Parte 3

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Parte 21 : Primo giorno


La pioggia cadeva incessantemente e delle forti raffiche di vento sembravano poter spazzare via ogni cosa. Molte città avevano subito ingenti danni a causa del pericoloso uragano che si era abbattuto sul nostro Stato, sradicando tetti ed inondando molte aree, ora senza corrente elettrica. L'uragano aveva ormai perduto gran parte della sua potenza distruttiva, ma non poteva ancora essere sottovalutato e mia madre aveva detto a Mary di fare ampia scorta di cibo ed acqua e mi aveva proibito di uscire di casa per qualsiasi motivo. Quelle erano state le prime parole che mi aveva rivolto da quando non avevo fatto il provino, ma sarebbe stato sciocco da parte mia pensare che mia madre mi avesse finalmente perdonato, infatti il nostro rapporto continuò ad essere più freddo che mai.

Quando anche da noi andò via la corrente, io capii che l'uragano era finalmente arrivato. Non avevo paura, ero solo terribilmente annoiata. Senza TV, internet ed i cellulari resi inutili a causa dei danni ai ripetitori, io cercai di ammazzare il tempo leggendo dei libri che però io lasciavo dopo appena un capitolo. Una volta i libri erano una delle mie passioni, mi piaceva immergermi in un nuovo mondo e vivere delle fantastiche avventure insieme ai personaggi nati dalla penna di quei grandi scrittori che avevano reso il loro nome immortale nel corso degli anni. Ma ormai non riuscivo più leggere, come se la mia mente fosse troppo distratta per entrare in un altro mondo. Forse l'avventura che stavo sperimentando da un mese, con mia zia prima e mia cugina dopo, era troppo intensa per permettermi di pensare a qualunque altra cosa.

Non avevo potuto vedere mia zia da quasi una settimana ed io sentivo già i sintomi della astinenza. La mia Padrona appariva in tutti i miei sogni, splendente come un angelo, sorridendomi sempre con dolcezza. Anche durante il giorno dovevo lottare per non sognare ad occhi aperti, troppo desiderosa di vedere di nuova la mia Dea e prostrarmi ai suoi piedi meravigliosi. Il lato positivo di quella faccenda era che almeno potevo stare lontana da Kaley e dal suo sconfinato desiderio di umiliarmi. Ma sapevo bene che non avrei potuto sopportare di rimanere lontana da mia zia troppo a lungo ed non mi importava se stare con lei volesse anche dire sottomettersi al dominio di mia cugina.

La scuola sarebbe iniziata tre giorni dopo e quasi sperai che l'uragano facesse anche nella mia città qualche danno per posticipare il primo giorno di lezioni. Anche se non ero molto brava a scuola, avevo sempre accolto con gioia l'inizio di un nuovo anno scolastico, infatti dopo le vacanze estive era molto piacevole ritornare alla vita di tutti i giorni, rivedere i miei compagni di classe, andare agli allenamenti con il sogno di vincere una partita dopo l'altra. Quell'anno tuttavia era completamente diverso ed io temevo più l'inizio della scuola che quel pericoloso uragano. Sapevo che Kaley avrebbe reso la mia vita un vero inferno ed io non facevo altro che chiedermi cosa lei avrebbe fatto per distruggermi. Mia cugina mi aveva sempre reso la vita difficile, ma ora che ero la sua schiava avrebbe avuto molte più opportunità per schiacciarmi definitivamente sotto i suoi bei piedi ed io non avrei potuto fare altro che confidare nell'aiuto di mia zia, sperando che lei potesse fermare sua figlia ed impedire che chiunque scoprisse il mio nuovo status.

