Capitolo 8

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Quando saliamo in macchina Harry mi chiede indicazioni per arrivare a casa mia.
"Puoi anche non fare finta di non sapere il mio indirizzo. Non mi arrabbio. Mi sono già arrabbiata abbastanza per oggi."
"Non sto mentendo. L'indirizzo non l'ho letto." Dice con le mani alzate.

Durante il tragitto verso il mio appartamento, Harry mi racconta aneddoti della sua infanzia talmente divertenti da farmi mancare il fiato;
"Ma sul serio?!"
"Ti giuro. Lo abbiamo rimesso a posto e, quando qualche settimana dopo mia madre lo ha urtato, ha creduto che fosse stata colpa sua. E quindi noi non siamo stati puniti."
"Non ce la posso fare." Affermo ridendo senza riuscire a smettere.
Mi continua a raccontare altri episodi simili fino a quando arriviamo davanti alla mia porta.

"E va bene... io sono arrivata." Dico indicando il portone.
"Aspetta, ti accompagno."
"Non ce n'è bisogno, non..."
"Voglio accompagnarti alla porta da bravo gentiluomo, lasciamelo fare."
Sospiro."Ok." Dico sorridendogli.
Lui scende dalla macchina e si precipita ad aprirmi la portiera. Fa segno alle guardie del corpo di aspettare in macchina e mi affianca fino al portone.
"Mi sono divertito stasera." Dice mentre ci avviciniamo al portone.
"Anch'io. Molto." Rispondo.

Mentre camminiamo mi prende nuovamente la mano.
"Dovremmo rifarlo qualche volta."
"Quando vuoi" gli dico sorridendogli.
Gli lascio la mano per cercare le chiavi nella borsa e, dopo averle trovate, le inserisco nella toppa del portone ma sento il suo sguardo su di me così, prima di entrare, mi giro.
"Non ti inviterò ad entrare stasera."
"Tranquilla. È troppo presto, ne sono consapevole."
Continuiamo a guardarci senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra fino a quando lui non rompe il silenzio.
"Voglio baciarti."
Io in un impeto di coraggio rispondo: "e allora fallo."

Lui mi afferra il volto con entrambe le mani e in una frazione di secondo le nostre labbra si toccano facendomi dimenticare ogni cosa, le mie inutili paure, chi è lui, quello che questo bacio comporterà. Non mi interessa niente per ora; ci siamo solo io e lui, nient'altro e, se devo essere sincera, mi va bene così. Mi metto in punta di piedi per raggiungere la sua altezza e lascio che le mie braccia gli circondino il collo. Ci stacchiamo per riprendere fiato ma mi sarebbe piaciuto non doverlo fare, non doverlo lasciare. Ho le guance rosse e lui me le accarezza. Il contatto con le sue mani fredde però non fa altro che peggiorare le cose. Tiene la sua mano sulla mia guancia e io assecondo il contatto con la testa mentre continuiamo a guardarci.

"Io devo andare. Ci sentiamo domani." Improvvisamente, mi sento come se mi avessero tirato un calcio nello stomaco, viene a mancarmi l'aria così riesco solo a mugugnare un "Mmh, Mmh." E, come se lui avesse avvertito il mio dispiacere, avvicina di nuovo il suo volto al mio per un ultimo bacio e poi se ne va lasciandomi, da sola, sulla soglia di casa.
Mentre lo vedo dirigersi verso l'auto penso a quanto io sia fortunata ad averlo incontrato. Non è come pensavo. È buono. Ha sofferto nella sua vita, il che ci rende molto simili.
Ancora con la testa in subbuglio entro in casa e mi chiudo la porta alle spalle. Rimango tutta la sera a rimuginare su quanto appena successo con un sorriso da ebete in faccia. Cosa che non ho mai fatto per nessun ragazzo a parte lui.

Una volta a letto, prima di addormentarmi, prendo il telefono. Risulta un messaggio non letto così lo apro.
DA HARRY
~Buonanotte piccola :)
Mi sorprendo nuovamente a sorridere. So che lo conosco appena ma... mi mette sicurezza e questo, a mio avviso, vale più di qualsiasi altra cosa.
Così rispondo.
A HARRY
~Notte :)
Per poi lasciarmi travolgere da sogni che, per la prima volta dopo tanto tempo, sono tutti felici e colorati.

