Sole.

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"Come film horror non è stato granché." Dico ad Ale, tirando un morso ad uno spigolo della mia pizza.
"Ma se eri terrorizzata."
"Oppure avevo solo voglia di abbracciarti, chi lo sa." Lo provoco, ma lui risponde solo con un vago sorriso
C'è qualcosa che non va. Da quando siamo usciti da quella sala Ale ha gli occhi spenti e parla poco. Vorrei farlo sorridere, ma non so in che modo affrontare l'argomento, così cerco di cambiare discorso.
"Che hai fatto oggi, prima che una bella ragazza ti chiedesse di uscire?"
Sulle sue labbra rimane un accenno di sorriso, ma niente che possa essere paragonato al suo sorriso alla Ale.
Adesso mi metto anche a dare un nome ai suoi sorrisi? .
Sole, sei ridicola.
"Niente di interessante, fino a quando mia sorella non mi ha telefonato dicendomi di andarla a prendere dall'aeroporto." "Non sapevi che dovesse tornare?"
Lui alza le spalle. "Non lo sappiamo quasi mai. A Giorgia le sorprese piacciono molto."
Sorrido. "Dev'essere simpatica."
"Immagino di sì, se non sei suo fratello minore."
Rido e poi frugo nella mia mente alla ricerca di qualcos'altro da dire, perché Ale non sembra intenzionato a parlare.
"Non saresti dovuto restare con lei stasera?"
Lui alza gli occhi e io rimango intrappolata nel suo sguardo, al punto che, quando parla, sono costretta a chiedergli di ripetere, facendolo finalmente ridere.
"Se fossi stata attenta alle mie parole invece che alla mia faccia avresti capito benissimo." Mi prende in giro.
"Se tu avessi degli occhi meno.. intensi, avrei capito benissimo."
"Quindi è colpa mia, se non riesci a non rimanere incantata a guardarmi."
Alzo gli occhi al cielo. "Ora non esageriamo. Allora, dicevi?" "Dicevo che in teoria sarei dovuto restare con Giorgia, ma in pratica.. avevo voglia di vederti." Ammette e il mio cuore fa una capriola. E' diventato piuttosto bravo nella ginnastica, ultimamente.
"Okay." Gli dico, e arrossisco per il tono dolce che ha assunto la mia voce senza che io lo volessi.
Lui mi fa un sorriso e poi abbassa lo sguardo sulla sua pizza. Quando finiamo, lotto con Ale per pagare la mia parte del conto, ma ne esco miseramente sconfitta.
Il viaggio fino a casa trascorre in silenzio e quando Ale ferma l'auto mi faccio assalire dalla paura.
E se gli avessi fatto qualcosa? Se avesse deciso di non vedermi più?
Ale non sa quello che ha cominciato a significare per me, e forse infondo non lo so nemmeno io.
L'unica cosa che so è che due mesi fa sono uscita dall'ospedale pensando di non riuscire mai più a rialzarmi e, invece, quando sono con lui sento qualcosa che si avvicina pericolosamente alla felicità.
Ale mi prende il mento tra le dita. "A che stai pensando?" Mi chiede, fissando gli occhi nei miei.
"Pensavo a qualcosa che ho fatto e che potrebbe giustificare il tuo cambio di umore da quando siamo usciti dal cinema."
"Non hai fatto niente, tesoro." Mi dice subito e il modo dolce in cui pronuncia il nomignolo mi impedisce di arricciare il naso come al solito. Ale esita un attimo. "Ho incontrato in bagno una persona che non volevo incontrare, un vecchio amico infondo non tanto amico, e la cosa mi ha innervosito."
"Perciò non corro il rischio di non vederti più?" Mi sento dire prima che possa controllarmi e Ale sembra rimanere sorpreso quanto me.
Mi fissa per un attimo. "Allora non stai poi così male in mia compagnia." E sorride.
"Ora non montarti la testa..."
Ale ride e mi si avvicina di più. "Non me ne andrò fino a quando non vorrai più vedermi."
Sorrido. "Questa sembra una minaccia."
Lui ride di nuovo e io sto lottando per non sciogliermi come neve al sole di fronte a quel sorriso, quando lui si avvicina per baciarmi, mandando a monte tutti i miei sforzi.
                                      ****
Hai saltato l'ultima seduta. Va tutto bene?"
Vorrei darle una rispostaccia solo per vedere se quel sorriso inflessibile può incrinarsi, qualche volta, ma alla fine mi limito a darle una risposta educata: "Sì,mi dispiace di non essere venuta."
