Los Angeles

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Roma, 20 Settembre 2018

«Mamma calmati per favore!
Tornerò così presto che non sentirai neanche la mia mancanza!» cercai di tranquillizzarla mentre infilavo le ultime cose in valigia.

Ero sicura che se non fossi subito uscita di casa avrei perso il volo per Los Angeles.

«Hai preso la crema contro le zanzare?E i documenti?Ti vado a prendere un cuscino per il viaggio» mi disse rapidamente allontanandosi per cercarlo.

«Mamma ho preso tutto ciò che mi serve e non ho bisogno di nessun cuscino.Ora devo andare o perderò l'aereo» le dissi bloccandola per un braccio.

«Staró bene mamma, non preoccuparti per me.Ci sentiamo» la rassicurai correndo verso la porta di casa trascinandomi dietro la mia enorme valigia.

Temevo che potesse scoppiare da un momento all'altro facendo fuoriuscire tutto il contenuto in mezzo alla strada.

«Chiamami appena sali sull'aereo e anche quando atterri.E ricordati di...» mi disse un attimo prima che io la interrompessi ridacchiando.

«Lo farò mamma, stai tranquilla.A presto, ti voglio bene» le dissi stringendola in un breve abbraccio.

«Ti voglio bene anch'io.Stai attenta e chiamami...» mi urlò dietro mentre aprivo la porta.

Le mandai un bacio volante prima di chiudermi la porta alle spalle.

Amavo mia madre con tutto il cuore.Era la colonna portante della mia vita ma delle volte sapeva essere davvero apprensiva nei miei confronti.Peggio di mio fratello.

Emisi una piccola risata al suo ricordo e salii sull'autobus appena arrivato per raggiungere l'aeroporto.

Infondo mi piaceva la mia famiglia.

Era incasinata ma io odiavo la perfezione ed amavo le cose imperfette come me.

Ritornando a mio fratello, da quando era partito Trenton aveva fatto molta strada.

Ora lavorava come giornalista a Los Angeles e non vedevo l'ora di rivederlo dopo tanti anni passati separati.

Era anche per lui che avevo scelto di accettare la borsa di studio per la Belmont High School, ma il motivo principale non era quello.

Avevo bisogno di andarmene da casa, dalla mia città natale, da Roma.

Quella città mi opprimeva e non ce la facevo più a restare lì.

Anche se era la mia città natale e una parte del mio cuore sarebbe sempre stata lì, i ricordi erano troppo dolorosi e sentivo la necessità di allontanarmi.

Ero stanca di sentire ancora la gente spettegolare e sparlare della mia famiglia alle mie spalle nonostante tutti gli anni passati.

Ero stanca degli incubi che mi venivano a trovare ogni notte, della compassione degli altri, dei loro falsi "mi dispiace" e delle loro inutili consolazioni.

Sapevo che sarebbe stato un grande salto:lasciare l'Italia per andare a passare l'ultimo anno di liceo in California, ma avevo bisogno di respirare di nuovo.

Finalmente riuscii a salire sul mio aereo che in poco tempo mi avrebbe portato in una nuovo paese, e di conseguenza mi avrebbe dato la possibilità di costruirmi una nuova vita, lontana dalla mia patria e dai ricordi del passato.

***

Los Angeles

«Le dispiacerebbe darmi una mano per favore?» urlai all'autista mentre cercavo di scaricare le mie valigie dal taxi senza rompermi una mano o spezzarmi un braccio.

PHOEBE Where stories live. Discover now