- Sorridere? -

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"Su, fatti una foto con tuo fratello e sorridi! Fai cheeese!"
Perché doveva farlo? Perché doveva fingere? Perché doveva far credere a tutti di essere felice? Perché doveva per forza indossare la maschera della persona contenta? Dove c'era scritto che agli occhi degli altri dovesse sembrare perfetto?

Tutti pensavano che la sua fosse una famiglia allegra, senza problemi, sia interni che economici, ma la realtà dei fatti era tutt'altra: non si parlavano ormai da mesi, ognuno di loro si chiudeva in camera sua e usciva solo per consumare i due pasti della giornata, per poi tornare di nuovo ad isolarsi, chi per riflettere, chi per piangere, chi per fumare e chi per ubriacarsi.
Lui stava male e sapeva che continuare a fingere si sarebbe ritorso contro di lui, finendo per esaurirgli tutte le energie e schiacciandogli l'anima. Si rendeva perfettamente conto che, così facendo, si stava solo intossicando e indebolendo: mentendo non solo gli altri, ma anche a se stesso, ma nonostante ciò, continuava a farlo.
Ricordava che una volta un suo professore delle medie aveva detto riferendosi ad un testo appena letto che col tempo tutti i dolori sarebbero scomparsi, ma stava cominciando a dubitare della veriticità di quella frase: per lui era l'esatto contrario, aspettare, senza fare nulla lo faceva sentire ancora più impotente, si sentiva come se tutto gli fosse crollato addosso, si sentiva perso, confuso, era come se stesse precipitando in un burrone, non poteva fare nulla, poteva solo stare a guardare mentre tutto gli crollava intorno. Gli serviva solo un appiglio a cui aggrapparsi ma ormai aveva perso tutte le speranze, quella parete gli sembrava così dannatamente liscia, non gli restava che continuare a cadere nella speranza che, come nei cartoni animati che vedeva spesso da piccolo, qualche ramoscello sporgente interrompesse quella caduta libera, salvandolo da uno schianto sicuro col suolo.
Era rimasto solo, tutti quelli che prima chiamava amici si erano rivelati essere falsi e opportunisti, per non parlare dei bulli che lo avevano preso di mira dal primo giorno in quella dannata scuola che gli aveva dato poco e niente, togliendogli anche la cosa più importante che aveva, il sorriso.
Avrebbe voluto tanto esternarsi, mostrare a tutti la verità, rompendo quella maschera che lo stava pian piano consumando, ma era convinto che nessuno sarebbe stato in grado di capirlo, finendo per peggiorare ulteriormente le cose.
Non ne parlava neanche con i suoi genitori, che lo criticatavano e giudicavano continuamente. Quando faceva qualcosa male, erano sempre lì a criticarlo e a rinfacciargli di essere un fallimento, mentre quando faceva qualcosa bene, ottenendo bei risultati, si limitavano ad annuire, non concedendogli mai né un elogio né un complimento.
Questo non aveva fatto altro che aumentare il disprezzo che provava verso sé stesso, facendolo sentire un errore, un fallimento, in qualsiasi cosa, accellerando la caduta che lo avrebbe portato al buio totale, dove ormai niente o nessuno avrebbe potuto portarlo in salvo.
Dopo aver lasciato la scuola per il suo andamento divenuto ormai pessimo, aveva cominciato a fumare, non che lo aiutasse molto, anzi, si stava solo facendo del male, ma forse pensava che il fumo potesse in qualche modo soffocare le sue urla, i sui pianti, le sue crisi, in modo che il giorno dopo potesse apparire di nuovo il solito allegro e spensierato ragazzo.
Da qualche mese a questa parte aveva cominciato a mangiare poco o niente e non riusciva a dormire solo se assumeva dei sonniferi; i suoi demoni lo stavano tormentando, ritornando puntalmente da lui ad interrompere quella farsa che metteva in scena ogni giorno.
Non ne poteva più, voleva solo che tutto fosse finito il più presto possibile, voleva soffocare una volta e per sempre quei demoni che, all'oscuro di tutti, gli pugnalavano l'anima, lasciandogli ogni volta, ferite sempre più profonde, ma lo tormentavano da così tanto tempo che oramai facevano parte di lui, non poteva liberarsene così facilmente, l'unico modo plausibile era anche quello più estremo ma almeno, pensava, non avrebbe mai più sofferto.
Certo, magari un qualche valoroso eroe entrato di soppiatto nella sua vita, avrebbe potuto sconfiggere quei mostri con la sua possente spada, ma aveva perso ogni speranza, non credeva più a quelle favole, erano elementi di pura fantasia, il suo destino era quello, era stato deciso, era destinato a cadere in quel dannato burrone, per il resto dei suoi giorni.

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SmileWhere stories live. Discover now