Capitolo 21

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Vengo risvegliata da un piccolo spiraglio di luce che si è fatto strada nella radura, oggi è una giornata perfetta: il cielo -come sempre sereno- è di un azzurro quasi paragonabile al colore degli occhi di Gally, gli uccellini presenti nella foresta cinguettano e gli animali del macello fanno i loro versi strani.

Sono ancora sdraiata sul petto di Gally che sta ancora dormendo. Mi perdo per la milionesima volta a fissarlo. Ho sempre pensato che da addormentato sia molto più sereno. È capace di trasmetterti molta calma, anche se è meglio da sveglio, quando puoi perderti nell'oceano attraverso i suoi occhi.

Rispetto a ieri sera è molto più tranquillo e così è anche per me, per fortuna siamo riusciti a chiarirci e lui ha accettato di venire con me nel caso trovassi una via di fuga con gli altri velocisti.

Il termine velocista mi ricorda che oggi è il grande giorno: io, Minho e gli altri velocisti dobbiamo andare a controllare il corpo del dolente ucciso da Thomas.

Prima però -mi ricordo- che devo andare nell'edificio dei velocisti, perché Minho mi deve "insegnare a usare qualche arma" -così ha detto lui-

Sveglio con un buffetto sulla guancia Gally che, appena mi vede fa un sorriso, uno di quelli rari, che vedi veramente poche volte sul suo viso.

Sveglio con un buffetto sulla guancia Gally che, appena mi vede fa un sorriso, uno di quelli rari, che vedi veramente poche volte sul suo viso

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"Buongiorno" mi sorride
"Buongiorno" rispondo a mia volta sorridendogli.
Gli do un bacio a stampo e mi alzo, sistemandomi i vestiti.

"Io devo andare. Oggi io e i velocisti dobbiamo fare un controllo" dico solamente. Non mi va che si preoccupi per niente pensando che debba andare a vedere il corpo di un dolente.
"Va bene..." dice poco convinto "sta attenta" finisce dandomi un bacio veloce e andando verso il casolare, dove probabilmente avrà del lavoro da svolgere.

Mi allontano dal nostro albero e vado verso l'edificio dei velocisti, dove sono sicura Minho mi aspetti.

Non ho torto, infatti appena apro la porta di legno trovo il ragazzo con un'espressione impaziente addosso.
"Finalmente sei arrivata! Quanto Caspio ci hai messo!" Sbuffa irritato.

Diciamo che Minho non è paziente. Per niente.

"Scusa.. ho dormito più del solito, mi dispiace. Che cosa volevi insegnarmi ad usare?" Chiedo curiosa. Sono molto veloce a correre -faccio la velocista appunto per questo- ma oltre a questo diciamo che non ho 'doti speciali'.

Guardo Minho e, mi succede qualcosa di veramente strano, è come se il mio corpo fosse presente, ma la mia mente è da tutta altra parte.

Mi ritrovo catapultata in una specie di visione: sono in un piccolo giardino completamente distrutto e trasandato, l'erba quasi completamente carbonizzata e morta, il cielo grigio, quasi come dopo una esplosione e un'altalena completamente distrutta. È decisamente molto diverso dalla radura.

In lontananza c'è un grosso albero con lunghi rami massicci, l'unico elemento in questo inquietante posto in cui mi trovo, mi avvicino incuriosita: non ho mai visto un albero del genere, ma mi ricorda qualcosa, qualcosa di importante che ho dimenticato. O che mi hanno fatto dimenticare. Un pezzo di vita che mi hanno strappato via.

Una volta avvicinata, noto una piccola figura su un ramo abbastanza alto che in qualche modo si è arrampicata, è una bambina: occhi verdi, capelli marrone cioccolato, indossa delle scarpe rovinate e dei vestiti sgualciti, è magrolina, sembra patire la fame da qualche giorno. Gioca con un piccolo animaletto -sembra un insetto- rosso con diversi puntini neri, ne sembra affascinata. Intorno a noi non ci sono il canto degli uccelli -sempre presente nella radura- ne gli schiamazzi dei radurai, c'è un inquietante silenzio, a volte interrotto da urla di tortura, come se qualcuno stesse subendo le pene dell'inferno. La bambina però non sembra farci caso.