Osservai le nubi scure in cielo e, sempre più annoiata, io cominciai ad immaginarmi una specie di gara tra le gocce d'acqua che scivolavano lungo il vetro della mia finestra. Per l'ennesima volta in quei giorni mi ritrovai a pensare che a causa del cattivo tempo non ero stata in grado di allenarmi e non osavo pensare cosa mi avrebbe detto Coach Nilsson quando avrebbe visto quanto fossi diventato grassa. Dopo molte esitazioni avevo finalmente avuto il coraggio di pesarmi ed ero scoppiata in lacrime quando le lancette mostrarono che avevo preso quasi 8 chili. Avevo esagerato con il cibo, ne ero consapevole. Dopo l'audizione ed il litigio con mia madre avevo mangiato solo cibo spazzatura. A Parigi, anche se avevo camminato molto, avevo mangiato cibi deliziosi ma pieni di calorie ed una volta tornata a casa avevo dovuto sopportare di essere ingozzata da mia cugina.

Non riuscivo ancora a capire perché a Kaley piacesse così tanto ingozzarmi quasi fino a farmi scoppiare, per un momento pensai che forse poteva essere una sua strana passione, forse anche più folle di quella che io avevo per i piedi.

"Si eccita quando vede la gente ingozzarsi ? Era forse bagnata quando le leccavo via la Nutella dalle dita dei piedi ? " io mi chiesi, immaginandomi mia cugina che si masturbava furiosamente.

Cercai di rimuovere dalla mia mente l'immagine di Kaley che si toccava gemendo di piacere, il suo viso angelico sconvolto da un travolgente orgasmo. Quella immagine partorita dalla mia mente fu sufficiente a farmi bagnare e quasi senza rendermene conto la mia mano scivolò tra le mie gambe. Quando raggiunsi l'orgasmo, mi distesi sul letto senza energie e poco dopo, quando mi ripresi leggermente, io ricominciai a guardare le gocce d'acqua sulla mia finestra.






Il grande giorno era finalmente arrivato ed io ero in ritardo. Mi vestii in fretta e correndo uscii di casa senza avere il tempo di fare colazione, sperando di fare in tempo per prendere lo scuolabus. Non osai nemmeno immaginare come avrebbe reagito mia madre se fosse stata costretta ad accompagnarmi a scuola già al primo giorno. In passato probabilmente avrei pensato che mia madre, stanca dei miei ritardi, si sarebbe forse finalmente convinta di comprarmi un'auto, ma sapevo che ormai questo non era più possibile. Fortunatamente arrivai in tempo, lo scuolabus si era appena fermato e William Johnson stava salendo a bordo. Anche se fummo costretti a sederci di fianco, lui mi ignorò per l'intero tragitto e quando giungemmo ​​a scuola lui si affrettò a scendere senza degnarmi di uno sguardo.

Se il comportamento di William era giustificato per quello che gli avevo fatto in passato, non potevo invece comprendere quello degli altri ragazzi della scuola. Era come se stessi indossando il mantello dell'invisibilità di Harry Potter, nessuno sembrava accorgersi della mia presenza ed a differenza degli ultimi anni, io arrivai fino al mio armadietto senza che un solo ragazzo mi si avvicinasse per fare qualche battuta o una ragazza mi facesse i complimenti per la mia performance teatrale, persino se l'ultimo spettacolo era stato parecchi mesi prima. Il mio cervello era al lavoro per cercare di capire quella strana situazione ma solo quando sentii un grido dietro di me, io finalmente compresi.

- Jen ma che diavolo hai combinato ? Quasi non ti riconoscevo, sei diventata così grassa ! -

Le parole di Chelsea mi ferirono profondamente, ma sapevo che lei aveva ragione. Mi voltai con un po' di imbarazzo per affrontare una delle migliori giocatrici della mia squadra. Chelsea era un centrocampista incredibile ed era stata fondamentale in tutte le nostre vittorie. Riusciva a legare la difesa e l'attacco alla perfezione e sul campo aveva una grandissima sintonia con mia cugina, servendole tantissimi assist che Kaley poi trasformava spesso in gol. Bionda, con gli occhi azzurri ed un corpo atletico, Chelsea era una di quelle ragazze che facevano cadere gli uomini ai loro piedi con un solo sguardo e lei era sempre circondata da un gran numero di ammiratori.

