Capitolo 22

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Mi svegliai di soprassalto, urlando come una pazza. Ero terrorizzata e tremavo ancora.

L'incubo era stato fin troppo realistico.

Mi misi seduta con gli occhi sgranati e i capelli per aria.

Un braccio cinse la mia vita, facendomi sia urlare che sobbalzare di nuovo. Invece di ritrarsi, mi strinse contro un sodo e virile petto muscoloso di uomo.

«Shh...» Mi tranquillizzò una voce profonda, mettendomi una mano fra i capelli.

«Raphael?» chiesi, ricordando il bacio che mi aveva dato quando io ero quasi inconsapevole di quello che avveniva all'esterno.

Alzai il viso, dal momento che lo sconosciuto era molto più alto di me.
Aprì un occhio dorato. Assomigliava a quello di un drago. Ero sbalordita.

«Azael...» mormorai.

«Felice che tu mi abbia riconosciuto, gattina» disse con un sorriso compiaciuto in volto, continuando a tenermi fra le braccia.
Profumava di aria infuocata e di pino.

La vicinanza era talmente intima che per un attimo mi destabilizzò.

«Come ti senti?» domandò, facendo finta che nulla fosse accaduto. Come se non fosse anche colpa sua, se ero finita in ospedale.

Non sapevo se dovessi sentirmi arrabbiata o meno. Era come se fossi di ghiaccio e avessi costruito delle mura invisibili intorno a me. Qualunque emozione provassi o avrei dovuto provare non c'era. Ero completamente apatica con lui in questo momento.

Azael era il classico ragazzo che, siccome era nato bello, poteva permettersi di fare qualsiasi cosa.

La verità era che non avevo nessuna voglia di essere una pretenziosa ragazza, che si era illusa di poter essere qualcosa di più per un ragazzo conosciuto da a malapena tre giorni. Assolutamente no.

Ma questo non voleva dire che gliela avrei fatta passare liscia. Dopotutto avrei potuto anche morire.

Mi scostai da lui. «Perché sei qui? Come hai fatto ad entrare? Cosa ti fa credere che io voglia stare abbracciata a te?»

«Quante domande, gattina. Perché non riposi, invece?» Era tranquillo.

In quel momento l'apatia, che credevo fosse dovuta all'effetto dei farmaci, stava incominciando a sparire.

Inoltre, mi sentivo in colpa a lasciare che mi abbracciasse, quando avevo scoperto o credevo di conoscere i sentimenti di Raphael.

Magari mi aveva baciato perché si era spaventato, il che spiegava quella frase disperata in cui richiedeva di perdonarlo sempre.

In ogni caso non poteva pretendere nulla da me, dal momento che non gli avevo detto nulla. Non sapevo neppure io cosa provassi per lui.

«Perché invece non rispondi alle mie domande, prima che ti spedisca fuori dalla stanza a colpi di flebo?»

Aveva avuto una gran faccia tosta a venire qua, quando era stato proprio lui a fare in modo che ci finissi io.
Azael sospirò.

«Perché, se non fossi qui, starei picchiando Papahael, per poi fare lo stesso con me, dal momento che ti ho lasciato sola per cinque minuti.»

Potevo essere fragile, impacciata e alcune volte timida, ma non avevo bisogno di essere considerata e trattata come una bimba indifesa.

Sembrava molto egoista e ingrato, ma io ero fatta così.

«Ma nessuno ti ha chiesto di venire qui e tanto meno di confortarmi» dissi infastidita.

«Be' non ho bisogno del permesso di nessuno per sapere se tu stia bene o meno. Eri dietro di me e dopo cinque secondi non c'eri più.» Il moro sbuffò, facendo emergere la rabbia che provava.

SWANWhere stories live. Discover now