Diagon Alley

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La settimana passò velocemente, mi svegliai e scesi raggiante in salotto per fare colazione.
Finita la colazione mi andrai a cambiare, oggi andrò a Diagon Alley assieme a mia madre per prendere l'occorrente.
Ci dirigemmo davanti al camino, presi dal vassoio un pizzico di polvere scintillante, mi avvicinai al fuoco e la gettai tra le fiamme.
Con un forte rumore, dal camino di sollevò una fiammata altissima verde smeraldo. Ci saltai dentro e gridai -Diagon Alley!-
In un batter d'occhio mi ritrovai in una lunga strada circondata da piccoli negozi.
Il sole splendeva e le strade erano affollate di streghe e maghi impegnati a comperare materiale scolastico, e non solo. C'era del magico ovunque, in quel luogo!
-Io vado a fare la fila per i libri, tu vai da Madama McClan a comprare l'uniforme, ecco i soldi- mi porse un piccolo sacchetto nero nella mano e poi si diresse verso il Ghirigoro.
Girai intorno per un po' e finalmente trovai un negozietto "Madama McClan: Abiti per tutte le occasioni".
Entrai timida e una donna mi accolse subito. Madama McClan era una strega robustina, sorridente e tutta vestita di color malva.
-Hogwarts, cara?- chiese subito dopo.
-Ho qui tutto l'occorrente... Di là c'è un altro giovanotto che sta provando l'uniforme-.
Nel retro del negozio, un ragazzino dal viso pallido e appuntito stava dritto su uno sgabello, mentre un'altra strega gli appuntava con gli spilli l'orlo di una lunga tunica nera. Madama McClan mi fece salire su un altro sgabello vicino al primo, mi infilò una lunga veste dalla testa e cominciò ad appuntarla per farla della giusta lunghezza.
-Ciao- disse il ragazzo. -Anche tu a Hogwarts?-
-Sì- risposi
-Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po' più avanti- disse il ragazzo. Aveva una voce annoiata e strascicata.
-Dopo li trascinerò via per andare a vedere le scope da corsa. Non capisco proprio perché noi del primo anno non possiamo averne di personali. Penso che costringerò mio padre a comperarmene una e la porterò dentro di nascosto, in un modo o nell'altro-
Nel mentre che parlava mi incantai dei suoi occhi. Erano di un bellissimo color argenteo.
-Hey?! Prontoo?! Sei partita per una missione spaziale o sei ancora tra noi?- il ragazzo face cenno con la sua mano pallida davanti ai miei occhi.
-Oh si..ti sto ascoltando...dicevi?- dissi svegliandomi dalla situazione di trance.
-Sai giocare a Quidditch?-
-Si!È il mio sport preferito in assoluto! tu?- risposi orgogliosa, la mia famiglia è molto ricca perciò mamma non ci pensò due volte a farmi fare lezioni private di Quidditch
-Fico! Ovviamente, Papà dice che sarebbe un delitto se non mi scegliessero per far parte della squadra della mia Casa, e devo dire che sono proprio d'accordo. Tu sai già in quale Casa andrai a stare?-
-Si tu?-
-Io so che starò a Serpeverde: tutta la nostra famiglia è stata li. Pensa, ritrovarsi a Tassorosso! Io credo che me ne andrei, e tu?-
-Credo che farei la stessa cosa, dicono che sia la Casa più sfigata di Hogwarts e sinceramente non ci tengo ad essere una di loro, ma sono sicurissima che mi smisteranno i Serpeverde, anche tutta la mia famiglia è stata li e di certo io non sarò l'eccezione- risposi sicura.
-Ehi! Guarda quello!- disse d'un tratto il ragazzo indicando con un cenno del capo la vetrina principale.
-Mi sembra che si chiami Hagrid, credo che lavori ad Hogwarts- Un omome alto circa due volte un uomo normale e almeno cinque volte più grasso, camminava accando ad un ragazzo dai capelli corvini, sembrava semplicemente troppo per essere vero, e aveva un aspetto terribilmente selvaggio.
-L'ho sentito nominare. È una specie di inserviente, vero?-
-Dicondo che sia il guardacaccia..- lo corressi. Ogni attimo che passava, quel ragazzino sembrava sempre più stupido.
