivò nel cuore dell'estate. Tutto era pronto. Passò adavvertire gli amici.

"Ci siamo. Stasera libero l'aereo".

Non servirono né le parole diGiovannino, né gli sguardi di Sasso a dissuaderlo. Ci aveva lavoratodue mesi a quella impresa. Giovannino lo seguì per tentare un'ultimaazione dissuasiva. Sasso rimase zavorrato alla sua sedia da bar,appesantito dalla gravità e dall'alcool. Arrivarono al supermercato e a Giovannino toccò anche aiutare il Gatto a sistemare gliscatoloni dei pelati.

"Sai? Mi viene utile che sia venutoanche te".

"Per sistemare gli scatoloni ?"

"No, per crearmi l'alibi. Tu alleundici uscirai di qui, e mi chiuderai dentro con le mie chiavi.Prenderai la mia macchina e passerai dalla piazzetta suonando ilclacson per salutare. Col buio penseranno che sono io. Lo penseràanche Sasso, se alzerà gli occhi per guardare".

"Nessuno ha mai fatto alzare gliocchi al Sasso dopo il quarto negroni e lui, alle undici, sarà alsettimo minimo".

"Non importa. Ti vedranno gli altri.Io aspetterò le due e infrangerò la vetrata con l'aereo. Poi lofarò decollare sul viale".

"Tu sei fuori!"

"Stanotte lo sarà anche l'aereo!"

Giovannino sapeva fin troppo bene chenon si discute coi matti. Vanno assecondati se no sono guai, maabbassando la serranda aveva fortemente l'impressione che sarebberostati guai ugualmente.

Una volta solo, il Gatto, parlòall'aereo incoraggiandolo. 'Ti porterò via di qua.. Tra pocheore sarai libero ' e così dicendo si faceva coraggio lui stesso.

Aspettò fino all'una, poi si mise lasciarpa, gli occhiali e il casco di pelle. Avviò il motore, aspettòun minuto perché si scaldasse, e partì. Due metri appena e l'elicatoccò la vetrina mandandola in frantumi. Altri cinque metri e anchela coda dell'aereo scendeva dal marciapiede. Con qualche difficoltàil gatto fece girare l'aereo mettendolo per il verso della strada.Ora aveva il grande viale sgombro d'avanti a se. Solo un istanteper godersi l'attimo , e poi partire. Diede tutto l'acceleratorecome aveva letto nel manuale e l'aero si avviò sullo stradone.Andava tutto a meraviglia. Oramai a ogni finestra c'era uno cheguardava, ma non era un problema; il Gatto era irriconoscibile e unagrande impresa deve avere il suo pubblico. Aveva previsto quasitutto, si era dimenticato solo che all'una passava la guardiagiurata. Nel momento in cui l'aereo si alzò da terra la guardiagiurata aprì il fuoco colpendo, nell'ordine: Un lampione, il vasodi gerani della signora Alberta residente al quinto piano del numerocivico quindici e, in ultimo, alla guardia parve di aver colpito unastella perché, quando sparò il terzo colpo, una stellina s'acceseun sacco, a lui sembrò di rabbia, e finalmente abbassò l'arma.Nel mentre la signora Alberta rispondeva al fuoco con l'altro vasodi gerani e abbatteva la guardia. Il Gatto e l'aereo erano salvi.Salvi e in volo. Un applauso esplose spontaneo dagli spalti, pardon,dai balconi. Ore 01 e 07, l'aereo passò sulla piazzetta. PerfinoSasso tirò su la testa per guardare, la scosse, e la riabbassò.Giacomino e gli altri ragazzi della piazzetta si lanciaronoall'inseguimento del biplano con ogni mezzo: auto, motociclette,ciclomotori, biciclette. Ci fu chi provò con l'autobus ma, aquell'ora, non passava più. In breve, obbligati dalla gravità adover avanzare incollati al suolo, (con tutti gli ostacoli che nederivano) chi prima, chi dopo, persero di vista l'aereo che invecevolava in linea retta. Puntava dritto verso la luna, solo Giovanninosul suo motorino Garelli del settanta gli stava dietro. Uscironoentrambi dall'abitato, uno in cielo e l'altro a terra. L'aereopuntava dritto al Grande Salto e lì Giacomo lo avrebbe certo perso,ma l'aereo iniziò ad abbassarsi e sparì dietro gli alberi proprioprima del Salto. Appena superata la vegetazione Giacomino videl'aereo che riemergeva dal bordo del precipizio volando via e ilGatto ancora vestito da aviatore che lo salutava con la mano. Altridue secondi e gli fu accanto. Altri tre e gli chiese:

"Ma come fa a volare?"

Il Gatto lo guardò con quei suoi occhigrossi, chiari e stralunati e gli rispose:

"E' un aereo. É normale che voli!", per poi tornare a salutare con la mano l'aereo che spariva nella Luna piena.

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⏰ Last updated: Dec 30, 2017 ⏰

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