- Beh questa estate... - io cominciai a dire prima di essere interrotta dal suono della campanella che annunciava l'inizio delle lezioni.

- Oh, devo andare. Bobby mi sta aspettando e se perdo troppo tempo con il mio uomo, rischio di far arrabbiare il professor Cooper già il primo giorno di scuola -

Mentre osservavo Chelsea scappare via per raggiungere il suo nuovo ragazzo, io sbattei leggermente la testa sul mio armadietto, sempre più depressa.

- Non te la prendere per le sue parole - mi voltai di scatto e vidi Rose che mi sorrideva, poi lei aggiunse - Vedrai che tornerai in forma in poco tempo. Domani inizieranno gli allenamenti e sono fiduciosa che il nostro capitano ci darà il suo supporto come sempre e ci condurrà alla vittoria del campionato -

Le sue parole mi furono di conforto e sul mio volto apparve un sorriso, poi insieme alla mia migliore amica entrai in classe, giusto qualche secondo prima del professor Schultz. Mentre il professore faceva il suo classico discorso di introduzione al corso, definendo gli obiettivi che dovevamo raggiungere e invitandoci a studiare duramente perché quello sarebbe stato un anno cruciale per le nostre vite, io riflettei sulle parole di Rose e persi completamente l'attenzione verso la lezione, sognando ancora una volta di sollevare la coppa ed essere portata in trionfo dalle mie compagne di squadra.

Nella lezione successiva io incontrai Kaley. Non sapevo bene come comportarmi quando la vidi, così la salutai solo con un cenno del capo, cercando sembrare più rispettosa possibile. Mia cugino non disse nulla e si andò a sedere in fondo alla classe, proprio dietro di me. In fin dei conti ero contenta che non mi avesse risposto perché avevo paura che lei avesse potuto darmi qualche soprannome umiliante. Quando cominciò la lezione potevo sentire i suoi occhi su di me e diverse volte girai leggermente la testa, cercando di sbirciare in direzione di mia cugina, curiosa di sapere cosa stesse facendo. Come avevo pensato, lei mi stava guardando intensamente e quando mi voltai, per un attimo i nostri occhi si incrociarono e lei mi fece un sorriso malvagio. Incredibilmente imbarazzata, io tornai a guardare davanti in direzione della professoressa Crouch che stava scrivendo qualcosa alla lavagna, ma non riuscivo a calmarmi a causa di quella serpe dietro di me. L'insegnante sembrò notare la mia irrequietezza perché ad un certo punto mi disse :

- Miss Martin c'è qualcosa che non va? La vedo distratta -

- No professoressa... va tutto bene - io risposi, quasi balbettando.

L'anziana donna sembrò convinta dalle mie parole e tornò alla lavagna mentre io cercavo di calmarmi e concentrarmi sulla lezione. Dopo venti minuti la maggior parte della classe stava per addormentarsi, ma ciò non era possibile per me. Continuai ad essere irrequieta e quando Kaley mi passò da dietro un bigliettino di carta, io quasi balzai dalla sedia. Attenta a non farmi vedere, io lessi il biglietto con trepidazione:

"Vai al bagno (quello del secondo piano) chiudi a chiave la porta ed aspettami "

Non sapevo se dovevo andare immediatamente o meno, quindi mi voltai un istante verso mia cugina e cercai di farle comprendere il mio dubbio. Le sue labbra si mossero e dopo aver letto in esse il suo deciso "Adesso", io alzai subito la mano e chiesi all'insegnante il permesso di andare in bagno. Mentre mi avvicinavo al bagno delle ragazze del secondo piano che era il meno affollato della scuola (perché in quel piano c'erano diverse aule in fase di ristrutturazione) io continuavo a chiedermi quale malvagio piano avesse in mente mia cugina. Proprio come mi era stato comandato di fare, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno all'interno, io chiusi a chiave la porta ed aspettai. Il mio cuore si fermò per un istante quando qualcuno bussò alla porta e cercai di non fare nessun rumore, sperando che la ragazza fuori pensasse che il bagno fosse fuori servizio. Poi sentii la voce di Kaley.

