FIGLIO DELLA LUNA

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Ups! Ten obraz nie jest zgodny z naszymi wytycznymi. Aby kontynuować, spróbuj go usunąć lub użyć innego.






moonchild
that's how it's supposed to be
yeah all these pain and all these sorrows
that's our destiny, see?




ti lavi i denti
sono più sporchi di prima
sporchi e cadenti, fragili
l'alito puzza, puzza di solitudine
puzza della carne che ti sei morso stanotte.
e quella prima ancora.
puzza dei baci che non hai mai dato.
ti asciughi la bocca.
esce sangue, dannazione.
ci metti su un cerotto.
tanto per usarlo, che più ne usi e più ne hai in casa, sparpagliati ovunque, sul soffitto e nel cuore.
tanto per farti ridere addosso, per farti sussurrare che sei un tossico quando poi non c'entra un cazzo.
tanto per ridere di te stesso che non hai più argomenti su cui farlo.
tanto per.
ti infili i pantaloni, le cosce piangono a essere strette così.
o almeno, è quello che vorresti succedesse.
sei più magro di un chiodo, vorresti sparire e ci manca poco ma te resisti, perché alla fine a soffrire ti sei abituato, è una cosa che fa parte di te adesso.
o tu fai parte di lei, pensi.
quando esci di casa metti le cuffiette mezze rotte, quasi quanto le tue costole.
barcolli stanco tra la gente, che fa come non ci fossi, ma tu ci sei.
sei tra gli alberi, nel vento, negli occhi spaventati di chi sta rischiando l'overdose in un angolo, che mentre passi butti un occhio in quel vicolo e lo guardi per un attimo.
è il chiaro di luna e lo vedi, tu, quel figlio di puttana.
quel figlio della luna, pezzo di merda che si è mangiato il tuo cuore tempo fa.
o forse se l'è solo sniffato, non lo sai.
abbassa lo sguardo, lo posa sui buchi viola che gli donano un fascino tutto suo.
sì, un bel fascino di merda, pensi.
eppure ti viene da avvicinarti, anche solo per vederlo morire, ma vuoi farlo.
tanto ti ammazzi già di tante cose, lui sarebbe l'ultima.
cammini incazzato fino a lui, sparisci dalla città per entrare nella sua, di città.
là, dove tutti i tossici schifosi si divertono a fottersi la vita a sangue.
sputi da una parte, sospiri, ti inginocchi, metti a fuoco la schifezza che hai davanti.
ci si rivede, ti mormora.
segue una risata sporca, amara, e poi la sua tosse cupa e roca, da malato del cazzo.
ma quanto lo odio? ti chiedi.
estrai una siga dalle tasche bucate e te la fumi dritto su di lui, che te odi il fumo ma te ne sei conservata una in tutto questo tempo, solo per poterla usare in questo modo, per lui, per sfotterlo.
digrigna i denti, è così fatto da risultare lucido, fa paura, ma non a te.
non più, namjoon.
si tira sù a fatica, tossisce ed esce una cosa bianca che dovrebbe essere la sua anima, non lo sai bene, ma ridi.
scoppi in una risata che cazzo, da quando non ridevi così?
te la fai sotto quasi, e continui a ridere di gusto.
ti escono le lacrime, le mani tremano, la siga si sta spegnendo tra le dita violacee e tu ridi, ridi mentre piangi e si unisce pure lui.
però lui piange e basta.
ti fermi.

brutto bastardo, pezzo di merda che non sei altro. che cazzo hai fatto? che cazzo hai fatto, eh?
piange col sorriso mezzo morto e scuote la testa.
quella testa vuota che ora ciondola da una parte all'altra delle sue spalle, mossa dalla furia con cui gli hai afferrato il colletto della sua camicia sudicia.
è una bambola di pezza, namjoon.
è assurdo, assurdo.

mi sa che muoio. mi sa tanto, yoongi, risponde.
non pronunciare il mio nome, merda!
lo vedi come mi sono ridotto? da quando non ci se più con me, da quando ti ho mandato via. guardami, cristo.
ti sto guardando, e mi fai schifo.

