Somewhere, over the rainbow.

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Okay ho partorito questa one shot in qualche febbricitante ora di un triste lunedì sera. Ho ritrovato dei vecchi appunti su quest'idea dei nostri tubanti piccioncini preferiti in aereo ed ero abbastanza triste per poter produrre qualcosa di vagamente angst, perciò mi sono detta: perché no?
È la mia prima one shot dopo secoli, è piena di imperfezioni e ne sono consapevole ma fintanto che non pubblico qualcosa non mi ritroverò mai a migliorare, perciò vi toccherà subire i miei errori ancora per un po'.

Scuse a parte, non ho particolari avvertimenti da fare se non che nessuno dei personaggi di questa fanfiction mi appartengono e pertanto i diritti vanno ai reali possessori.

E nulla, Buona lettura💖

Perché aveva accettato quel dannato lavoro? Quella domanda era diventata ormai un mantra e, indaffarato a sistemare il piccolo bagaglio a mano nell'apposito sostegno, cercava di trovare una risposta. Merlin odiava i viaggi in aereo, lo aveva sempre fatto, e quando gli era stata fatta quella assurda proposta sapeva cosa avrebbe comportato. Era stato uno stupido, un grandissimo stupido, si era fatto abbindolare da tutte quelle parole promettenti e...

"Hai finito di trafficare con quella valigia o hai bisogno che chiami la hostess per aiutarti?"

Ecco per che cosa aveva accettato quello stupido lavoro, per essere continuamente molestato da uno sbruffone.

"Se alzaste il vostro regale sedere da quella comoda seduta e vi accingeste ad aiutarmi, forse non ci sarebbe bisogno di chiamare nessun altro, non credete?"

Erano ormai anni che Merlin lavorava per la Camelot s.p.a nei panni del braccio destro di Arthur Pendragon (o come preferiva definirlo quest'ultmo, nei panni del suo "elfo domestico"). Arthur era il dirigente di tutta la baracca, e tutta la baracca era abituata a rispondere ai suoi ordini, Merlin compreso, anche se con una certa riluttanza. In fondo ammirava il lavoro che il suo capo svolgeva, sapeva che era un uomo buono e generoso. E proprio questo era il motivo dei loro numerosi viaggi nel mondo: ad Arthur piaceva il suo lavoro, ma ancor di più piaceva controllare che il lavoro nelle varie filiari fosse svolto a dovere e che i lavoratori fossero adeguatamente tutelati, e ovviamente gli piaceva farlo di persona. Se qualcuno gli avesse chiesto il motivo per cui si accollasse sempre dietro il suo elfo domest... volevo dire, il suo braccio destro, egli avrebbe risposto ironicamente che non avrebbe potuto affrontare un lungo viaggio senza l'incessante chiacchiericcio del ragazzo e successivamente, con serietà, avrebbe alluso a qualche scartoffia burocratica che andava assolutamente compilata dal moro in persona. In realtà Merlin credeva che Arthur adorasse vederlo terrorizzato e che quello fosse un grande piano per fargli venire un infarto e sbarazzarsi così di lui.

Finì di issare il bagaglio con un'ultima spinta e, proprio mentre lanciava uno sguardo fiero e soddisfatto ad Arthur, questa gli ripiombò in testa, facendolo gemere dal dolore. Arthur fu dunque costretto ad alzarsi, non tanto per compassione ma più per impazienza; Con una spinta scostò il povero Merlin, che ancora dolorante si passava una mano sulla nuca, e in pochi secondi riuscì a bloccare il bagaglio nel modo giusto. Lanciò quindi uno sguardo truce al ragazzo che, affranto, si abbandonò alla sua seduta.

"Non potevi farlo tu in principio?" chiese il moro mentre il biondo si accomodava accanto a lui. Girò leggermente la testa, in modo da guardarlo solamente con la coda dell'occhio.

"E cosa ti avrei portato a fare, altrimenti?" rispose l'altro, mentre un mezzo sorriso gli increspava il viso.

"Credimi , me lo chiedo anch'io" sorrise a sua volta Merlin, rivolgendo il suo sguardo alla pista di atterraggio che si stagliava al di fuori del finestrino, in attesa che quel piccolo aggeggio infernale prendesse il volo.

Somewhere, over the rainbow. ||MerthurWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu