Prologo

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Prologo.

*New York 14/02/2016 ore 17:00

Thomas Jules è un ragazzo biondo con occhi azzurri di 22 anni.

Quel pomeriggio, mentre tornava a casa, dopo aver seguito le ultime lezioni al liceo artistico si ritrovò ad essere picchiato da un gruppo di ragazzi della sua scuola.

Quando smisero, vedendolo arrivare uno dei loro professori, il ragazzo, era completamente ricoperto di ferite.

L'uomo chiamò un ambulanza e quando arrivarono in ospedale provò a chiamare i genitori del ragazzo, ma quelli non risposero. Stranamente la cosa non lo sorprese, aveva capito da tempo che quel giovane era molto solo. Le sue condizioni, però, erano piuttosto gravi e fu portato in sala operatoria dove fermarono l'emorragia interna e fecero il possibile per salvarlo.

Tre ore dopo lo portarono nel reparto di prognosi riservata ed il medico andò a parlare con l'uomo che l'aveva accompagnato.

«Ha accompagnato lei il ragazzo che hanno picchiato?» chiese il medico.

«Sì. Sono un amico di famiglia, i genitori hanno chiesto a me di riferire loro tutto quello che è successo...» rispose lui alle parole del suo interlocutore.

Il medico annuì e disse: «Il ragazzo ho delle costole rotte, una mano ed una gamba fratturate in più punti. Ha un ematoma che ha coinvolto il lobo frontale del cervello che potrebbe aver creato dei danni. Deve sapere che al momento è in coma, ma le sue condizioni sono stabili»

«Capisco. Avviserò i suoi genitori» disse l'uomo tranquillamente, ma il medico aggiunse: «Non sappiamo quando si sveglierà e se ci saranno delle conseguenze»

L'uomo annuì e provò a contattare i genitori del ragazzo che come in precedenza non risposero.

Prese la decisione di occuparsi di lui e di quello che sarebbe successo in futuro.

*New York 15/02/2016 ore 18:00

Erano passati due mesi da quando il ragazzo era entrato in coma.

Quella sera, però, si sveglio sorprendendo un po' l'uomo che era rimasto al suo fianco per diverse ore leggendo un libro.

«Dove mi trovo? Perchè non vedo niente?» chiese lui agitato.

«Rilassati. Adesso chiamo il medico» disse l'uomo posandogli una mano sulla spalla.

Il ragazzo sentendo quella voce famigliare domandò con un sussurro: «Professor Black»

«Sì. Sono io» rispose l'uomo tranquillamente suonando il campanello di fianco al letto.

Il medico non tardò ad arrivare e s'avvicinò al ragazzo.

Controllo che tutto fosse a posto, ma si concentrò sugli occhi del ragazzo e sospirò: «L'ematoma non è ancora stato riassorbito e preme sul nervo ottico, per il resto sta bene. Potremmo dimetterlo oggi stesso anche se dovrà evitare di affatticarsi e non restare da solo»

«Vorrà stare da me fino a quando non riuscirà a muoversi da solo» disse l'uomo senza troppi giri di parole.

Il ragazzo si voltò verso il professore e gli disse: «Non posso venire. Non in questo stato» per poi aggiungere: «Sarò solo un peso per lei»

«Non ho intenzione di lasciarti da solo e poi avrai la compagnia di mio nipote» rispose l'uomo alle sue parole.

«Va bene...» si arrese alla fine il ragazzo.

Il medico scollegò ogni macchinario dal corpo del ragazzo e portò i documenti per la dimissione assieme alle ricette delle medicine che avrebbe dovuto prendere per attenuare il dolore fisico con le varie spiegazioni sul dosaggio e il quantitativo.

Poco dopo il ragazzo si ritrovò seduto su una sedia a rotelle e condotto fino alla macchina del professore che l'aiutò a sedersi sul mezzo per poi caricare quella stessa sedia nel portabagagli.

Si accomodò al posto di guida e gli posò una mano sulla gamba sana: «So che con il passare del tempo i sensi diventeranno più sensibili, potrebbero anche darti fastidio, ma se hai dei problemi basta dirlo e cercherò di alleviare il tutto»

«Grazie, Professor Black» disse lui lasciandosi andare ad un lieve sorriso.

La situazione era strana, ma l'uomo sorrise a sua volta per poi aggiungere: «Quando siamo da soli chiamami Sebastian»

«Va bene. Sebastian, come si chiama tuo nipote?» chiese curioso lui.

L'uomo sorrise per un attimo solo a quella domanda, ma poi gli rispose: «Sì chiama Logan»

Tra i due scese il silenzio e l'uomo si accorse subito che il ragazzo si era addormentato, ma appena furono a casa parcheggiò davanti alla porta e si portò al lato passeggeri dove con delicatezza prese in braccio il ragazzo portandolo in casa.

Un ragazzo uscì dalla cucina: «Zio, il pranzo è...» guardò la persona tre le sue braccia e rimase paralizzato pensando: Conosco questo ragazzo riconoscerei quei capelli tra mille.

Andò ad aprire la porta della stanza degli ospiti e lasciò che l'uomo lo mettesse a letto per poi vederlo andare a prendere la sedia a rotelle che l'avrebbe aiutato nei movimenti.

Quando lasciarono la stanza il ragazzo domandò: «Perchè TJ è qui? Cosa gli è successo?»

«Un gruppo di ragazzi l'ha picchiato. È rimasto in coma per due mesi, ha la mano le costole e la gamba fratturate, ma il colpo preso alla testa ha creato un ematoma che prese sul nervo ottico rendendolo cieco, non so se sarà una situazione permanente o meno» rispose l'uomo a quelle sue domande.

Il ragazzo scosse la testa per un attimo e gli chiese: «Zio, cosa posso fare per aiutarlo?»

«Logan, devi solo essere te stesso e stargli vicino. Con il passare del tempo ci potrebbe essere il pericolo che la situazione lo faccia cadere in depressione ed è quello che dovremmo evitare. Non me l sono sentita di riprovare a chiamare i genitori anche perchè sembra che non sia interessati a quello che gli è successo» ammise l'uomo senza troppi giri di parole.

Logan annuì ed entrarono in cucina per pranzare.

Quello che si apprestavano a vivere sarebbe stato il periodo lungo della loro vita che avrebbe messo a dura prova tutti e tre.

La nascita di un amoreWhere stories live. Discover now