- Apri la porta Jen -

Mi affrettai ad aprire la porta per lasciare entrare mia cugina ed immediatamente la richiusi, sentendomi come un topo in trappola. Kaley mi guardò attentamente con i suoi bei occhi verdi, poi schioccò le dita ed indicò il pavimento. Mi inginocchiai lentamente e la guardai aspettando nuove istruzioni.

- È ​​questo il modo di salutare la tua Padrona ? Baciami i miei piedi, schiava - lei ordinò imperiosamente.

Io strisciai verso di lei e cominciai a ricoprire i suoi sandali di baci, senza intenzione di fermarmi fino a che non avessi ricevuto un nuovo ordine. Kaley mi permise di baciarle i piedi per cinque minuti ed io premevo le labbra sul collo dei suoi piedi così freneticamente che quasi mi dimenticai di respirare. Quando iniziai a baciarle anche le dita, mia cugina mi diede finalmente l'ordine di smettere. Poi lei mi afferrò i capelli e mi costrinse a guardarla in faccia. Mentre lottavo contro il dolore, lei mi guardò con soddisfazione e dopo un attimo disse:

- Mia madre mi ha raccontato nei minimi dettagli del vostro viaggio a Parigi, mi ha parlato della tua preghiera. Pensi davvero che lei sia una Dea? -

- Sì Miss - le risposi quasi subito, gemendo di dolore mentre lei continuava a tirarmi i capelli.

- Sei così patetica. Ora dimmi...consideri anche me una Dea? -

Sorpresa di quella domanda, io guardai mia cugina per qualche istante senza rispondere. A Kaley non piacque la mia esitazione e mi tirò i capelli con più vigore, poi alla fine quasi gridai :

- Sì Miss, voi siete una Dea per me. Grazie Miss per avermi concesso l'onore di stare in vostra presenza -

Kaley sembrò soddisfatta della mia umile risposta, finalmente lasciò andare i miei capelli ed io caddi sul pavimento, con la faccia vicino ai suoi piedi. Mi misi a quattro zampe con difficoltà e, baciando di nuovo i piedi di mia cugina, io dissi :

- Grazie oh mia Dea -

Mentre continuavo a baciarle i piedi, Kaley disse :

- Sei solo un verme che striscia ai piedi della tua Dea, non è vero? -

- Sì, oh mia Dea - risposi tra un bacio e l'altro.

- Sono così perfetta che adoreresti anche dove cammino, giusto ? -

- Sì, oh mia Dea - io risposi ancora una volta.

Poi Kaley si allontanò improvvisamente da me e la vidi fermarsi solo quando fu dall'altra parte del bagno.

- Bene, hai visto dove ho messo i piedi. Dai schiava, adora il terreno su cui ha camminato la tua Dea -

Non potevo credere a quello che mi stava ordinando di fare. Voleva davvero che io leccassi il pavimento di un bagno ? La guardai negli occhi in cerca di pietà, ma ancora una volta non trovai altro che disprezzo. Tirai fuori la lingua e, vergognandomi per la cosa disgustosa che stavo per fare, io avvicinai la mia faccia al pavimento e cominciai a leccare. Il gusto dei prodotti chimici usati per pulire il bagno mi fece subito venire dei conati di vomito, ma sapevo che non potevo fermarmi e così leccai una piastrella dopo l'altra, sentendo la risatina di mia cugina in sottofondo. Quando arrivai a pochi centimetri dai suoi piedi la mia lingua era esausta ma sapevo che dovevo continuare e così, avvicinai le mia bocca ai piedi di mia cugina che si scansò inorridita :

- Tieni quella lurida bocca lontana da me. Non voglio che tua lingua diffonda dei germi sui miei preziosi piedi -

Mentre le sue parole mi umiliavano sempre più, io sentii il suono della campanella e pensai che avevo avuto ragione... il mio ultimo anno sarebbe stato davvero un inferno.

An endless competition (Italian version)Where stories live. Discover now