-Si, proprio così, ho sentito dire che è una specie di selvaggio... vive in una capanna all'esterno della scuola-
-Davvero?- chiesi in tono gelido.
-Ogni tanto si ubriaca, cerca di
fare delle magie e finisce con l'appiccare il fuoco al suo letto- disse il ragazzo con un lieve sogghigno.
-E tu come lo sai?- avevo la sensazione di non potermi fidare di lui.
-Le voci girano- tagliò corto.
-A proposito, tu come ti chiami di cognome?-
Esitai prima di rispondere.
-Oh, lo scoprirai presto- dissi.
Ma prima che lui avesse il tempo di rispondere, Madama McClan fece ritorno nella stanza -Ecco fatto, mia cara-. Tutt'altro che spiacente d'avere una scusa per interrompere la conversazione con il ragazzo, saltai giù dallo sgabello, ringraziai Madama McClan -Bene, penso che ci rivedremo a Hogwarts- e mi congedai.
Dopo una lunga camminata mi diressi da Olivander per comprare la bacchetta, non vedevo l'ora di possederne una.
Quest'ultimo negozio era piccolo e sporco. Un'insegna a lettere
d'oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di
bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.
Nella vetrina polverosa, su un cuscino color porpora, era esposta una sola bacchetta.
Un lieve scampanellio, dovuto all'apertura della porta, accolse il mio ingresso. Era un luogo molto vuoto, tranne che per una piccola sedia su cui sedetti, nell'attesa. Mi misi a guardare le migliaia di scatoline strette strette, tutte imfilate in bell'ordine fino al soffitto.
-Buon pomeriggio- disse una bassa voce.
Feci un balzo alzandomi dalla sedia.
Di fronte a me c'era un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti.
-Salve- dissi imbarazzata.
-Ah, sì- disse l'uomo. -Sì, sì, sì, ero sicuro che sarebbe venuta oggi, Eileen Clark, è identica a sua madre. Sembra ieri che è venuta qui a comperare la sua prima bacchetta magica. Lunga tredici pollici, flessibile, agrifoglio e peli di unicorno. Una bella bacchetta, direi.-
Il signor Olivander mi si avvicinò. Quegli occhi d'argento facevano venire la pelle d'oca.
-Suo padre, invece, preferì una bacchetta di salice. Dieci pollici, flessibile. Un po' più potente e ottima per le Arti Oscure. Be', ho detto che suo padre l'aveva preferita... ma
in realtà, è la bacchetta a scegliere il mago, naturalmente-
-Allora, signorina Clark, vediamo un po'- e tirò fuori dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento.
-Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?-
-Uso la mano destra- risposi.
-Alzi il braccio. Così- mi misurò il braccio dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: -Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il
nucleo fatto di una potente sostanza magica, signorina Clark. Usiamo peli
di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago-
All'improvviso, non mi accorsi che il metro a nastro, che mi stava misurando la distanza fra le narici, stava facendo tutto da solo. Il signor Olivander, infatti, volteggiava tra gli scaffali, tirando giù scatole.
-Può bastare così- disse, e il metro si afflosciò sul pavimento. -Allora, signorina Clark, provi questa. Legno di faggio e penne della coda della fenice. 11 pollici e mezzo. Poco flessibile. La prenda e la
agiti in aria-.
Presi la bacchetta e la agitai debolmente, ma il signor Olivander me la strappò quasi subito di mano.
-Acero e piume di fenice. 9 pollici. Abbastanza flessibile. La
provi-
La provai, ma ancora una volta, non avevo fatto in tempo ad alzarla che il signor Olivander mi strappò di mano anche quella.
-No, no... ecco, agrifoglio e peli di unicorno, 12 pollici e mezzo,
elastica. Avanti, avanti, la provi-
La presi in mano e avvertii subito un calore improvviso alle dita. La agitai un po' e una scia di scintille rosse e d'oro fuoriuscì dalla punta della bacchetta, il signor Olivander
esclamò: -Brava! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene...-
Rimise la mia bacchetta in una scatola e la avvolse in una carta da pacchi.
Pagai otto galeoni d'oro e uscii felice salutando.
Era ormai pomeriggio e il sole era basso sull'orizzonte quando io e mia madre tornammo a casa.

❝E Allora Baciami❞|Draco Malfoy|Where stories live. Discover now