Capitolo 11.

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11.

Un forte odore di vernice mi invade i sensi non appena metto piede in sala, deve essersene accorto anche Harry visto che corre ad aprire tutte le finestre borbottando qualcosa di incomprensibile.

<<Sei la prima a vedere la cucina ristrutturata>>, mi informa soddisfatto, risultando quasi tenero.

<<Spero di non bruciartela>>, ironizzo, capendo troppo tardi di quanto sia fuori luogo questa battuta. Harry mi rivolge un'occhiata torva e gli mimo immediatamente uno 'scusa' con il labiale prima che cominciamo a discutere anche sul mio modo pessimo di essere ironica. Mi guardo attorno quasi nostalgica, cominciano a mancarmi perfino le lamentele dei clienti su dei piatti apparentemente perfetti. Harry mi fa strada verso la cucina come se non la conoscessi, e sento il cuore più leggero non appena vedo che tutto è al proprio posto. Non c'è più nessuna traccia di fuoco né di fumo, è tutto così pulito da far sembrare quasi un peccato sporcare anche solo una pentola. Se fossi stata io a combinare quel guaio mi autoringrazierei per aver permesso di modernizzare gran parte di questa cucina, ma questo merito non spetta a me.

<<Tutta questa parte qui è nuova>>, spiega indicando la parete che ricordo a fuoco. I forni sono tutti immacolati, e anche altri elettrodomestici a me sconosciuti sembrano essere appena acquistati.

<<Se avessi saputo che avreste fatto quest'ottimo lavoro avrei raso al suolo l'intera cucina>>, commento notando la differenza di qualità tra la parte nuova e quella rimasta indenne dal fuoco.

<<Pensavo che volessi ancora convincermi della tua innocenza>>, quasi ride, e mi rendo conto solo adesso di come io gli stia implicitamente confermando di essere stata io. Dovrò andare in giro con una telecamera d'ora in poi.

<<Che senso ha, tanto non mi credi comunque>>, scrollo le spalle, continuando a guardarmi attorno come se fossi in un museo.

<<Ora che non sono più arrabbiato puoi anche ammetterlo. Ripeti dopo di me: "Harry, ho accidentalmente sbagliato a impostare la temperatura del forno, ti chiedo scusa ma non sono brava con i forni">>, mi prende in giro imitando una vocina ridicola che non assomiglia per niente alla mia, e vorrei solo riempirlo di parolacce ora. Scoppia a ridere da solo sotto il mio sguardo offeso, solo io posso fare battute sull'accaduto.

<<Attenta che ti esce il fumo dalle orecchie, abbiamo appena tinteggiato qui!>>, continua, guadagnandosi un pugno sul bicipite. Non lo sopporto, ma sono contenta che non sia più di cattivo umore.

<<Vacci piano, ti ricordo che basta una mia smentita per annullare il risarcimento>>, trattengo un sorriso, fortunatamente non sono così vendicativa. Lo osservo mentre si toglie la giacca marrone per indossare il suo grembiule seguito dalla solita bandana che attorciglia sulla fronte per tenere a bada i suoi ricci ribelli.

<<Questo si chiama ricatto>>, mi guarda divertito, e ora che è in divisa lo riconosco. Sono abituata a vederlo così. Mi siedo su uno degli sgabelli posti attorno al bancone centrale, non voglio rischiare di fare danni. Stavolta la colpa cadrebbe su di me senza se nè ma.

<<Cosa vuoi mangiare?>>, domanda poi, tornando serio. Vorrei rispondere "ostriche e gamberi" solo per vedere la sua faccia, ma rischierei di essere presa sul serio e potrei seriamente svenire alla vista di quegli esseri marini. Ho già rischiato troppe volte di collassare al suolo oggi, questo sarebbe il colpo finale.

<<Quello che vuoi>>, gli lascio carta bianca, dopotutto è già fin troppo gentile a cucinare per me. Spero che a fine pasto non si presenti con il conto. Mi dà le spalle mentre si mette ai fornelli, in questo modo mi riesce più facile parlargli senza dover necessariamente distogliere lo sguardo.

Ricomincio da qui. [Harry Styles]Where stories live. Discover now