ti alzi, le gambe ti cedono, così ritorni a sedere di fronte a lui.
cazzo, adesso c'hai davvero la voglia di fumare.
ti mordi la lingua, l'impeto di prenderlo a schiaffi va a pari passo con la voglia di portartelo a casa e ammazzarlo di baci.

scusa, che cazzo hai detto? da quando mi hai mandato via? da quando tu mi hai mandato via? l'ero ti è arrivata fino al culo, coglione. ti ho cacciato via io.
sì, vabe', è lo stesso. lasciami stare va.

grugnisce e si gira da un lato, strofinando la faccia contro il muro scorticato, quasi fosse un cuscino.

sei una merda, cristo, sei così schifoso, c'hai la testa di merda, namjoon.
come hai potuto ridurti così? come hai potuto lasciare che l'ero ti fottesse in questo modo? io non ero abbastanza? no, che non lo ero. c'hai gli occhi bianchi, dio santo, mica stai morendo? non mi dispiacerebbe affatto. però oh, che cazzo apri gli occhi, non morire adesso. non davanti a me. magari quando me ne sono andato. e non ti azzardare a mandarmi una di quelle zecche sotto casa a portarmi la notizia. bastardo come sei, ne saresti capace.

ride ed è bellissimo.

no, no, non lo faccio. lo prometto, amore.
gli metto le mani al collo.
sta' zitto, per la madonna. non sono l'amore di nessuno.
il mio, sì.

parla ch'è una meraviglia, sembra stare addirittura meglio in procinto di essere strozzato e ti da così urto che aumenti la presa e gli sbatti la testa al muro più volte.
ma il sangue che esce non è il suo.
la bocca ti sanguina di nuovo.

cristo, perché non muori.
perché tu non vuoi che succeda, yoongi.
ma fammi il piacere, bucati di quel che è rimasto e non rompere più i coglioni.
ce le scrivi ancora le poesie su di me, eh?
non sono cazzi tuoi. e poi la luna non sei te, deficiente.
sono un figlio di puttana, te lo ricordi? me lo ripeti? mi ricordi perché la luna era una puttana? raccontamelo un po', yoongi, che ora come ora mi sembra di non sapere più niente.

sbuffi come un bambino, ti affacci a guardare la luna fuori dal vicolo, ma la cappa d'umidità l'ha coperta e allora ci rinunci, ti volti, la cerchi nei suoi occhi e lì la trovi.
odi ammettere il fatto che lui ti faccia ancora sciogliere lo stomaco e se lo inietti nelle vene con soddisfazione, eppure è così e tu lo sai che non passerà.
non passerà nemmeno se ti uccidi prima di lui, o con lui, o al posto suo.
che differenza fa ormai.

ecco perché sono migliore di te, yoongi.
guardami, sono diventato un tossico in dormiveglia, uno scarto, tu in confronto sei messo da re, eppure sono io quello migliore.
un colpo di tosse, si accascia.
sono io quello con le palle, quello che te lo dice in faccia che lo ami. non hai mai avuto il coraggio di fare un cazzo, se non di lasciarti scopare.
il sangue gli scivola denso lungo il naso, gli occhi si alzano al cielo ogni tanto.
sta andando.

che cazzo ti devo dire? quello che ci rimane sei te. io posso pure campare con le spade in petto, ma campo.
e pensi sia meglio? amore mio, non hai idea di quanto io stia godendo.
mi mangeranno i cani e tu piangerai come il superficiale egoista che sei, e io sarò contento.
si lamenta, si tocca le costole e te le tocchi anche tu.

vaffanculo, ti odio da morire, va all'inferno e aspettami lì.
sì, ti terrò il posto mentre ci incollerò gli aghi sopra.
bene.

mi chino a baciarlo, affogo con lui, la siringa gli trapassa la gola mentre mi guarda sognante.

il figlio della luna è tornato da lei.









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