Il mattino seguente prima di uscire mi guardo allo specchio; sono obbligata a legare i miei capelli neri corvino in una coda per cercare di dare loro una forma per lo meno accettabile, metto un po' di correttore sulle occhiaie che, ormai, sono diventate parte di me e poi esco di casa. Non sono mai stata una ragazza che adora truccarsi, non mi è mai piaciuto, anche se, per qualche tempo l'ho fatto; non mi dispiaceva l'immagine più curata riflessa nello specchio ma... sentivo di non essere io.

Questa mattina mi sono svegliata riposata e soprattutto felice e credo che ciò sia dovuto a ieri sera, a Harry. Infatti, quando arrivo a lavoro (con la metro perché la sera prima ho completamente dimenticato la mia auto nel parcheggio dell'ospedale) ho ancora il sorriso stampato in faccia e quando Alex mi vede mi si avvicina.
"Wow. A cosa si deve quel sorriso?!"
"Quale sorriso?" Le chiedo facendo finta di non capire.
"Quello che hai stampato in faccia. Non mi fraintendere ti sta benissimo - dice alzando le mani - è che... beh non l'ho mai visto. Cosa ne è la ragione?"
Io la guardo per qualche secondo per poi guardarmi intorno. La prendo da un braccio e la trascino in una stanza vuota chiudendomi la porta alle spalle.
"Ti dirò perché ma... NON - DEVI - URLARE" Dico scandendo bene le ultime tre parole.
"Perché dovrei, scusa?! Vai."
"Io e Harry..."
"Harry?! Lo chiami Harry? Da quando scusa?"
"Non è questo il punto." Prendo un respiro profondo e glielo dico. "Stavo dicendo, io e Harry... ci siamo baciati."

Lei apre la bocca per urlare e io le metto immediatamente una mano sulla bocca per impedirglielo.
"Che ti ho detto?! Non devi urlare. Adesso toglierò la mano e tu non, non e ripeto non, urlerai. Chiaro?"
Lei annuisce e io tolgo la mano.
"Posso fare domande?"
"Si..."
"Come? Quando? Dove? Perché? Com'è stato? Siete andati a letto insieme? - dice tutto d'un fiato e quando vede che io non rispondo continua - e rispondi!"
"Ok, ok. Qual era la prima domanda?"
"Com'è successo?"
Le racconto ogni cosa, il litigio, il gelato, il bacio e quello che sento.
"Quindi ti piace?"
"Si, molto. Ma ho paura."
"Paura di che, scusa?!" La sua faccia muta: da felice diventa preoccupata.
"Paura che possa diventare una cosa seria. Ho paura che non vada bene e di rimanere delusa, di stare male. Non voglio soffrire. Non più."
Lei mi abbraccia e mi stringe forte sussurrandomi all'orecchio quello che pensa.

"Tesoro, a giocare in difesa non guadagni niente. So che hai sofferto, l'ho capito, ma la paura non può e non deve frenarti. Prova a buttarti per una volta - dice accarezzandomi i capelli. Poi mi prende il viso tra le mani - so che fa paura ma ti da delle soddisfazioni che non hai idea. Se dovesse andare male... va bene, ce ne faremo una ragione ma, ricorda: meglio rimpiangere di aver fatto qualcosa piuttosto che avere il rimorso di non averla fatta."
Io la abbraccio forte.

Lei è stata la prima persona a cui mi sono legata appena arrivata; non parlavo con nessuno e ricordo che lei con il suo calore, il suo sorriso e il suo spirito si è fatta strada nel mio cuore guadagnandosi il titolo di migliore amica. È una persona speciale e si merita tutto il bene del mondo.
"Grazie" le rispondo senza aggiungere altro. Sa che non sono molto brava ad esternare i miei sentimenti ma comunque sa quello che provo per lei, anche se non gliel'ho mai detto.

Non puoi scappare per sempre Where stories live. Discover now