"No, va bene. Il tuo non è un percorso facile e posso capire che ci siano giorni in cui non ti va di parlarne. Sai già che per qualunque cosa io sono a tua disposizione."
Il tono di voce della dottoressa è così dolce che comincio a chiedermi se sia solo una questione di lavoro o se si stia davvero affezionando a me e non sia dispiaciuta sul serio per quello che mi è successo.
Annuisco.
"Allora, hai qualcosa da dirmi, questa settimana?"
Prendo fiato. "Una cosa ci sarebbe."
"Dimmi pure, cara."
"Ho visto qualcosa.. delle scene. E' capitato un paio di volte e,a meno che io non stia diventando pazza, immagino fossero ricordi."
L'espressione tranquilla della psicologa non si scompone, ma leggo dallo sguardo che è sorpresa.
"Sai dirmi cosa riguardavano queste scene? E ricordi cosa stavi facendo quando si sono verificati questi episodi?"
"La prima volta ero al centro commerciale con mia madre e parlavamo di un mio ex-ragazzo.. ho rivissuto uno scambio di battute con lui, anche se non sono riuscita neanche a vedergli il viso; la seconda volta, invece, ero a casa di un ragazzo che sto frequentando e mentre guardavo una sua foto con la sorella maggiore ho rivissuto il momento in cui ho conosciuto questa ragazza."
"Non sapevo ci fosse un ragazzo nella tua vita. E' qualcuno che conoscevi già prima di quello che è accaduto?"
"No, l'ho incontrato per caso in università qualche tempo fa." "Perciò probabilmente hai conosciuto sua sorella in passato in un contesto indipendente da lui."
Alzo le spalle. "Immagino di sì."
"Hai provato a chiedere a lui se la conoscessi?"
Deglutisco. "Lui non sa dell'incidente."
Lei mi osserva, probabilmente cercando di capire cosa mi passi per la testa.
"E questo come ti fa sentire?"
"Da un lato mi fa sentire bene. Lui non mi guarda con quell'aria triste con cui ormai mi guardano quasi tutti. Dall'altra parte, non riesco a non sentirmi in colpa e non credo che un rapporto possa essere stabile se si omettono verità di questo tipo." "Pensi che se glielo dicessi lui potrebbe guardarti con l'aria triste di cui hai parlato?"
Penso ad Ale e al modo in cui mi fa sentire quando mi guarda, come se fossi speciale. "In realtà non lo credo, ma ho paura." Lei annuisce. "La paura è normale, prenditi tempo e non accelerare i processi. Fai solo quello che senti di fare. Quando saprà, ti capirà."
Sospiro e annuisco.
"E invece hai provato a parlare con il tuo ex fidanzato?"
"Ho chiesto informazioni su di lui ad una mia amica, ma non le ho detto la causa. Non so cosa rappresenti quello che ho visto, e non voglio dare vane speranze. In ogni caso, pare che io e questo ragazzo ci siamo lasciati in malo modo e non credo sia il caso di andarci a parlare."
Annuisce di nuovo, pensierosa. "Immagino che tu abbia ragione, ma al tempo stesso se il tuo primo ricordo riguardava lui, forse eri ancora legata a lui in qualche modo, prima dell'incidente."
Scuoto la testa. "Non lo so, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare neanche come si chiami."
"Okay, va bene. Diciamo che questo è un inizio, non corriamo troppo. Se non vuoi ancora parlare di questi episodi non farlo." "Okay."
"C'è stato altro? Qualcosa che ti sia sembrato anche vagamente familiare?"
Sento le guance pungermi per l'imbarazzo.
"Puoi parlare di qualunque cosa, Sole. Tutto quello che dici non uscirà da queste pareti."
Annuisco. "Quando ho baciato questo ragazzo, è stato come.. Se l'avessi già fatto."
"Ma mi hai detto che non lo conoscevi prima, dico bene?" "Già."
"Quindi potrebbe essere un residuo di un qualche precedente bacio con un'altra persona."
Alzo le spalle. "O Il segno di un'indole romantica."
Il sorriso si allarga. "Anche questo è possibile. Va bene, facciamo in questo modo: qualunque cosa dovessi vedere o provare e che ti sembri essere un indizio non esitare a chiamarmi in qualunque momento, va bene?"
"Certo."
"Bene. Ora vogliamo parlare del tuo umore? Come ti senti in questi giorni? Sta migliorando?"
Prendo fiato e mi preparo a rispondere, perché parlare di quello che sento è la parte più difficile e quella, di solito, in cui non riesco ad evitare qualche bugia.
                                  ****

Ricordami di amartiWhere stories live. Discover now