Sento un rumore dietro di me e sobbalzo girandomi, notando una donna conciata anche peggio della bambina: è abbastanza alta ma decisamente troppo magra, quasi scheletrica, i capelli sono unti, probabilmente non li lava da diverso tempo - lo capisco,visto lo schifo in cui queste due persone abitano- indossa una gonna lunga e sgualcita e ha occhiaie profonde, per non parlare delle vene viola -molto simili a quelle che aveva Ben- che si diramano sulle braccia.

È uscita da una specie di baracca -non si può neanche definire casa- grigia come il cielo è ha un aria di morte.
Raggiunge la bambina sull'albero e finalmente inizia a parlare:
"Victoria, lo sai che non puoi stare qui. Forza, dobbiamo andare." La sua voce è graffiante, sembra faccia fatica anche solo a parlare.

Dopo la frase della donna, un bambino esce dalla baracca grigia raggiungendo la bambina che sembra chiamarsi Victoria. I due sono incredibilmente simili: stesso naso delicato, capelli color cioccolato, occhi grandi ma di colori diversi: lei li ha verdi non come l'erba morta che li circonda, più come le foglie -stranamente vive- dell'albero su cui si trova, mentre lui li ha dello stesso colore dei capelli. Cioccolato.

"Roxy, ehi guardami"
Minho mi scuote per le spalle cercando -molto probabilmente- di svegliarmi dal mio stato di trans.

Che cosa era quello?

I miei occhi si perdono in quelli marrone scuro di Minho. "Minho... cosa è successo?" Chiedo in panico. Non mi era mai successa una cosa del genere, è come un ricordo, come i miei sogni, ma questa volta ero sveglia.

"Va tutto bene, non ti preoccupare" cerca di rassicurarmi il velocista il più possibile.

Lo abbraccio di colpo cercando di tenere a bada il respiro.

Una volta riacquistato il respiro, riesco finalmente a parlare:
"Minho... non dire niente di tutto ciò a Alby. Capito?"
"Roxy, a proposito di questo... Alby ha deciso di fare un adunanza, domani, pare che a molti radurai non sia piaciuto il fatto che ti sia ricordata il nome della nuova fagiolina" dice cercando di trattenere la rabbia.

"Stanno succedendo cose troppo strane." Affermo pensierosa.
"Non ci voglio pensare, per ora. Insegnami ad usare qualche arma, Minho"
"Va bene, seguimi" dice prendendomi per mano e dirigendosi verso le scale che portano a un altro piano dell'edificio dei velocisti.

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"Manca tanto?" Chiedo annoiata a Minho per la quinta volta mentre giriamo per diversi corridoi dell'edificio dei velocisti. Questo posto è quasi paragonabile al labirinto.

"No. Siamo arrivati." Mi risponde seccato dal mio comportamento da bambina Minho.
La testa, dopo l'episodio di prima, mi gira vorticosamente la testa e faccio fatica a concentrarmi anche sulla minima cosa.

Minho si blocca di colpo e io -ovviamente distratta- finisco con la faccia sulla sua schiena, quasi spaccandomi il naso.

"Ouch" dico toccandomi il naso.
"Scusa, siamo arrivati" si giustifica il ragazzo con un sorrisetto di scuse.

Mi guardo intorno e noto di essere in una stanza piena di armi. Wow, chiunque ci abbia messo qui dentro ci tiene al fatto che ci uccidiamo a vicenda.

C'è veramente di tutto: 3 archi, machete, pistole veramente strane e altre mille cose che vorrei imparare a usare.

"Che cosa mi insegni oggi?" Chiedo tutta gasata e felice.
"Ti insegno a usare i coltelli" Risponde lui.

Ed ecco che il mio entusiasmo svanisce.

Con tutte le armi che ci sono mi vuole insegnare quelle meno utili?

Stay- The Maze RunnerWhere stories live. Discover now